Il divieto sui veicoli cinesi che sono in grado di collegarsi al web e ai software e hardware di derivazione dello stesso Paese, sembra assumere ogni giorno che passa le vesti del classico boomerang. Come se non bastasse il fatto che andrebbe a colpire anche le imprese dell’automotive USA che costruiscono nel gigante asiatico, a partire da Lincoln, ora arriva un’altra notizia di rilievo in tal senso. Nella giornata di venerdì, infatti, il Dipartimento del Commercio ha dichiarato che le vendite di auto negli Stati Uniti potrebbero calare fino a 25.841 veicoli all’anno e che i prezzi potrebbero aumentare se venissero approvate le norme in questione. Una notizia che non sembra destinata a fare la felicità dei consumatori statunitensi.
Auto cinesi: ora il divieto contro quelli connessi rischia di tramutarsi in un boomerang
La crociata dell’amministrazione Biden contro tutto ciò che arriva dalla Cina rischia di tramutarsi in un vero e proprio autogoal. Le norme proposte per impedire ai veicoli cinesi di nuocere alla sicurezza nazionale, secondo il governo USA, potrebbero colpire in maniera molto forte l’intera industria automobilistica statunitense.
Ad affermarlo non è il governo cinese, che probabilmente se la starà ridendo sotto i baffi, ma proprio quello statunitense. Il Dipartimento del Commercio locale, infatti, ha messo nero su bianco che le vendite di auto negli Stati Uniti potrebbero calare fino a 25.841unità all’anno e che i prezzi potrebbero aumentare se venissero approvate le norme in questione. La stima condotta posiziona tra 1.680 e, appunto, 25841 il numero di veicoli che sarebbero stati venduti in meno ove la norma fosse già presente nell’ordinamento del Paese.
Come se non bastasse, a rendere ancora più grottesca la vicenda è un altro avviso dello stesso dipartimento. Andando avanti sulla strada intrapresa, le case automobilistiche statunitensi e altre che vendono negli Stati Uniti potrebbero essere meno competitive sul mercato globale a causa dei prezzi relativamente più alti dei loro veicoli.
Che non si tratti di una questione secondaria, lo dimostra anche un altro dato. Sempre stando ai tecnici del dipartimento la norma studiata nell’intento di ridurre le vulnerabilità della sicurezza nazionale che potrebbero essere sfruttate dalla Cina, potrebbe impedire l’acquisto di veicoli negli Stati Uniti per un importo compreso tra 1,5 e 2,3 miliardi di dollari da parte di aziende cinesi o russe.
Ora si studiano dei correttivi per evitare danni troppo estesi
Per cercare di ammorbidire tale impatto, il Dipartimento per il Commercio aveva in precedenza affermato che la proposta avrebbe rappresentato un divieto effettivo sui veicoli cinesi, poiché tutti avrebbero avuto software e hardware connessi a Internet, proponendo una procedura in grado di consentire alle aziende di richiedere delle esenzioni.
In particolare, la proposta elaborata al suo interno propone di rendere effettivo il divieto sui software a partire dal 2027, mentre la norma relativa all’hardware entrerebbe in vigore nel gennaio del 2029 o nell’anno successivo. Prima che le regole siano finalizzate, è comunque possibile fare rilievi pubblici sul tema.
Lo stesso Dipartimento del Commercio ha dal suo canto affermato che il vantaggio principale delle norme sarebbe “una riduzione del rischio di un attacco catastrofico dovuto all’esfiltrazione di dati e alla manipolazione a distanza di veicoli connessi”. Resta solo da capire perché la Cina dovrebbe dare luogo ad un attacco catastrofico a danno di civili o ad una guerra di aggressione contro gli Stati Uniti.
Nel corso della settimana appena terminata, il dipartimento ha poi affermato che la General Motors e la Ford dovranno interrompere l’importazione di veicoli dalla Cina negli Stati Uniti, in base a questa norma. GM vende la Buick Envision e Ford vende la Lincoln Nautilus, entrambe assemblate in Cina, nel mercato statunitense. Nella prima metà del 2024, GM ha venduto circa 22mila Envision e Ford ha venduto 17.500 Nautilus negli Stati Uniti. In particolare, il secondo è il modello di maggior successo di Lincoln sul territorio statunitense. Un successo il quale potrebbe diventare una chimera, se l’amministrazione Biden vorrà proseguire sulla linea dello scontro con Pechino.