Il fondatore del marchio DR, Massimo Di Risio, avrebbe presentato un piano per l’espansione del sito produttivo di Macchia d’Isernia, in Molise: lo riporta il Sole. Stando all’indiscrezione, l’idea sarebbe emersa nel corso di un vertice a Roma con il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. Nessuna conferma ufficiale, ma neppure smentite.
Nel mirino, un nuovo impianto di assemblaggio destinato a modelli termici, ibridi ed elettrici puri, frutto delle partnership del marchio coi big cinesi del settore: Chery, BAIC e Dongfeng. Un’italiana che importa pezzi di auto dalla Cina e li mette assieme nel nostro Paese.
Rispetto al passato, quale la vera novità? Nel nuovo stabilimento, le operazioni di assemblaggio saranno più estese rispetto a quelle che riguardano i modelli attuali. In futuro, la fabbricazione dovrebbe avere luogo in Molise: così i marchi cinesi partner della DR aggirerebbero i dazi sulle auto di Pechino imposti dall’Unione europea.
Cinquanta milioni di euro? Pochissimi
Sembra che DR abbia in mente un investimento iniziale di 50 milioni di euro, cifra “rivedibile al rialzo”, supportato anche dai fondi del Pnrr. Vero che si parla di primo passo, ma anche come tale questa cifra è bassissima.
Tutto questo servirebbe a centrare il target dichiarato del governo Meloni: tornare a produrre un milione di veicoli in Italia. Quindi, all’interno della produzione, ricadrebbe l’assemblaggio di pezzi che arrivano dalla Cina. Auto da sommare a quelle fatte da Stellantis.
Pochi giorni fa, il premier Giorgia Meloni è andata in missione in Cina anche per cercare Case orientali disposte a investire da noi. Per adesso, c’è l’accordo siglato tra l’italiana EuroGroup e la cinese Hixih che, dicono fonti ufficiali, “rientra negli obiettivi di governo nel campo della tecnologia green e della mobilità elettrica”. Tuttavia, in questo caso, non c’è nessun produttore del Dragone che venga a creare fabbriche in Italia.
Multa Antitrust: in attesa di sviluppi
Ricordiamo che, il 20 giugno 2024, il Garante della concorrenza ha appioppato una multa di 6 milioni di euro al Gruppo DR: nelle comunicazioni commerciali, per l’Antitrust, la Casa ha indicato in modo ingannevole l’Italia anziché la Cina come luogo di produzione delle vetture commercializzate con i marchi DR ed EVO. Si tratta invece, dice l’authority, di veicoli prodotti in Cina, salvo marginali interventi di rifinitura e di completamento. Pratica ingannevole coincisa con un periodo di forte aumento delle vendite delle DR ed EVO sul mercato italiano.
R Automobiles, attraverso il video promozionale delle vetture a marchio DR pubblicato nel dicembre 2021 (“Ecco dove e come nascono le automobili di DR Automobiles”), ha veicolato ai consumatori in maniera diretta un messaggio: che le auto fossero fabbricate interamente in Italia.
Nel video, infatti, vi è una forte enfasi (già nel titolo) sul legame tra il marchio DR e la Regione Molise attraverso un mix di testi (letti da voci fuori campo). E con una lunga sequenza di immagini, riguardanti non solo i luoghi più rappresentativi del territorio molisano. Ma soprattutto una catena di montaggio delle vetture all’interno di capannoni industriali. Queste immagini raffigurano le auto nelle diverse fasi di costruzione, sin dalla fase iniziale di saldatura delle lamiere. Nella parte finale del video si vedono le autovetture “finite”, allineate nei piazzali antistanti i capannoni di DR vicino a Isernia.