Il 30 gennaio 2025, l’UE si riunisce per parlare di auto elettrica, col Dialogo strategico. Resta un mistero il contenuto degli incontri, visto che ormai dal 2019 si dice tutto sul full electric e si sa tutto in materia. Infatti Cina e Usa hanno già preso subito le decisioni del caso. In teoria, Bruxelles deve definire un piano d’azione industriale per affrontare la crisi del settore. Siccome c’è un’ondata di disoccupazione da paura, col futuro delle Case da decifrare, allora si risponde alle istanze dei costruttori sul fronte normativo.
Il piano di Apostolos Tzitzikostas
La Commissione europea ospiterà i produttori di automobili, i fornitori e i sindacati europei per un primo round di colloqui il 30 gennaio. Il commissario per i Trasporti Apostolos Tzitzikostas si occuperà di sviluppare un piano d’azione. Il problema è che le Case del blocco hanno chiuso fabbriche e tagliato posti di lavoro mentre lottano per competere con i rivali cinesi e si stanno preparando per i dazi statunitensi dopo l’insediamento del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Il Dialogo è progettato per aiutare l’industria Ue a recuperare terreno nelle tecnologie chiave, come batterie, software e guida autonoma, semplificare la regolamentazione, garantire costi di input competitivi e garantire un campo di gioco internazionale equo.
Due richieste
I costruttori chiedono all’Ue di congelare le multe per lo sforamento dei limiti alle emissioni attualmente in vigore. E chiedono di anticipare la clausola di revisione del regolamento che impone lo stop alla vendita di auto a combustione interna nel 2035. L’Ue ha detto e ripetuto e confermato e ribadito che no: quelle norme restano così come sono. Quindi, col Dialogo strategico, di che si parla? Si attende il Clean Industrial Deal atteso per il 26 febbraio 2025.
Italia respinta con perdite
Capofila dello stop alle multe di 16 miliardi il governo italiano. Lasciato solo da chi comanda: il governo di Germania e quello di Francia si sono guardati bene da andare contro Bruxelles. Che infatti ha detto no al nostro. Al massimo, per fare un favore a Berlino, in passato l’Ue aveva aperto agli e-fuel. Dicendo no ai biocarburanti voluti dal nostro Paese.