Dopo un 2024 drammatico in fatto di vendite di auto nuove in Europa, la Commissione Ue ancora non si attiva – al 18 gennaio 2025 – per prendere decisioni. Neppure dopo il pressing della lobby Acea. Perché? Aspetta le elezioni in Germania del 23 febbraio 2025. Da lì, in base alla vittoria della sinistra green o della destra contraria al verde, Bruxelles si regolerà. Stando ai sondaggi cui i media danno spazio, si andrà verso una nuova Grande coalizione guidata dalla CDU/CSU. Problema: gli stessi sondaggisti degli stessi media davano Trump perdente. Quindi, ora, si attende. Dietro, spingono Alternative für Deutschland e Bündnis Sahra Wagenknecht, se la barriera della CDU di Friedrich Merz crollasse.
Auto: cosa vuole la destra
Se la destra vincesse, abbandonerebbe l’Accordo di Parigi sul clima, rigetterebbe i divieti ai motori a scoppio 2035, tornerebbe a importare gas dalla Russia per abbassare i costi dell’energia. A tutela dei livelli occupazionali dell’industria e dell’automotive. Le costosissime sovvenzioni per la transizione energetica sarebbero dirottate su progetti più concreti. L’industria pesante e quella automotive sono iper energivore: col prezzo di gas ed elettricità così elevato, le possibilità di riprendere fiato sono minime.
Russia, Cina e Usa: questioni bollenti
La Germania s’è privata del fornitore di gas a basso costo: la Russia. È pro extra dazi Ue auto elettriche cinesi, e pro barriere anti Cina: primo fornitore di componenti e batterie full electric. In più, si temono la guerra commerciale con gli Usa e i dazi di Trump sulle vetture tedesche. Si vedrà il vincitore delle elezioni cosa farà a Berlino con le tre superpotenze. Per tutelare economia, livelli occupazionali, pace sociale, urge qualche decisore con personalità politica ben più marcata dell’ondivago Scholz.
I soldi all’Ucraina mentre l’auto in Germania è in ginocchio
Molte polemiche pure sul tema Ucraina: dopo una montagna di miliardi di euro dall’Ue e da Biden a Kiev, ora Scholz si tira indietro, anche in virtù del fatto che l’economia tedesca soffoca e l’auto è in ginocchio. In vista delle elezioni, coi consensi che crollano, Olaf Scholz rifiuta di concedere un pacchetto di aiuti da tre miliardi di euro. Il ministro degli Esteri Annalena Baerbock, imbestialita, vede motivi elettorali dietro la scelta del cancelliere. Che adesso non intende togliere fondi alla spesa sociale. Berlino ha già fornito addirittura quattro miliardi di euro di aiuti. “Durante la campagna elettorale, in molti privilegiano la prospettiva nazionale e vanno a caccia di voti, piuttosto che assumersi la responsabilità di garantire la pace e la libertà dell’Europa”, ha aggiunto Baerbock. Sinistra tedesca a pezzi, verdi divisi. È la tensione spaventosa pre elezioni, con il terrore di perdere potere e seggiole in Germania e di riflesso in Ue dopo che la fragile coalizione semaforo (socialisti, liberali e verdi) è caduta a dicembre 2024, indebolendo anche la Commissione Ue.
La Germania del Green Deal nel panico totale
È stata la Germania a imporre Green Deal e auto elettrica all’Unione europea, in accoppiata con i Paesi Bassi, eterni alleati dei tedeschi. In subordine, la Francia. In terra teutonica, le istanze ambientaliste hanno portato alla tragedia automotive, col futuro di VW tutto da decifrare, e una disoccupazione stellare nell’indotto. Se la sinistra a Berlino vincesse ancora, l’Ue avrebbe carta bianca per insistere con le multe alle Case e il bando termico: ci sarebbe la solita stampella germanica. Se fosse la destra a trionfare, la Commissione ne uscirebbe molto indebolita: più difficile insistere con l’elettrico. Il famigerato Dialogo strategico consultivo (non si decide nulla) per poi passare la palla al Trilogo (tempi lunghissimi) prenderà spunto dalle elezioni da batticuore in Germania.