Maxi pool alle porte per evitare le multe UE sulle emissioni: vediamo chi lo comporrà

Dario Marchetti Autore
Lo strumento è espressamente previsto dalle norme comunitarie, offrendo una scappatoia alle case in difetto
Emissioni di CO2


Evitare le multe collegate allo sforamento delle emissioni di anidride carbonica previste per l’anno appena iniziato: questa è la parola d’ordine per le case automobilistiche intenzionate a vendere i propri modelli sul mercato europeo. E, alla luce delle difficoltà prospettate dalle norme sempre più stringenti emanate al proposito dall’Unione Europea, lo strumento ideale per riuscire perlomeno ad attenuare il salasso che si prospetta è quello del pooling. Andiamo quindi a vedere di che si tratta e come sarà sfruttato dall’industria automobilistica durante l’anno che è appena iniziato.

Pooling: di cosa si tratta e a cosa serve

Per pooling si intende il particolare meccanismo che permette alle aziende automobilistiche di unire le proprie flotte in modo da evitare o perlomeno ridurre le salate sanzioni previste in sede UE a danno di chi sforerà i limiti sulle emissioni che sono appena entrati in vigore. Multe che, stando agli allarmi lanciati nel corso degli ultimi mesi, si preannunciano alla stregua di un vero e proprio salasso.

Logo Tesla

Semplificando al massimo il discorso, il pooling consente alle aziende di raggrupparsi in base alla loro convenienza. Chi ha emissioni in eccesso può acquistare quote da chi invece rientra nella soglia limite, che è ora di 93,6 grammi di CO2 per ogni chilometro percorso. In linea teorica, quindi, se una casa ha un dato medio pari a 125 grammi di CO2 per chilometro e una seconda riesce a limitarlo a 55, unendosi fanno una media di 90, permettendo a quella in eccesso di non essere sanzionata. Naturalmente, quella virtuosa si fa pagare la gentile concessione. In tal modo il pooling diventa vantaggioso per tutti i soggetti coinvolti.

Il maxi pool guidato da Tesla: chi ne farà parte?

Se già molte notizie sulle intenzioni delle case avevano iniziato a filtrare da settimane, quelle riguardanti a quanto sta accadendo sono abbastanza sorprendenti. Si sta infatti profilando un maxi pool guidato dalla filiale olandese di Tesla, cui prenderanno parte, sempre stando alle indiscrezioni circolanti, alcune grandi rivali del brand californiano. Tra di esse, al momento ci sarebbero Toyota, Ford, Mazda, Subaru e Stellantis.

Sono però soltanto alcuni dei nomi in ballo, considerato come i lavori siano ancora in corso e il pool sia aperto a chiunque intenda farne parte. Il tutto dovrà comunque essere definito entro il prossimo 5 febbraio. Entro quella data tutti gli interessati dovranno non solo firmare un accordo di riservatezza, ma anche fornire i propri dati sulle emissioni.

Un accorgimento, quest’ultimo, teso a evitare pessime sorprese, ovvero il mancato conseguimento degli obiettivi indicati. Inoltre, gli aderenti dovranno dimostrare la propria capacità di coprire “qualsiasi potenziale premio per le emissioni in eccesso”, in pratica le multe UE. Oltre a versare le commissioni dovute per coprire le spese collegate all’analisi dei dati e le questioni procedurali. Una volta rispettate queste condizioni, gli interessati faranno parte del pool per l’intero anno.

Anche Mercedes promuove il suo pool

Se quello capeggiato da Tesla si prospetta come un maxi pool, anche Mercedes sta pensando a formarne uno proprio. La casa tedesca, in particolare, ha deciso di unire le proprie forze con Geely, la casa cinese che già rappresenta il suo maggior azionista (ne detiene il 10% delle quote). A prendervi parte, oltre a Mercedes, proprio i marchi riconducibili a Geely, ovvero Volvo e Polestar, oltre a quella Smart che è oggetto della joint venture tra le due società.

Logo Mercedes

Ora non resta che attendere ulteriori novità in un campo il quale si prospetta minato. A renderlo tale la previsione di potenziali multe che potrebbero attestarsi intorno ai sedici miliardi di euro. Ovvero la cifra indicata dall’allora presidente di ANIA Luca de Meo, qualche settimana fa. Una cifra che rischierebbe di riverberarsi con la forza di un ciclone su un settore in grande difficoltà come l’automotive continentale.

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