Dopo le fandonie green, il dramma black: per anni ci hanno detto che l’elettrico avrebbe creato occupazione, e invece piovono licenziamenti; ora tocca a Northvolt che dà una sforbiciata addirittura a 1.600 unità. L’azienda svedese, principale produttrice di batterie per auto elettriche, taglierà nel suo quartier generale: via un quinto della forza lavoro complessiva. Perché? Perché le full electric non le vuole nessuno. Vendite a picco. Senza elettriche, le fabbriche di batterie non servono. Idem la Gigafactory Stellantis di Termoli.
Ci sono molte sfide
“Siamo determinati a superare le sfide che ci attendono, e uscirne più forti e robusti”, ha dichiarato il co-fondatore e ceo della Northvolt Peter Carlsson. Il riferimento è ai cinesi, che sfornano batterie per auto elettriche ultra efficienti. “In questo momento dobbiamo concentrare energie e investimenti in quello che sappiamo fare meglio”.
Il target
L’azienda punterà a produrre 16 GWh a Northvolt Ett, a Skelleftea, nel nord della Svezia. Siamo ora a 1 GWh. Utopia? Comunque un obiettivo inferiore rispetto all’ampliamento del sito previsto all’inizio, con altri 30 GWh. In arrivo l’eliminazione della fabbrica di Borlänge, acquisita nel 2022, e di un impianto in Polonia. Ma è tutto così meravigliosamente green, dicono alcuni politicanti verdi Ue. Le lobby dell’elettrico dicono che le macchine a batterie si vendono eccome nel mondo, con prospettive rosee, includendo le vetture termiche ibride plug-in. Quindi, la domanda di batterie per auto elettriche c’è. Idem la domanda per batterie dei trapani, degli aspirapolvere, degli accumuli domestici, degli smartphone. Se oggi, i produttori di batterie licenziano, figuriamoci domani quando le macchine a corrente non le vorrà più nessuno per davvero.