Hai voglia a raccontare che si deve passare all’elettrico per il bene dell’ambiente: l’auto termica usata in Italia si appresta all’exploit. Hai voglia a raccontare che si deve passare all’elettrico per il bene dell’ambiente: l’auto termica usata in Italia si appresta all’exploit.

L’auto termica usata in Italia farà boom nel 2025: per sei motivi

Hai voglia a raccontare che si deve passare all’elettrico per il bene dell’ambiente: l’auto termica usata in Italia si appresta all’exploit.

Il mercato auto del nuovo in Italia è in agonia: una tendenza accentuatasi col Green Deal 2019. Nel mese di febbraio le immatricolazioni si sono attestate a 137.922 unità, quasi 9.300 vetture in meno rispetto alle 147.170 di febbraio 2024 (un calo del 6,3%). Il primo bimestre dell’anno vede 271.638 esemplari, -6,1% rispetto allo stesso periodo del 2024, ma con un pesante -21,0% rispetto al 2019. 

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Viceversa, l’usato va a gonfie vele. Con 454.429 trasferimenti di proprietà a dicembre 2024 crescita del 7,3% rispetto ai 423.350 di dicembre 2023. In particolare, i trasferimenti netti segnano un +7,7% e le minivolture un +6,9%. L’anno chiude in aumento del 7,4%, con 5.410.612 passaggi complessivi rispetto ai 5.037.355 del 2023. Rispetto al 2019, invece, si registra un livello inferiore del 6,2% nel mese e del 3,6% nell’intero anno. Dati Unrae più recenti.

L’auto termica usata in Italia va a mille all’ora per sei ragioni

1) L’italiano medio non può permettersi di comprare un’auto nuova. Il prezzo medio di un veicolo nuovo compatto nel 2003 era di 4,4 volte lo stipendio annuo. Nel 2024 è di 7,7 volte tanto. Il costo di possedere un’auto è passato da 1.300 euro nel 2010 a 4.300 euro nel 2024.
2) C’è una stretta creditizia, tale per cui chi non ha soldi sul conto corrente prova a chiedere denaro a banche e finanziarie, ricevendo un no.
3) Troppa offerta complicata: elettrico, ibrido plug-in. Costoso e complesso. Le Case lo fanno perché se no pagano 16 miliardi di multe UE. Oltretutto, la scarsa capillarità delle colonnine, spesso lente, è un fattore che ammazza il mercato elettrico.
4) Gli italiani sono legittimamente spaventati dalle bollette. Se l’UE non compra più gas russo in modo diretto, lo acquista tramite triangolazioni a prezzi molto più alti: a venderlo sono Paesi che a loro volta lo importano da Mosca. In più, ci riforniamo di gas USA. E di certo non metteremo dazi sull’oro blu yankee. Risultato: gas e luce a prezzi stellari. Gli stipendi non reggono il ritmo dell’inflazione.
5) L’infinito amore per i marchi italiani Stellantis (Fiat, Lancia, Alfa, Maserati) resta, ma non si arriva al dunque: domanda e offerta non si baciano. John Elkann oggi andrà in Parlamento a presentare il Piano Italia. Siamo lontanissimi dal produrre un milione di auto nel nostro Paese (e i cinesi ci girano alla larga perché abbiamo detto sì ai dazi). Nel 2024 solo 300.000 macchine uscite dalle nostre fabbriche. Nel 2025 andiamo male. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso pare intenda scommettere sulle armi. Peccato: se solo ci fossero auto Stellantis italiane che profumano di Italia e a prezzi ragionevoli, i connazionali si catapulterebbero a comprarle.
6) Troppo spesso in concessionaria entra un nonnino pensionato. Che ha i soldi per comprare la macchina nuova. Il giovane è squattrinato. Nel 2011, circa milione di persone sotto i 25 anni aveva una patente di guida; nel 2021 solo mezzo milione. Il vecchietto è meno propenso ad acquistare un mezzo nuovo col cuore. Il PIL pro capite dell’Italia è fermo ai livelli del 2007, mentre l’inflazione (CPI) è cresciuta di oltre il 2% all’anno nello stesso periodo (dati della Banca Mondiale).

Hai voglia a raccontare che si deve passare all’elettrico per il bene dell’ambiente: l’auto termica usata in Italia si appresta all’exploit.

Effetto Cuba

Ecco perché l’età media del parco auto italiano è ora di 13 anni. Comunque, con mezzi pubblici pietosamente inefficienti e cari, la macchina serve a chi lavora o produce o fa qualcosa nel tempo libero. L’effetto Cuba sarà sempre più forte, con macchine over 10 anni diesel a fare la parte del leone. A dicembre 2024, il diesel mantiene la leadership fra le motorizzazioni, ma continua a ridurre il suo peso, scendendo al 43,4% di quota e portando al 44,8% l’intero 2024; al secondo posto il benzina. Le ibride occupano una terza posizione molto distanziata, con il 9,4% nel mese e il 7,8% nel cumulato; segue il Gpl, al 4,8 in dicembre e nell’intero 2024. Il metano si posiziona al 2,1% nel mese e nell’anno. BEV e plug-in salgono rispettivamente a 1% e 1,2% del totale: micro nicchia.

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