Dopo che la sinistra tedesca e Ue green ha imposto il bando termico 2035, i Gruppi auto hanno tentato di fare elettriche competitive: Volkswagen non ci è riuscita, e ora paga. Nel terzo trimestre del 2024, utile VW solo a 1,58 miliardi di euro, appesantito dai costi fissi elevati e dalle minori vendite in Cina. Il fatturato è sceso dello 0,5% a 78,85 miliardi negli ultimi tre mesi. Giù il risultato operativo, sceso del 42% a 2,86 miliardi con il margine al 3,6%: a pesare sono anche le minori vendite in Cina. Il management ribadisce l’urgente necessità di ridurre i costi e di aumentare l’efficienza. Si parla di almeno tre fabbriche chiuse e di almeno 30.000 licenziamenti.
Perché nel libero mercato è il consumatore che sceglie di sua sponte: non è il tecnocrate che impone l’auto elettrica, d’imperio. Con multe di 15 miliardi di euro alle Case se non rispettano i limiti delle emissioni. Si doveva imparare dall’esperienza dello smartphone, uscito vincente nella massima libertà.
Ricordiamo che il Gruppo Volkswagen è uno tra i principali costruttori automobilistici a livello globale: opera in tutto il mondo con 119 siti produttivi, in 19 Paesi in Europa e 10 tra America, Asia e Africa, e circa 676.000 collaboratori. I veicoli del Gruppo sono venduti in più di 150 Paesi. Da valutare le conseguenze precise della crisi sia in Germania sia sul globo terracqueo.
Mercato ko
Il mercato automobilistico europeo si è ridotto di circa 2 milioni di veicoli dall’inizio della pandemia, con conseguenti circa 500.000 unità vendute in meno all’anno per Volkswagen. Attori come Tesla e le Case automobilistiche cinesi che offrono modelli più economici hanno guadagnato quote di mercato in Europa. Le consegne di Volkswagen in Cina, il più grande mercato automobilistico al mondo, sono diminuite del 15% a 711.500 veicoli nel terzo trimestre. Ciò ha trascinato verso il basso la cifra globale, che è scesa a 2,176 milioni di veicoli. Da inizio anno, le azioni Volkswagen hanno perso circa un quinto, sottoperformando del 10% nell’indice automobilistico paneuropeo. A settembre, VW aveva tagliato le sue previsioni annuali per la seconda volta in meno di tre mesi, unendosi ai rivali BMW e Mercedes-Benz. La dirigenza sostiene che gli impianti tedeschi siano molto più costosi da gestire rispetto alla concorrenza, a causa degli elevati costi per i lavoratori e per l’energia.
Parola d’ordine, tagliare
“I risultati dei nove mesi riflettono un contesto di mercato difficile e sottolineano l’importanza di realizzare i programmi di performance che abbiamo lanciato in tutto il Gruppo”, sostiene Arno Antlitz, cfo (Chief Financial Officer). “Il brand Volkswagen ha registrato un margine operativo di appena il 2% dopo nove mesi. Ciò evidenzia l’urgente necessità di ridurre significativamente i costi e di aumentare l’efficienza. La dinamica di prodotto ci dà fiducia. L’acquisizione di ordini in Europa Occidentale nel terzo trimestre fornisce una spinta per l’ultimo trimestre”. Pertanto, dentro il colosso, è in particolare il marchio omonimo a soffrire.
Ma c’è tanta fiducia, dice
“I nostri prodotti ci danno fiducia. Il significativo miglioramento della raccolta degli ordini in Europa Occidentale nel terzo trimestre rispetto all’anno precedente è prova del rafforzamento della nostra gamma, dai modelli con motore a combustione agli ibridi, ai veicoli 100% elettrici e fornisce una spinta per l’ultimo trimestre”, chiosa Antlitz.
Previsioni funeree per il 2024
Wolfsburg ha confermato le previsioni sull’intero anno dopo averle tagliate due volte nel corso del 2024: fatturato di 320 miliardi a fine 2024 e un risultato operativo di 18 miliardi (rendimento operativo sulle vendite di circa il 5,6%). Stima 9 milioni di veicoli, in diminuzione rispetto ai 9,24 milioni dell’anno precedente. Nella Divisione Automotive, le previsioni sono per un flusso di cassa netto a circa 2 miliardi: include l’ipotesi di cash out per un ammontare di 3,5 miliardi, di cui circa 2 miliardi attribuibili alla prevista joint venture con Rivian. Azienda di auto elettriche su cui VW punta tutto per recuperare terreno.
Il vaso di Pandora: rischio esplosione di licenziamenti
Mentre i sindacati chiedono un aumento salariale del 7%, affermano che la VW ha in programma di chiudere tre stabilimenti in patria per la prima volta negli 87 anni di storia dell’azienda, nonché licenziamenti di massa e tagli salariali del 10% per coloro che mantengono il posto di lavoro. “E dico chiaramente che la Volkswagen ha aperto il vaso di Pandora rescindendo la sicurezza del posto di lavoro e altri accordi collettivi, ha messo a repentaglio la fiducia dei suoi dipendenti e ora spetta alla Volkswagen ripristinare questa fiducia – ha affermato il negoziatore sindacale dell’IG Metall Thorsten Groeger -. Altrimenti, posso dire chiaramente che dovremo pianificare un’ulteriore escalation con il nostro comitato di negoziazione e contrattazione collettiva”.
Va rammentati che lì in Germania ogni sindacalista è un’iradiddio: la numero uno è Daniela Cavallo, donna di enorme personalità. Bisogna entrare nell’ottica tedesca per capire con precisione gli eventi, uscendo dalla mentalità italiana.
Addio a 186.000 posti di lavoro in Germania per tutta l’industria auto
La trasformazione dell’industria automobilistica tedesca potrebbe portare alla perdita di 186.000 posti di lavoro entro il 2035, di cui circa un quarto si è già verificato, ha mostrato uno studio commissionato dall’associazione dell’industria automobilistica VDA pubblicato martedì. I 46.000 posti di lavoro già persi tra il 2019 e il 2023 sono stati dovuti principalmente alla transizione ai veicoli elettrici, secondo lo studio condotto dall’istituto di ricerca Prognos. Si assiste alla perdita di competitività in Germania a causa dell’elevato prezzo dell’elettricità, delle aliquote fiscali e della crescente burocrazia.
Sgomento a Bruxelles
La crisi del colosso automotive mette in discussione le politiche europee: le sforbiciate ai livelli occupazionali e agli stipendi sono la sconfitta della sinistra green Ue. Fa paura, relativamente a VW, anche quanto accade fuori dalla Germania. Lo tsunami sull’auto tedesca è causato pure dalla chiusura della fabbrica di auto elettriche Audi a Bruxelles, in Belgio. Li dove nasce la Q8 e-tron, che non piace. Stop a febbraio 2025, stando a indiscrezioni. Il marchio dei Quattro anelli avrebbe contatti con un’azienda di veicoli commerciali pronto a rilevare l’impianto belga. Comunque, la società tedesca aveva preannunciato il possibile taglio di 2.500 posti di lavoro per le difficili condizioni economiche. Che tradotto significa: le auto elettriche non le compra nessuno in Europa.
Se domattina si andasse alle urne sia in Germania sia in Ue, la sinistra green quanti voti perderebbe? Subirebbe un crollo epocale. I politici verdi ne sono consapevoli e tremano: la seggiola d’oro traballa a Berlino e a Bruxelles.