L’auto elettrica fa esplodere l’Europa: Tavares stronca l’Acea costruttori

Ippolito Visconti Autore News Auto
L’ad Stellantis Carlos Tavares: “Dal punto di vista della concorrenza tanto cara all’Unione, sarebbe surreale cambiare le regole adesso”.
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Alla fine, l’auto elettrica ha fatto esplodere l’Europa. Tavares stronca l’Acea costruttori. Sentiamo l’ad Stellantis: “Dal punto di vista della concorrenza tanto cara all’Unione, sarebbe surreale cambiare le regole adesso”. Ecco i concetti del top manager portoghese.

Primo. Tutti conoscono le norme da molto tempo, tutti hanno avuto il tempo di prepararsi e quindi ora si corre. 

Secondo. Il dogmatismo dei legislatori europei si è infranto contro il muro della realtà: siamo in un sistema in cui il regolatore vuole che i consumatori comprino queste auto, e il consumatore dice “no, grazie, non a quel prezzo”. 

Terzo. Ora, però, le auto le abbiamo, ci siamo organizzati per le relative vendite necessarie, stiamo col fiato sul collo di Tesla e ci viene detto che ci saranno dei disastri. Dovevamo pensarci prima, giusto?”.

Leapmotor in agguato

Chissà cosa c’è dietro la strategia di Tavares. Nessuno può dirlo. Comunque, l’ennesimo marchio di Stellantis, la cinese Leapmotor, ha una grande possibilità: vendere auto termiche ed elettriche sotto costo mentre le Case tradizionali sono in una crisi pazzesca. In parallelo, Stellantis si è buttata sul multienergy: elettrico, ibrido e termico.

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Ma l’Acea cosa vuole?

L’Acea chiede all’Unione europea una cosa molto precisa: di posticipare di due anni (al 2027) l’applicazione dei nuovi limiti per le emissioni di anidride carbonica delle flotte in vigore nel 2025. Target: le Case dovranno ridurre le emissioni medie di anidride carbonica dai 116 g/km del 2024 a poco meno di 94 grammi. Altrimenti, maxi multa di 95 euro per ogni grammo di CO2 in eccesso, per i mezzi immatricolati. Ammende di miliardi di euro. Il capo di Renault, Luca de Meo, ha messo in guardia: se l’elettrico rimane al livello attuale, l’industria europea dovrà pagare 15 miliardi di euro di multe. Oppure rinunciare a produrre più di 2,5 milioni di vetture e veicoli commerciali. 


Per l’Acea, il settore ha investito miliardi nell’elettrificazione per immettere veicoli sul mercato, ma gli altri ingredienti necessari per questa transizione non sono presenti e la competitività dell’UE si sta erodendo. Il settore automobilistico europeo sta lottando con modelli più economici provenienti dalla Cina, costi energetici elevati e una domanda dei consumatori lenta, con vendite che rimangono ben al di sotto dei livelli pre-pandemia. Per Tavares, non bisogna cambiare continuamente le regole sulle emissioni. E le aziende hanno bisogno di quadri normativi certi e stabili: così da pianificare gli investimenti e fare e migliori scelte strategiche. 

Il manager ha affermato che la società ha preparato i veicoli elettrici e ha messo in atto i mezzi per venderli (e, ricordiamolo, ha ritirato il Gruppo dall’Acea nel 2022). Si è organizzata per conformarsi riducendo i costi, lanciando nuovi modelli e affrontando la concorrenza dei produttori cinesi e di Tesla. 

Botta e risposta triste

Un po’ anomalo vedere questa situazione. Le regole della Commissione europea, le risposte dei costruttori, i governanti che non sanno che pesci prendere. Anni fa, quando Bruxelles si scatenava pro elettrico e contro il termico, l’Acea poteva e doveva dire la sua. Poteva e doveva indirizzare la Commissione e il Parlamento Ue. Chissà: qualcuno forse voleva fare un sacco di soldi col full electric e la rottamazione del termico, ma la realtà è stata drammaticamente differente. Il mercato non è manipolabile con pseudo ideologie senza fondamento: anche i bimbi sanno che le batterie e l’elettricità inquinano da pazzi. Il re è il consumatore, non il burocrate.

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