L’Unione europea si spacca in mille pezzi sui dazi auto elettriche cinesi

Ippolito Visconti Autore News Auto
Si prevede che i dazi Ue sui veicoli elettrici cinesi siano approvati nonostante l’opposizione tedesca.
auto cina

Chiamatela disunione europea: l’Ue si spacca in mille pezzi sui dazi auto elettriche cinesi. Siamo al voto, il 4 ottobre 2024, data epocale. Che può segnare l’inizio della guerra commerciale contro la Cina, una sorta di suicidio del Vecchio Continente. La proposta di dazi fino al 45 percento è sottoposta al voto dei governi.

Sono per il sì: Francia, Grecia, Italia e Polonia, che hanno intenzione di votare a favore.

È per il no: la Spagna. Teme che la cinese SAIC (MG) non costruisca più la fabbrica in terra iberica.

È per il non lo so, forse, chissà, insomma astensione: la Germania. Che non desidera dire no in toto per questioni misteriose. L’anziana politica sinistroide che ha fatto il danno elettrico e ora gioca a nascondino. La Verde Berlino che ha creato il Green Deal ora è terrorizzata: preoccupata che contromisure del governo cinese danneggino BMW, Mercedes-Benz e Volkswagen. Disastro in salsa teutonica, ma tutto così ecologico. Un esecutivo tripartito che si dilania, barcolla e va in frantumi. Maggioranza risicata e ballerina, come in Ue.

Oggi vincono i sì: il verdetto è ok ai dazi anti Cina. Nelle prossime ore, però, i tedeschi potrebbe iniziare ad andare in pressing sui Paesi vicini e dalle parti dell’adorata Scandinavia.

Quale maggioranza per i dazi

La Commissione europea, che sta conducendo un’indagine anti-sovvenzioni sui veicoli elettrici realizzati in Cina, ha inviato la sua proposta di tariffe definitive ai 27 stati membri prima di un voto previsto per il 4 ottobre. In base alle norme Ue, la Commissione può imporre tariffe definitive o definitive per i prossimi cinque anni, a meno che una maggioranza qualificata di 15 Paesi che rappresentino il 65 percento della popolazione non voti contro il piano. Francia, Grecia , Italia e Polonia voteranno a favore delle tariffe: insieme, rappresentano il 39 percento della popolazione. BMW, Mercedes e VW hanno esortato il governo tedesco a votare contro i dazi. 

Il presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che ha avviato l’indagine un anno fa, dice: l’industria Ue aveva bisogno per proteggersi da un potenziale flusso di importazioni cinesi di veicoli elettrici a basso costo che beneficiano di sussidi statali. Il presidente francese Emmanuel Macron ha affermato che il livello dei sussidi cinesi era “insopportabile. In generale, dobbiamo proteggere la parità di condizioni in tutti i diversi settori della nostra industria”. Ma Pechino nega. Così come l’Europa nega di aver aiutato le proprie industrie in vari settori, dove la Cina indaga per i controdazi su brandy, latticini e prodotti suini. Situazione di uno a uno, parità totale, come fattuale: in base a cosa la sinistra sostiene che l’Ue ha ragione e il Dragone torto? Preconcetti, dogmi, ideologie, come per l’elettrico.

In quanto a Stati Uniti e Canada che hanno preso provvedimenti analoghi, c’è allineamento dei pianeti, al solito, anti Pechino. Il fatto di essere in tanti contro uno non significa che i primi abbiano ragione. 

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I numeri da urlo delle elettriche cinesi nell’Ue

Dati della Commissione: vendite di veicoli elettrici costruiti in Cina aumentate dal 3,5% del mercato Ue nel 2020 al 27,2% nel secondo trimestre del 2024. Marchi cinesi dall’1,9% al 14,1%. La capacità produttiva inutilizzata della Cina di 3 milioni di veicoli elettrici l’anno, che doveva essere esportata, “era il doppio delle dimensioni del mercato Ue”. Se essere bravi e forti è una colpa, allora Bruxelles ha ragione.

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Quali barriere

Le tariffe variano dal 7,8 percento per Tesla al 35,3 percento per SAIC, che possiede il marchio MG e altre aziende sono state considerate non collaboratrici. Queste tariffe si aggiungono al dazio standard del 10 percento sulle importazioni di auto. I produttori cinesi di veicoli elettrici dovranno decidere se assorbirle o aumentare i prezzi per coprire i miliardi di dollari di nuovi costi alle frontiere europee in un momento in cui la domanda interna è in calo. 

Preso in mezzo il consumatore europeo, cui viene detto di essere Green, guidare elettrico: poi, sorpresina, dazi sulle full electric cinesi perché costano poco.

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Prezzo minimo cinese: come funziona

La Commissione Ue è disposta a negoziare un’alternativa alle tariffe con la Cina: un prezzo minimo di importazione e in genere un limite di volume, avendo precedentemente respinto quelli offerti dalle aziende cinesi. Un’opzione in fase di negoziazione è il prezzo minimo di importazione calcolato utilizzando criteri quali l’autonomia, le prestazioni della batteria e le dimensioni del veicolo elettrico, insieme al fatto che sia due ruote motrici o trazione integrale. Altra strada: un impegno della Cina a investire nell’Ue, con quote per un periodo transitorio. 

Fabbriche in Ue per aggirare le tasse

La prospettiva dei dazi ha spinto alcune Case automobilistiche cinesi a cercare di investire in fabbriche in Europa, nonostante i costi di manodopera e produzione più elevati. Diversi marchi, tra cui BYD e Chery, stanno pianificando siti di assemblaggio in Europa. Anche l’Italia corteggia i Gruppi cinesi, così affascinanti, ma c’è stato solo un mezzo approccio con Dongfeng: l’orientale ha imposto condizioni durissime. Non se ne farà nulla.

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