Ue spaccata in mille pezzi sull’auto. Lo dimostra l’iniziativa del governo italiano: presenterà al Consiglio di Competitività di domani la proposta di anticipare al 2025 la revisione del Green Deal. Col Belpaese, Repubblica Ceca, Austria, Bulgaria, Polonia, Romania, Slovacchia. Ambigua la posizione della Germania. L’esecutivo Meloni ha altre due richieste. Ecco la seconda: eliminare le sanzioni previste dal 2025. In linea con la lobby dell’auto Acea (Case europee), date le evidenti difficoltà dell’industria europea nel raggiungere i nuovi sfidanti obiettivi emissivi. La terza: no allo stop alla vendita di auto endotermiche fissato per il 2035.
Dramma multe
Di base, il guaio è che ballano 15 miliardi di euro di multe per sforamento dei limiti da parte dei costruttori nel 2025. Che si tradurranno in chiusure di fabbriche e licenziamenti. Affinché i profitti restino elevati o per stare alla larga dal pericolo di un crollo totale. Possono farlo? Sì: sono imprese nate per macinare utili, non per la beneficenza.
Parla Urso
Il documento sarà presentato al Consiglio alla presenza del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso: “Abbiamo davanti un bollettino di guerra, con chiusure e la rinuncia a progetti. Dobbiamo intervenire subito cambiando la politica industriale europea affinché sia sostenibile per le imprese e il lavoro europeo di fronte alla concorrenza, a volte sleale di altri attori di altri continenti”.
Principio di neutralità tecnologica
C’è stato un faccia a faccia con i sindacati dei metalmeccanici. Per Urso, un confronto molto positivo, costruttivo “perché andiamo tutti nella stessa direzione, quella di cambiare la politica industriale dell’Europa a cominciare dal settore dell’automotive per renderla sostenibile”. target: piena decarbonizzazione del 2035. “È assolutamente necessario rivedere – come noi chiediamo all’Europa – modalità e tempistiche anche attraverso una piena visione di neutralità tecnologica”. Così da raggiungere la piena sostenibilità, la competitività dell’industria europea dell’auto che oggi è seriamente compromessa.
I sette Paesi – il fronte del no – chiedono l’adozione del principio di neutralità tecnologica per aprire la strada a una gamma più ampia di tecnologie. Biocarburanti: non solo elettrico, idrogeno, e-fuel. Sebbene nel documento la parola biocarburanti non ci sia: lo abbiamo letto. Serve un forum di partenariato tra il settore automobilistico, la Commissione europea e gli Stati membri per discutere la strategia industriale del continente.
Le risposte Ue del passato: sempre no
Nei mesi scorsi, l’Italia ci ha già provato. Le risposte dell’Ue? No. Oppure silenzio, nessuna replica. Ci hanno ignorati. Il che equivale a un no: silenzio dissenso. Se nel gruppone ci fossero Germania, Francia e Paesi Bassi, si potrebbe ragionare. Ma mancano quelli che dentro l’Ue comandano. Davvero arduo spuntarla. È la dis-Unione europea, che porta dritti dritti al suicidio automotive, alle tensioni sociali da disoccupazione.
Saranno dolori
In una situazione così infernale, dal 30 ottobre 2024 sono entrati in vigore i dazi definitivi sulle importazioni di auto elettriche dalla Cina, ma proseguono i negoziati col Dragone per trovare soluzioni alternative compatibili con le indicazioni dell’Organizzazione mondiale del commercio. Senza chiarezza, senza Commissione Ue, col dilanio interno alla comunità, il Vecchio Continente è destinato a soccombere innanzi alla rapidità decisionale ed esecutiva di Stati Uniti, Russia e Cina. Siamo lenti, intrisi di tecnocrazia, devastati da invasati dell’elettrico. Il tutto per un 7% di CO2 dato da autotrasporti, ma acconsentendo alle centrali a carbone per tenere in piedi il sistema. In attesa che i prezzi dell’energia Ue, già altissimi, salgano ulteriormente distruggendo l’industria.
Thatcher, la donna che venne dal futuro
Tutto previsto 30 anni addietro da una donna di enorme personalità, gigantesco statista (specie innanzi agli attuali politicanti), Margaret Thatcher: “Nessun piano per modificare il clima potrebbe essere preso in considerazione se non su scala globale, e questo fornisce una scusa meravigliosa per un socialismo mondiale e sovranazionale”.