L’UE investe 1,8 miliardi in batterie auto elettriche? Mossa inutile per sei motivi

Ippolito Visconti Autore News Auto
La Commissione Europea valuta di mettere a disposizione 1,8 miliardi di euro nei prossimi due anni per sostenere la produzione di batterie.

Per come combattere la Cina, leader delle batterie auto elettriche, l’UE vuole investire 1,8 miliardi di euro in accumulatori nei prossimi due anni. Ossia 2026 e 2027. Questo il progetto della Commissione UE, che vuole mobilitare risorse dal Fondo europeo per l’innovazione. Ma a nostro giudizio non bastano.

Totale di 4,8 miliardi

Bruxelles sostiene di aver già annunciato finanziamenti fino a 3 miliardi di euro per la produzione di batterie: il primo bando da un miliardo di euro è stato lanciato a dicembre 2024. Bruxelles promette di esplorare la possibilità di finanziare l’aumento delle linee di produzione europee. Si pensa a strumenti di sostegno diretto alla produzione per le aziende che producono batterie nell’UE. Sempre per arginare l’avanzata cinese. Totale di 4,8 miliardi.

La Commissione Europea valuta di mettere a disposizione 1,8 miliardi di euro nei prossimi due anni per sostenere la produzione di batterie.

Guerra persa per sei ragioni

1. È troppo tardi. La Cina è lanciata, e non la si prende più. L’errore è stato fatto nel 2019 col Green Deal. Adesso, si dovrebbe tornare indietro e cancellare il bando termico per combattere la battaglia su un terreno congeniale per l’Ue: il motore a benzina, ibrido, e diesel.
2. Fra gli annunci, i bandi, e la messa in opera, passa troppo tempo. Una burocrazia che attanaglia l’Europa.
3. Nel 2018, la Commissione europea ha pubblicato un Action Plan per la produzione sostenibile di batterie, senza target di produzione né raccomandazioni. Secondo gli obiettivi e le normative UE, l’adozione di veicoli a emissioni zero avrebbe dovuto raggiungere le 13 milioni di unità al 2025 e 30 milioni di esemplari al 2030: siamo lontani anni luce da questo target. L’elettrificazione potrebbe richiedere l’installazione di circa 1.000 GWh (1 TWh) di batterie entro il 2030 in UE: proprio non ci siamo.
4. L’European Battery Alliance (EBS), un consorzio nato nell’ottobre del 2017 che attualmente riunisce gran parte degli stakeholders del settore, è un flop. Solo tanta attività di policy, un bellissimo Regolamento sulla gestione a fine vita delle batterie. Ma il quadro dei finanziamenti a oggi impiegati per sostenere il settore è molto indietro. Occhio anche alla qualità degli accumulatori (autonomia, efficienza, resistenza) e al costo, che può far salire il prezzo già altissimo delle full electric.
5. Per le batterie, dipendiamo dalla Cina (BYD, CATL e altri). Se proprio volessimo dire addio al Dragone, allora diverremmo dipendenti dalle coreane LG Energy Solution e Samsung SDI, e dalla giapponese Panasonic.
6. Un fallimento le gigafactory di Italvolt (Italia), Freyr (Finlandia e Norvegia), Volkswagen PowerCo (Europa dell’est), Farasis e Blackstone (Germania) ed Eurocell (Olanda), mentre ACC (joint venture tra Mercedes, Stellantis e TotalEnergies) ha momentaneamente sospeso la costruzione di due impianti (in Francia e Germania). Northvolt AB, start up svedese delle batterie fondata nel 2015, è una storia UE molto triste, che vede coinvolti molto politici tedeschi di sinistra, fattisi fotografare all’inizio davanti al logo dell’azienda, per poi defilarsi. Icona del Green Deal.

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