La Svezia è tra coloro che sperano in una soluzione alla crisi commerciale tra l’Unione Europea e la Cina, conseguente all’imposizione di dazi aggiuntivi sulle auto elettriche prodotte all’ombra della Grande Muraglia. Ad affermarlo è stato il ministro del commercio estero, Benjamin Dousa, nel corso di una conversazione con l’agenzia di stampa Reuters. Naturalmente si tratta di una speranza indotta dal fatto che la casa di auto locale, la Volvo, è ormai da tempo passata sotto l’egida della cinese Geely e potrebbe essere favorita da uno sviluppo di questo genere.
Volvo teme le ritorsioni di Pechino sulle auto europee
Com’è ormai noto, ormai da luglio sono stati emanati dazi aggiuntivi sulle auto elettriche provenienti da Pechino e dintorni. Le tariffe possono ora arrivare ad un massimo del 45,3% e sono ufficiali dal passato 31 ottobre. La loro imposizione ha provocato una vera e propria crisi commerciale, che i funzionari delle due parti stanno cercando di appianare, sinora senza esserci riusciti.
La decisione di Bruxelles è stata giustificata dalla difesa dei produttori europei, molti dei quali hanno però espresso la loro contrarietà al provvedimento. A partire da quelli tedeschi (Gruppo Volkswagen, BMW e Mercedes), i quali temono ritorsioni da parte del gigante asiatico, da cui dipende un terzo circa delle loro esportazioni.
Oltre a loro, anche Volvo potrebbe essere esposto in tal senso. La casa svedese fa parte di Geely, sui cui veicoli inviati in Europa sono stati imposti dazi pari al 18,8%. Stando ai dati doganali cinesi, nel corso del 2023 il gigante asiatico ha importato veicoli svedesi per un controvalore pari a circa un miliardo di dollari. Non è difficile capire il motivo delle preoccupazioni in seno al governo di Stoccolma.
La Svezia ha mutato la sua posizione sui dazi UE a carico delle auto elettriche cinesi: vediamo perché
“La soluzione migliore per la Svezia, l’Unione Europea e la Cina sarebbe quella di portare a termine queste negoziazioni e di riuscire effettivamente a firmare un accordo”: questo è quanto affermato da Benjamin Dousa al termine di quattro giorni di colloqui con funzionari e rappresentanti di decine di aziende svedesi a Pechino e Shanghai.
Per poi aggiungere: “La soluzione alternativa migliore dal punto di vista dell’UE sarebbe un accordo di impegno sui prezzi con la Commissione. Quindi speriamo che la Commissione UE e la Cina possano raggiungere un accordo nel prossimo futuro.”
Per Volvo, comunque, al momento il pericolo non sussisterebbe. Stando a quanto affermato dal quotidiano statale cinese Global Times, le autorità locali sembrerebbero intenzionate ad aumentare i propri dazi sulle importazioni di auto a benzina con motori superiori a 2,5 litri. In conseguenza di ciò, i modelli di auto importati dal Paese scandinavo non sarebbero interessati dalla penalità.
Proprio Dousa, però ha svelato un interessante retroscena, in relazione ai dazi UE. Ecco le parole pronunciate al proposito: “Il motivo principale per cui abbiamo deciso di passare dal no all’astensione è stato che abbiamo ricevuto segnali positivi dalla Commissione Europea, la quale indicava che stavano avviando un dialogo con Volvo per raggiungere un accordo sui prezzi.”
I dazi stanno dividendo ancora di più l’Europa
Un accomodamento, quello svelato da Dousa, che si spiega anche alla luce del fatto che l’UE sta investendo molto nella produzione automobilistica europea nella Svezia occidentale, dove la Volvo ha un grande stabilimento, nonché in Belgio e Slovacchia.
Tale, inoltre, da far capire come la questione abbia sin qui provocato più danni che benefici. In particolare, ha provocato l’irrigidimento delle aziende cinesi intenzionate a investire in Europa. I casi più evidenti, al momento, sono quelli di Dongfeng e Leapmotor: la prima ha sospeso i colloqui con l’Italia, la seconda abbandonato la Polonia. Si tratta di due dei Paesi che hanno appoggiato i dazi, alla faccia del buon senso.
Mentre altri Paesi, a partire dall’Ungheria e dalla stessa Svezia, hanno mostrato una maggiore capacità diplomatica e badato esclusivamente al proprio interesse nazionale. Un atteggiamento premiato dalle autorità cinesi, considerato come Volvo non abbia sin qui riportato danni e che BYD sembra intenzionata ad aprire non uno, ma addirittura due stabilimenti in Ungheria.