La favoletta green che voleva i verdi Paesi del Nord coinvolti nella transizione elettrica si squaglia come burro al Sole: la Svezia scappa dall’auto elettrica e sta alla larga da Northvolt.
Non acquisirà una quota nel produttore di batterie per macchine a corrente, che naviga in cattive acque. Come d’altronde quasi tutto quel che in Ue concerne le vetture cosiddette ecologiche: inquinano alla pari delle altre, se non di più, perché bisogna produrre e smaltire le batterie. Per il primo ministro Ulf Kristersson, il futuro dell’azienda deve essere determinato dai suoi proprietari privati.
“Faccia da sé”
La scorsa settimana Northvolt ha annunciato che avrebbe ridotto le sue attività e tagliato posti di lavoro. “Siamo impegnati a far sì che la Svezia sia un buon posto per le nuove tecnologie necessarie nella transizione verde, ma non è rilevante che lo Stato svedese intervenga e acquisisca una quota”, ha affermato Kristersson. Northvolt non ha risposto immediatamente a una richiesta di commento, riporta la Reuters. Spetta ai proprietari dell’azienda sviluppare il gruppo. “Non ci occupiamo dei piani aziendali delle singole aziende, ma vogliamo essere un buon posto per questo tipo di settore”, ha affermato. Un po’ di sana demagogia, con dichiarazioni senza costrutto.
Disastro elettrico Ue: la Cina gode
Il 9 settembre, Northvolt ha affermato che avrebbe sospeso parti della produzione nella sua gigafactory in Svezia e che la costruzione pianificata di impianti in Germania, Canada e Svezia meridionale ha subìto ritardi poiché l’azienda sta riducendo la sua rapida espansione. Con Volkswagen tra i suoi proprietari, la società ha guidato un’ondata di startup europee che hanno investito decine di miliardi di dollari nella produzione di batterie per servire le Case automobilistiche del continente mentre passano dai motori a combustione interna ai veicoli elettrici. Adesso, però, c’è davvero la pura profonda. Dalle illusioni politiche alle drammatiche realtà industriali. Domanda elettrica flop, zero incentivi, nessuno Stato che interviene. L’elettrico è solo e malandato, lasciato andare alla deriva, dopo tante parole auliche al vento. Intanto la Cina gode: controlla l’85% della produzione globale di celle per batterie, come mostrano i dati dell’Agenzia internazionale per l’energia.