Cartella esattoriale gigantesca inviata dal fisco dell’India a Volkswagen: 1,4 miliardi di dollari di tasse arretrate. Che non sarebbero state pagate, dice la Reuters. Ma i tedeschi dicono: richieste “impossibilmente enormi”. Comunque un record, dopo 12 anni di controlli.
Due grossi problemi
Uno: VW è già in difficoltà da tempo, tanto che c’è piano per tagliare massicciamente la forza lavoro. In Cina vende poco, per la concorrenza delle Case locali. In Europa c’è crisi. Questo possibile esborso peggiorerebbe le cose. Idem le spese legali in eventuali cause. Due: la richiesta del fisco indiano riaccende le preoccupazioni che lunghe indagini e contenziosi potrebbero rovinare i piani delle aziende straniere nella principale economia in più rapida crescita.
Il fisco indiano all’attacco delle Case
In India, Case automobilistiche come Maruti Suzuki, Hyundai, Honda e Toyota affrontano richieste per circa 6 miliardi di dollari complessivamente in controversie su imposte sul reddito, dogane e altri pagamenti che risalgono ad anni fa. Maruti ha 2,4 miliardi di dollari di richieste fiscali in contestazione, con almeno un caso riguardante transazioni del 1986. Volkswagen è coinvolta in lotte per 1,2 miliardi di dollari, a parte la richiesta più recente, mentre Hyundai deve affrontare 488 milioni di dollari in tali richieste.
Idea indiana
Il primo ministro Narendra Modi ha in passato corteggiato gli investitori stranieri con promesse di semplificare le normative e sradicare gli ostacoli burocratici. Ma le lunghe indagini fiscali rimangono un punto dolente, spesso innescando cause che si protraggono per lungo tempo. Non solo nell’automotive: la società di telecomunicazioni Vodafone ha vinto la causa contro una richiesta di tasse indiane da 2 miliardi di dollari dopo più di un decennio di battaglie legali con Nuova Delhi, incluso un arbitrato internazionale all’Aia.
Si assembla in India
Modi vuole trasformare l’India in un polo manifatturiero. Molte aziende elettroniche e automobilistiche si affidano a operazioni di assemblaggio utilizzando parti per auto di lusso o smartphone importati da mercati come Cina ed Europa, spesso innescando indagini.
I dati governativi mostrano che gli arretrati totali in sospeso di imposte sui servizi, dazi doganali e accise ammontavano a quasi 53 miliardi di dollari a novembre 2024, con un enorme 70% contestato in contenzioso. Nella categoria delle tariffe di importazione, o controversie doganali, l’India aveva avanzato richieste fiscali per 4,5 miliardi di dollari entro marzo 2024, con un terzo di queste in sospeso da oltre cinque anni. È in corso una raffica di chiamate da parte delle aziende per raccogliere aggiornamenti sul controllo delle loro spedizioni, così da garantire che le loro importazioni siano classificate correttamente ai fini fiscali. I dati del governo indiano mostrano che circa il 70% degli arretrati pendenti di imposte doganali, accise e servizi dell’India sono coinvolti in contenziosi.
Terrore di richieste per vecchie tasse
Ora, la mossa della Volkswagen del 29 gennaio di citare in giudizio l’India per 1,4 miliardi di dollari di tasse sta rendendo nervose le aziende straniere. I consulenti fiscali e gli avvocati affermano di ricevere domande dai clienti – pieni di ansia e paura – su come casi fiscali vecchi di anni potrebbero tornare a perseguitarli. Come capitato a VW e ad altri, potrebbe succedere a loro: con interessi e ammende più i soldi da versare per le cause.
Prezioso mini condono
Stanno anche crescendo le richieste di un piano di amnistia per i casi in corso da anni, poiché l’India ha fissato una finestra di tre anni il 1° febbraio per concludere le revisioni delle spedizioni doganali, ma la norma esclude vecchie controversie che ammontano a miliardi di dollari. Amnistia in vista? Mini condono? In sospeso circa 40.000 controversie. Se da un lato l’India forse incassa, di certo perde denaro da parte degli investitori stranieri in fuga. Le stesse Case auto potrebbero fuggire: sarebbe una perdita colossale per l’India.
![Il fisco indiano esige 1,4 miliardi di dollari da Volkswagen: un bel problema per un costruttore già in difficoltà.](https://www.motorisumotori.it/wp-content/uploads/2025/02/vw-india-2-1280x803.jpg)
Cosa c’entrano gli Usa
In una mossa vista come volta a placare il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che una volta ha definito l’India un “re delle tariffe”, Nuova Delhi ha tagliato le tariffe medie il 1° febbraio all’11% dal 13%, sebbene superino ancora quelle di Cina, Giappone e Stati Uniti. Le importazioni di auto di lusso completamente costruite sono soggette a tasse e imposte indiane pari a circa il 100%, mentre l’aliquota è del 150% per whisky scozzese e vino.
Arretrati in abbondanza
Il tribunale d’appello indiano per le imposte doganali, sulle accise e sui servizi ha dovuto affrontare un arretrato di 80.000 casi, ha affermato nel 2023 Sanjay Malhotra, allora segretario delle entrate. Con circa 20.000 nuovi casi ogni anno, ha affermato, “Non siamo in grado di ridurre l’arretrato”. Nel caso di Volkswagen, Nuova Delhi accusa l’azienda di aver importato la maggior parte delle parti di 14 modelli in spedizioni separate prima di assemblarle localmente, pagando una tassa che varia dal 5% al 15%. Tale strategia ha aggirato la tassa del 30% al 35% pagabile se gli stessi articoli venivano importati in un’unica spedizione come unità completamente smontata.
Caos burocrazia
Nella sua documentazione in tribunale che verrà ascoltata questo mese nella capitale finanziaria di Mumbai, Volkswagen sta incolpando i funzionari indiani per la loro “inerzia e lentezza”. Troppo tempo prima di esaminare i registri delle spedizioni, alcuni risalenti al 2012. Se Nuova Delhi avesse concluso le sue revisioni prima, afferma VW, avrebbe potuto contestare la mossa o rivalutare la sua strategia di importazione.