Luca de Meo: pensare e lavorare come i cinesi. Ma non è facile come sembra…

Dario Marchetti Autore
Le parole dell’amministratore delegato di Renault sono arrivate nel corso del salone dell’auto di Parigi
Luca de Meo

Il tema relativo all’assalto dei costruttori di auto elettriche cinesi sul mercato del vecchio continente ha tenuto banco anche al recente salone dell’auto di Parigi, come era del resto prevedibile. Tra coloro che hanno affrontato il tema, c’è anche Luca de Meo, l’amministratore delegato di Renault, il quale ha provato a fornire la sua ricetta per provare ad arginare l’aggressività di BYD e sorelle. Una ricetta che suona all’apparenza molto semplice, consistendo nella pratica assunzione del modo di pensare e produrre come i cinesi. Ma che, in definitiva, si rivela sin troppo semplicistica. Andiamo a vedere perché.

Luca de Meo: occorre diventare come i cinesi

Nel corso del salone dell’auto di Parigi, i produttori cinesi hanno tenuto banco non solo coi propri modelli, ma anche con il loro assalto al mercato globale dell’auto. Sono infatti ormai lontani i tempi delle facili ironie sulle macchine prodotte all’interno della Grande Muraglia, come ricordato recentemente da Jim Farley. Il CEO di Ford, al contrario, si è sbilanciato in una serie di elogi verso le aziende cinesi, affermando in particolare che sono molto più avanti, dal punto di vista tecnologico, rispetto alla concorrenza occidentale. Sino a sbilanciarsi nel definirle una minaccia esistenziale, che tradotto in parole povere vuol dire che le case concorrenti rischiano letteralmente di fallire.

Luca de Meo

Luca de Meo, al contrario, sembra propenso ad accreditare la possibilità di competere coi marchi del Dragone. Secondo il numero uno di Renault le case europee hanno già dimostrato di poter competere. Il suo è un discorso estremamente articolato, che vale la pena di andare a rileggere punto per punto, al fine di comprenderlo appieno.

Il punto di partenza è un problema, che affligge l’automotive continentale. Secondo lui, gli ingegneri continuano a cercare la “formula segreta”, quando in realtà ciò che bisogna fare è lavorare riutilizzando componenti già esistenti. Come fanno i cinesi, per l’appunto. Solo in tal modo è possibile ridurre il più possibile i costi e avvicinare o addirittura equiparare i prezzi finali di vendita delle auto elettriche europee a quelli dei brand di Pechino e dintorni.

A supporto del suo discorso, de Meo ha portato l’esempio della nuova Renault Twingo elettrica, che avrà un prezzo inferiore a 20mila euro, quando sarà lanciata nel 2026. Arriverà dopo quella Renault 5 che ha rappresentato il primo anticipo della nuova generazione di auto full electric della casa transalpina, cui seguirà quello della nuova Renault 4, previsto per il 2025.

Occorre però anche ricordare che BYD, Geely e consorelle, possono godere di un sistema ormai oliato alla perfezione, cui concorrono le materie prime. Un sistema che manca alle aziende europee. E che, anche in considerazione della vicenda Northvolt, sembra destinato a pesare non poco sulla contesa.

Le manovre UE sul fronte dell’elettrificazione sono molto rischiose

Luca de Meo ha poi ricordato come la Cina sia ancora molto focalizzata su SUV e vetture di dimensioni medio-alte. In tal modo lascia all’Europa un certo vantaggio nella produzione di auto più piccole, destinate ad un utilizzo quasi interamente urbano. E proprio Renault sembra aver deciso di intraprendere con decisione questa strada.

Renault 5 elettrica

L’amministratore delegato di Renault non ha mancato di esprimere la sua preoccupazione anche per la situazione del settore automobilistico in Europa. Acuita dalla percezione di manovre da lui definite “molto rischiose” sul fronte dell’elettrificazione.

Per cercare di rimediare ad una situazione sempre più complicata, proprio de Meo ha quindi dato vita ad una controffensiva di concerto con l’amministratore delegato della BMW, Oliver Zipse. Il cui scopo ormai dichiarato è la richiesta alla Commissione Europea di ritardare gli obiettivi sulle emissioni per il 2025. Una richiesta resa necessaria dal fatto che l’industria dell’auto elettrica “è a metà strada per riuscire a raggiungerli”, rendendo sempre più concreto lo spauracchio di multe miliardarie a carico delle case europee che non rientreranno nei target indicati. Ovvero la stragrande maggioranza di esse, con Stellantis che ha deciso addirittura di non vendere auto termiche per evitare le sanzioni.

Infine, Luca de Meo chiede di rivedere il divieto dei motori a combustione entro il 2035. Una richiesta avanzata per il bene dell’industria automobilistica europea, in un momento in cui gli automobilisti prediligono i veicoli ibridi. Che non a caso hanno rappresentato la grande scommessa di Renault negli ultimi anni .

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