L’autonomia delle auto elettriche è un tema sempre più centrale, per i costruttori di ogni parte del globo. Si tratta infatti di uno dei fattori cui guardano con maggiore interesse i consumatori intenzionati ad acquistare un veicolo elettrico, tanto da spingere non pochi commentatori a parlare di vera e propria ansia da autonomia, che coglierebbe proprio i possessori di EV nelle fasi di gestione del proprio veicolo.
E sotto tale punto di vista, occorre sottolineare la sempre più forte diffusione delle pompe di calore, la cui presenza in un’auto elettrica può contribuire in maniera notevole a ridurre le perdite in termini di autonomia delle batterie quando il clima si fa molto rigido. Una scelta fatta da un numero crescente di case, per andare incontro in particolare a coloro che risiedono in Paesi ove le basse temperature sono all’ordine del giorno.
La segnalazione di Recurrent sulle pompe di calore
Proprio per quanto riguarda le pompe di calore, arriva ora una importante segnalazione da parte di Recurrent, sito specializzato proprio sulla mobilità sostenibile. Il quale ha reso noti i risultati di un test condotto su Model 3 e S del 2020, privi di pompe di calore, e sui corrispondenti modelli del 2021, in cui sono invece presenti.
I risultati del test sembrano non lasciare eccessivi dubbi, al proposito. Le pompe di calore, infatti, sono in grado di migliorare l’autonomia di guida a temperature sotto lo zero in un range compreso tra l’8 e il 10%. In particolare, i dati pubblicati da Recurrent mostrano che la Tesla Model X e l’Audi E-Tron perdono solo tra l’11 e il 13% della loro autonomia a 0 gradi Fahrenheit rispetto alla temperatura ideale di circa 21 gradi Celsius. Un dato tale da posizionarle tra i migliori veicoli elettrici dotati di pompa di calore.
A tutto ciò va fatta, però, un’importante aggiunta: secondo il Washington Post, che ha provveduto a pubblicare i risultati del test, le pompe di calore non sarebbero in grado di rivelarsi efficaci al di sotto dei 15 gradi sotto zero. Dato da tenere nel debito conto da coloro che risiedono in zone particolarmente fredde del nostro pianeta, prima di procedere all’acquisto di un’auto elettrica. Che, per fortuna, non sono molte.
Come funzionano le pompe di calore?
La pompa di calore distingue il suo funzionamento con il trasferimento, in modo efficiente, del calore generato dall’auto all’abitacolo e ad altri componenti. Un modus operandi simile a quello che caratterizza le auto a gas, che ormai da tempo utilizzano un nucleo riscaldante al fine di favorire il trasferimento dell’energia termica sprecata dal motore a combustione interna all’abitacolo.
Questi dispositivi hanno fatto il loro debutto all’interno delle auto elettriche più popolari già nel corso del 2021, ad esempio venendo installate sulle Tesla già menzionate. Nel corso dell’anno appena iniziato, dovrebbero fare la loro comparsa anche su altri modelli di punta, a partire dalla Mustang Mach-E della Ford. E sono già presenti su molte auto elettriche già sul mercato, ad esempio sulla Honda Prologue, sulla Polestar 2, sulla Chevy Equinox EV. E, ancora, sono in dotazione sulla Kia EV6, sulle Rivian. La presenza più sorprendente è però quella su alcuni modelli della Nissan Leaf già dal 2013. Proprio Recurrent ha fornito, da parte sua, un elenco completo dei veicoli elettrici che ne sono al momento dotati.
Per capirne l’importanza, basta osservare la perdita di autonomia a freddo che affligge i vecchi veicoli elettrici dotati di batterie più piccole e senza pompe di calore. Basti pensare, in tal senso, che una Ford Focus Electric del 2017, è in grado di percorrere appena 130 chilometri circa, in condizioni di freddo gelido coi riscaldatori espansivi spenti, che diventano 80 quando gli stessi sono accesi. Un dato che pesa non poco soprattutto quando si tratta di fare viaggi per i quali non siano previste soste e, soprattutto, potrebbe pesare l’assenza di stazioni di ricarica rapida CC e funzionante, per poter tornare a casa.