L’auto elettrica trascina l’Europa all’inferno

Ippolito Visconti Autore News Auto
L’Europa si tira indietro dal passaggio ai veicoli elettrici mentre i consumatori snobbano i modelli costosi.
auto elettrica inferno Ue

Una volta, nel mirino delle Case auto Ue c’era Tesla, la regina dell’elettrico: ora non è più così. Come spiega Automotive News, VW e Volvo stanno ridimensionando i piani per sfidare il produttore Usa. Molti fanno retromarcia. L’Europa sta prendendo tempo nella corsa alle auto elettriche mentre le aziende lottano con la transizione e i politici diventano cauti nell’alimentare le frustrazioni degli elettori. Hanno il terrore di perdere potere e seggiola se insistono con il full electric che nessuno compra e che porta disoccupazione. Di colpo, ecologia e surriscaldamento globale scompaiono.

Auto elettrica infernale

Non ci sono abbastanza modelli accessibili per superare i primi utilizzatori e i ricchi. I governi hanno ridotto gli incentivi alle vendite indebolendo ulteriormente l’interesse dei clienti. Poche colonnine, lente, distribuite male. L’auto elettrica trascina l’Europa all’inferno della mobilità, con lo spettro di gente che non ha modo di guidare mezzi privati, mentre le fabbriche chiudono. È l’ideologia green basata su nessun fatto concreto, con batterie che durante il ciclo vita sporcano l’ambiente.

A luglio, le consegne di veicoli elettrici a batteria sono diminuite di oltre il 10 percento in Ue, principalmente a causa di un crollo del 37 percento in Germania, il mercato più grande della regione. C’è una discrepanza tra i piani di investimento e le realtà del mercato. Addirittura, in Italia l’elettrico è una micro nicchia ridicola, col Sud non pervenuto e una nazione spaccata a metà. Ma quale crescita costante e impetuosa pompata dalla propaganda dei lobbysti nei social.

Inflazione, altra scossa

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022 ha contribuito a un’ondata di inflazione che ha colpito duramente i bilanci delle famiglie: nuovi veicoli fuori dalla portata di molti. Gli aumenti dei tassi di interesse delle banche centrali hanno ulteriormente aumentato il costo del finanziamento dei veicoli, alzando l’asticella per i consumatori. I governi hanno anche fatto dei passi indietro rispetto al percorso più rapido verso la guida completamente elettrica. Citando la concorrenza sleale della Cina (così dice l’Ue…), il blocco all’inizio di quest’anno ha introdotto tariffe punitive sulle importazioni di veicoli elettrici Made in China. La prossima marcia indietro dell’Europa dagli ambiziosi obiettivi climatici sembra essere già in corso. Il divieto di auto a combustione interna può essere rivalutato nel 2026 e le discussioni dietro le quinte tra rappresentanti dell’industria e del governo si sono intensificate negli ultimi mesi per annacquare il target. 

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In fuga dall’incubo elettrico

Così, il mercato automobilistico della regione rimane quasi un quinto al di sotto dei livelli pre-pandemia, indebolendo anche la redditività dei veicoli convenzionali. Con il mercato europeo che mostra segni di superamento del suo picco, Volkswagen ha intrapreso un percorso di confronto con i sindacati. I dirigenti questa settimana hanno affermato che il calo delle vendite ha lasciato l’azienda con circa due fabbriche di troppo. Il 4 settembre, la Volvo ha quindi abbandonato un piano per vendere solo auto completamente elettriche entro il 2030 dopo aver deluso la domanda per la sua gamma di veicoli elettrici. La Casa automobilistica, di proprietà della cinese Geely, ora punta a far sì che i modelli ibridi plug-in e BEV rappresentino almeno il 90 percento delle sue vendite alla fine del decennio. VW e Volvo sono tra le ultime a cambiare rotta. Anche Mercedes-Benz ha sollevato preoccupazioni sul ritmo degli sviluppi del mercato. Dopo aver inizialmente promesso di passare all’elettrico entro il 2030, il CEO di Mercedes Ola Källenius ha dichiarato che la società probabilmente offrirà modelli con motore a combustione per tutto il prossimo decennio: “La trasformazione potrebbe richiedere più tempo del previsto”. Per non parlare dei guai Stellantis.

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Europa nel caos elettrico

“In Europa, stiamo perdendo vantaggi in termini di costi sempre più rapidamente – afferma Ferdinand Dudenhöffer, direttore del CAR-Center Automotive Research di Bochum -. L’effetto sarà che la Cina continuerà ad espandere i suoi vantaggi competitivi naturali nei veicoli elettrici. Le strutture dei costi nel Vecchio Continente continueranno a rimanere indietro”. Consumatori inferociti: le uniche elettriche a costo meno alto, le cinesi, sono gravate di extra dazi terribili. Ecco quindi una totale avversione verso un oggetto caro come il fuoco, scomodo, e con valore residuo distrutto. Un massacro full electric da parte della politica Ue.

Non c’è l’elettrico per tutti

Modelli di fascia alta come la Porsche Taycan da 107.000 € e la BMW i7 da 116.000 € soddisfano i consumatori d’élite, ma le alternative economiche rimangono scarse. La versione elettrica della Fiat 500, tradizionalmente simbolo di mobilità accessibile, costa quasi 35.000 €, il doppio del prezzo della sua controparte con motore a combustione. Le Case cinesi stanno capitalizzando la lenta transizione dell’Europa, lanciando offensive di vendita con veicoli elettrici a prezzi competitivi come la BYD Dolphin da 33.000 €, rispetto a un prezzo iniziale di 37.000 € per la VW ID 3, solo per citare l’esempio più clamoroso.

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