Gli organi preposti dell’Unione Europea non hanno discusso l’emendamento che introduceva flessibilità nell’applicazione delle sanzioni alle Case: 16 miliardi di euro di multe per lo sforamento dei target di emissione nel 2025. In principio e com’è ora, si paga nel 2026. Con la proposta di modifica, il meccanismo previsto da Bruxelles implica che la conformità verrà calcolata sulla media triennale della CO2, con l’obbligo di compensare eventuali scostamenti negli anni successivi, generando quindi impatti economici già nel 2025. Pertanto, smentite le due fake: 1) che fosse un rinvio (non c’è nessun rinvio); 2) che fosse tutto fatto. In realtà è il Trilogo UE che decide: Commissione, Parlamento, Consiglio. Con tempi lunghissimi tipici della burocrazia europea, in contrasto con la rapidità massima e totale di USA, Cina e Russia. Si hanno in totale 720 deputati e 27 governi di ogni colore a confrontarsi sugli emendamenti, con gruppi di potere verdi e di altre fazioni pronti a darsi battaglia.
Multe UE alle Case: idea flessibilità
L’idea era questa: dare ai costruttori la possibilità di calcolare su tre anni (2025-2027) e non più su uno (il 2025) il rispetto del limite di flotta medio dei 93,6 grammi di CO2 per km. Così da compensare i deficit su un arco temporale maggiore. Resta l’alternativa di dare un mucchio di soldi ai rivali UE, ossia Tesla e cinesi, che fanno le auto elettriche e possono vendere i crediti green. Se le multe sono di 16 miliardi, e qualcuno preferisce dare quattrini a Musk e Pechino, allora balla una quantità di miliardi di euro da fare paura.
Cosa dice il Piano d’Azione auto
Attenzione: il Piano d’Azione auto UE del 5 marzo 2025 non è legge, come vari siti e social vi fanno credere. È una cornice quadro all’interno della quale forse arriveranno normative che dovranno essere discusse dal summenzionato Trilogo, in uno scontro feroce di lobby. Infatti, l’emendamento su cui intavolare la discussione il 25 marzo non è stato preso in esame. È dormiente in un cassetto di un qualche tecnoburocrate.
Vi ricordate dei tempi di attuazione rapidi promessi per la crisi dell’auto, per la disoccupazione, per le fabbriche in chiusura, per la Cina che ci mangia vivi? Ecco: la risposta oggi.

Piano d’Azione misterioso
Dentro il Piano d’Azione, il nulla: solo questa micro normativa elastica. Che neppure viene analizzata. Ci sono termini vincolanti per la discussione delle ipotesi? No: ci sono termini indicativi. La tecnoburocrazia si prende tutto il suo tempo. La stessa che ha introdotto il Green Deal 2019 col pasticcio della disoccupazione e del Celeste Impero pronto a invaderci. Tutto oscuro in quel Piano, nebuloso, con varie contraddizioni, disorientante per per operatori e clientela. Prima si è parlato in UE di incentivi centralizzati paneuropei, poi è arrivata una sorta di guida senza riferimenti esatti né stanziamenti di denaro.
Nessun numero né riferimenti al mercato auto né al cronoprogramma che prevedeva già quest’anno il 25% di BEV come quota mercato. Siamo forse al 15% grazie a rimbalzi statistici, autoimmatricolazioni km 0 anti sanzioni, promozioni di breve durata. Una trasformazione immobile di vecchio stampo – in modo che tutto cambi affinché nulla cambi – da dare in pasto a media compiacenti.
Incentivare la produzione di battterie in Europa? Ma se abbiamo l’esempio drammatico di Northvolt sotto gli occhi, appena fallita anche per via di una concorrenza spietata dei cinesi. Un documento ufficiale menziona il battery boosting come soluzione dopo che l’azienda svedese è fallita due volte bruciando 13 miliardi di euro. Addirittura, con la consueta intelligenza, il Dragone non parla più di BEV ma di NEV, includendo le termiche a batteria plug-in con enorme motore a benzina. In quanto al leasing sociale elettrico, è senza capo né coda, coi meno abbienti che pagheranno un canone alto per ritrovarsi un mezzo da guidare pieno di franchigie e da restituire.