Il nome Giulia rappresenta un’icona assoluta nella storia di Alfa Romeo, un simbolo di sportività tutta italiana che affonda le sue radici nei primi anni Sessanta. Il modello originale, lanciato nel 1962, rimase in produzione fino al 1977, segnando un’epoca d’oro per la casa di Arese.
Decenni dopo, nel 2016, fu Sergio Marchionne a volerne la rinascita: nacque così la nuova Alfa Romeo Giulia, una berlina di segmento D dallo spirito grintoso, pensata per riportare in auge il marchio del Biscione sul mercato internazionale.
Assemblata nello stabilimento Stellantis di Cassino, la Giulia è frutto del lavoro del Centro Stile Alfa Romeo, con la firma dei designer Marco Tencone e Alessandro Mascolini. A condividerne la base tecnica è la piattaforma Giorgio, sviluppata insieme a FCA a partire dal 2013, la stessa su cui è nato anche il SUV Stelvio. Entrambi i modelli hanno rappresentato la rinascita del marchio, ma oggi la storia è pronta a voltare pagina.

Con il lancio della prossima generazione, previsto a breve, Giulia cambierà radicalmente identità: da berlina sportiva a crossover rialzato, un’operazione voluta dai vertici di Stellantis per rispondere alla crescente domanda di SUV. Tuttavia, questa svolta ha lasciato perplessi, e in alcuni casi indignati, i puristi dell’automobile e i fan storici del Biscione.
Nonostante i dubbi, l’obiettivo strategico del gruppo guidato da John Elkann è chiaro: cavalcare le tendenze del mercato per garantire competitività e redditività. Eppure, tra gli appassionati, serpeggia il rammarico per quella che sembra una perdita di identità.

Alcuni sognavano una nuova Giulia dalle linee da Gran Turismo, come il suggestivo render pubblicato tempo fa da “Sugarchow Design” su Instagram, che mostrava una sportiva dal look mozzafiato, ispirata alle curve Ferrari. Ma il futuro non prevede più berline aggressive e filanti: la Giulia del domani sarà a ruote alte, in linea con il trend dominante.