Alcune unioni nascono dalla necessità, altre dalla convenienza, spiega Reuters. Nel caso della potenziale fusione tra le nippo Honda e Nissan (con la taiwanese Foxxcon molto interessata all’affare e la francese Renault che monitora), è per lo più difensiva, poiché i rivali cinesi prendono d’assalto il mondo. Può essere una creatura di tre tipi: fusione, partecipazione azionaria incrociata, holding. Per il Giappone, l’auto elettrica cinese rappresenta una minaccia. Sia Honda sia Nissan hanno perso terreno in Cina, il più grande mercato automobilistico del mondo, poiché BYD e altri marchi nazionali conquistano i consumatori con veicoli elettrici e ibridi dotati di software innovativi. Honda ha registrato un calo del 15% nei profitti trimestrali il mese scorso, colpita dal declino in Cina e ha ridotto la sua forza lavoro lì. Nissan, in difficoltà da tempo, prevede di tagliare 9.000 posti di lavoro a livello globale e la capacità produttiva del 20% a causa del crollo delle vendite in Cina e negli Stati Uniti.
O boom o flop: che rischi
Ma poi il matrimonio fra le due giappo darà i frutti sperati? La velocità con cui i produttori cinesi di veicoli elettrici sono stati in grado di innovare significa che per i giappo c’è poco tempo: come osservano gli esperti, non siamo più nell’epoca in cui i costruttori si univano, sfornavano profitti attraverso economie di scala e poi li reinvestivano in un piano di ristrutturazione quinquennale. L’auto è il settore più forte nella quarta economia più grande del mondo e la posizione del Giappone in altri settori chiave come l’elettronica di consumo e i chip è diminuita nel corso degli anni.
Numeri pessimi
La filiera automobilistica giapponese contava circa 60.000 aziende a maggio di quest’anno, secondo la società di ricerca Teikoku Databank. Le transazioni commerciali totali sono state stimate in 42 trilioni di yen (259 miliardi di euro), equivalenti al 7% del Pil nominale nell’anno fiscale 2023. In generale, il settore impiega oltre 5 milioni di persone, che rappresentano l’8% dell’intera forza lavoro, secondo la Japan Automobile Manufacturers Association. Il consolidamento tramite fusioni può aiutare riducendo i costi e mettendo in comune le risorse, ma resta da vedere se l’industria automobilistica giapponese, come quella statunitense o tedesca, può competere nei veicoli elettrici.
Cinesi con abilità mostruose
È che la Cina sforna auto elettriche meravigliose, stracolme di tecnologia, con batterie iper efficienti, a prezzi sbalorditivi. Pechino ha il controllo totale della filiera, minerali inclusi. BYD e CATL fanno impressione. Usa e Canada, sotto choc, piazzano dazi del 100% efficaci. L’Ue mini dazi inefficaci, peraltro aggirabili con le fabbriche in Ue e con le ibride plug-in. Il passaggio alle auto intelligenti alimentate a batteria ha visto i consumatori concentrarsi sulle funzionalità di guida autonoma basate sul software e sulla loro esperienza digitale all’interno del veicolo: Dragone molto avanti, sul resto del mondo.
Si spera che l’unione faccia la forza
D’altronde, se si parla anche di fusione fra Stellantis e Renault, i motivi ci sono. Si cerca di fare squadra. Se nessun Antitrust avrà da ridire, allora se ne vedranno delle belle: le Case cinesi che si uniscono. Il Celeste Impero fa così: osserva, attende, agisce con molta più ferocia agonistica dell’avversario. Grazie anche a politici davvero professionisti oltre la Grande Muraglia, che tengono una linea coerente dall’inizio alla fine. I nostri, in Ue, soccombono. Elon Musk (Tesla) corre ai ripari con investimenti immensi nella macchina robot totale, ed elettrica.
Akio Toyoda ha allertato tutti
Con onestà intellettuale, Toyota è stata la più esplicita sui potenziali danni derivanti da un drastico passaggio ai veicoli elettrici. Il presidente Akio Toyoda che ha avvertito più volte che un futuro basato solo su veicoli elettrici avrebbe portato a molte perdite di posti di lavoro nel settore, in particolare presso i fornitori e coloro che lavorano sui motori. Il colosso (numero uno al mondo) ha a lungo sostenuto quella che definisce una strategia multi-pathway che includa la produzione di ibridi, auto a idrogeno e veicoli elettrici. Eikei Suzuki, un legislatore del partito liberaldemocratico al potere che rappresenta la prefettura di Mie, sede di uno stabilimento Honda e del suo circuito di Suzuka, ha affermato: se Honda e Nissan si fonderanno, ciò aumenterebbe la loro competitività globale. Purché in protezione dei dipendenti. No a tagli di posti di lavoro per minori costi e maggiori profitti: questo è un altro tema scottante. La benedizione del governo di Tokyo arriverà solo a una condizione: zero licenziamenti. Che non sia un’unione per fare una dieta.