Si parla da mesi di fusione fra Renault e Stellantis, ma ora le voci si fanno insistenti. Obiettivo, fare un mega Gruppo ultra competitivo per resistere alla potenza assurda della Cina e delle auto elettriche maledettamente iper tecnologiche. Magari, a capo di tutto, l’italiano Luca de Meo, oggi boss della società transalpina. Sotto il profilo politico, economico e d’immagine, a stravincere sarebbe lo Stato francese.
Francia sopra tutti
La Francia oggi ha una partecipazione dentro Renault (15%). Poi ne ha una dentro Stellantis (6,2%), dove già i francesi comandano: un Gruppo con la parte di Parigi in maggioranza. Per l’Eliseo (Macron) un colpaccio gobbo da miliardi di euro, tale da divorare la debole Italia e la forte Germania. Con leggi specifiche, sia a livello locale sia nell’Ue, potrebbe tutelare le aziende. Tutto utile a Macron, che se la passa male a livello di consenso.
Prima Gheddafi, oggi l’auto
Sarebbe un bel completamento del quadro di egemonia francese, iniziato quando Gheddafi è morto: Libia e petrolio sotto controllo della Francia (Sarkozy), emigrazione incontrollata dall’Africa verso l’Italia senza la barriera di Gheddafi. L’intervento militare internazionale in Libia del 2011 fu inaugurato dalla Francia (coincidenze…) con un attacco aereo diretto contro le forze terrestri attorno a Bengasi. Il presidente di Stellantis, John Elkann, avrebbe negato che si stia pianificando una fusione con Renault.
Cosa accadde nel 2019
Facciamo un passo indietro. Qualcosa di ufficiale. Fiat Chrysler Automobiles (era sola, senza PSA) inviò una lettera non vincolante al Consiglio di amministrazione di Groupe Renault proponendo un’aggregazione delle rispettive attività nella forma della fusione 50/50. La proposta di FCA fece seguito a iniziali dialoghi operativi tra le due società per identificare prodotti e ambiti geografici in cui si potrebbe collaborare, in particolar modo nello sviluppo e nella commercializzazione di nuove tecnologie. Target: più efficienza del capitale e più velocità nello sviluppo dei prodotti. E cogliere su larga scala le opportunità che si sono create nel settore automobilistico in campi come la connettività, l’elettrico e i veicoli a guida autonoma. L’aggregazione proposta creerebbe uno dei principali produttori di auto al mondo in termini di fatturato, volumi, redditività e tecnologia a beneficio dei rispettivi azionisti e degli stakeholder delle società.
Non se ne fece nulla. Ma ora la Cina è pronta a sbranare tutti i piccoli: più si è grandi e resistenti, e meglio è. Things change, le cose cambiano. Marchionne aveva capito tutto con largo anticipo: “Mai con la Francia”.