Maserati ai cinesi di Chery: “Non escludiamo nulla”, dice Zhang 

“Non escludiamo nulla. Se si presentasse una buona opportunità, la valuteremmo sicuramente”: Charlie Zhang, vicepresidente Chery, sulle voci di un interesse cinese per Maserati.
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Nel Gruppo Stellantis, Maserati balbetta da tempo e così il gossip automotive si scatena, con voci di cinesi interessati a comprare il marchio; tanto che ora Charlie Zhang, vicepresidente esecutivo del gruppo Chery, dice: “Non escludiamo nulla. Se si presentasse una buona opportunità, la valuteremmo sicuramente”. La bellezza infinita di un brand storico come Maserati con la forza e la tenacia e le risorse immense dei cinesi, pronti a invadere il mondo: che coppia sarebbe? Perché l’Italia sa fare macchine di una bellezza tale che i francesi neppure si sognano di notte.

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Elogio cinese dell’Italia

L’Italia viene definito dal top manager un buon Paese per fare auto: “Abbiamo già lavorato con Pininfarina e l’ultima volta che ho incontrato il ministro Urso gli ho detto che siamo interessati a esplorare nuove possibilità: tutto può essere sul tavolo”, come il centro stile a Torino. Poi è arrivata la paralisi, aggiungiamo noi, perché l’Italia ha detto sì ai dazi UE sulle elettriche Made in China ed esportate nel Vecchio Continente. Pechino ama dialogare specie con le nazioni che hanno detto no ai dazi: vedi la Spagna. In più, l’Ungheria viene vista come un Eldorado, grazie al prezzo dell’energia basso (compra tuttora gas dalla Russia di Putin). In più, aggiungiamo noi, qui i fornitori di componentistica sono il meglio a livello mondiale: lo sa bene BYD che pensa a un triangolo fatto da Ungheria, Turchia e Italia.

Chi è la cinese Chery

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Chery, fondata nel 1997, scatenata nel settore elettrico, a luglio 2024 è sbarcata in Italia con i marchi Omoda e Jaecoo. Nel 2007, ha stretto un accordo con l’italiana DR Automobiles, che prevede la fornitura dei componenti per i modelli molisani. Una società molto ricca e ambiziosa, e infatti Zhang ha detto: “I marchi europei sono importanti per noi e puntiamo da sempre ad ampliare la nostra presenza nella regione, vogliamo essere parte dell’industria locale”.  

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Tutti i motori

Di recente, l’Omoda 3 ha segnato l’ingresso in un segmento nuovo con un linguaggio stilistico più affilato e una gamma che va dal termico all’elettrico, passando per ibrido full e plug-in. “Ma il cuore del mercato in Europa, e in particolare in Italia, resta il segmento B: per questo stiamo studiando un modello più piccolo, da quattro metri di lunghezza, destinato ai marchi Omoda e Jaecoo”, spiega il dirigente orientale. Insomma, Chery è pronta per qualsiasi motore.

Nel 2026 arriverà iCaur, ad affiancare Omoda e Jaeco: SUV aggressivi in stile fuoristradistico come il V23 presentato a Shanghai: “Sviluppiamo tanti brand per realizzare linguaggi stilistici diversi e rispondere alle esigenze di un pubblico eterogeneo per età, capacità di spesa e mercati: in Europa ci sono 27 Paesi”.

Intanto, Chery collabora con JLR

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Nel frattempo, Chery collabora con Jaguar Land Rover: “Lanceremo nuovi marchi con JLR”, con un riferimento a Freelander da parte di Zhang. Il Gruppo di Wuhu (città con status di prefettura della provincia di Anhui) ha una partnership da tempo coi britannici del Gruppo indiano Tata: fa auto per la Cina. Tutto questo “sta portando a sinergie anche sul design”, aggiunge. In futuro nuovi marchi e modelli per i mercati globali con JLR. 

Chery punta una fabbrica Volkswagen in Germania: cosa c’è di vero

Chery starebbe per concludere un accordo per costruire automobili in uno stabilimento del Gruppo Volkswagen in Germania. Funzionari e Case cinesi stanno tenendo d’occhio le fabbriche tedesche destinate alla chiusura: sono particolarmente interessati ai siti Volkswagen.

Con una o più fabbriche UE, la Cina di acquisirebbe influenza nella preziosa industria automobilistica tedesca, sede di alcuni dei marchi automobilistici più antichi e prestigiosi.

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Costruire auto in Germania per la vendita in Europa consentirebbe ai produttori cinesi di veicoli elettrici di evitare di pagare i dazi UE sulle auto elettriche importate dal Paese del Dragone e potrebbe rappresentare un’ulteriore minaccia alla competitività dei produttori europei. La maggior parte dei cinesi ha finora optato per costruire nuovi stabilimenti in Paesi a basso costo con sindacati più deboli, come BYD in Ungheria e Turchia. Leapmotor con Stellantis in Polonia e Chery Auto in uno stabilimento precedentemente di proprietà di Nissan in Spagna. Chery ha dichiarato a Reuters che valuta diverse opzioni per la produzione in Europa e di prevedere di prendere una decisione quest’anno.

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