Mentre infuria la guerra dell’auto elettrica, la lobby delle Case auto europee pressa Bruxelles. Luca de Meo, presidente Acea (Associazione costruttori) svela il contributo per il piano industriale automobilistico Ue, incluso un quadro normativo semplificato. Obiettivo: una transizione dinamica e competitiva verso una mobilità a zero emissioni, creando le giuste condizioni per consentire all’industria automobilistica europea di prosperare e competere a livello globale. Nel mirino, la fortissima Cina. Siamo alla vigilia del dialogo strategico sul futuro dell’industria automobilistica in Europa. Si inserisce nell’Automotive Industrial Action Plan, che è previsto come parte dei primi 100 giorni della nuova Commissione europea.
La prima richiesta Acea all’Ue: una politica industriale
Serve l’implementazione di una solida politica industriale Ue per rendere le attività commerciali più facili e veloci in Europa. Occorre creare le condizioni per una transizione autonoma guidata dal mercato verso una mobilità a zero emissioni per vetture, furgoni, autobus e camion. E ridurre gli oneri amministrativi semplificando la legislazione.
Due, un ambiente legislativo semplificato
Per l’Acea, occorre un ambiente legislativo semplificato. Target: ridurre l’onere normativo, prevenendo sovrapposizioni e incoerenze. Un esempio? I soli produttori di veicoli dovrebbero conformarsi a 100 atti legislativi entro il 2030. Requisiti per: sicurezza dei veicoli, emissioni, energia, materiali, dati e sicurezza. Affontando incoerenze tecniche, amministrative o temporali.
Tre, gruppi di regole
Meglio raggruppare i requisiti normativi che interessano l’industria automobilistica in lotti separati. E regolamentare il futuro, non il passato, concentrandosi sulla nuova omologazione. Utile creare uno sportello unico (task force) per condurre valutazioni di impatto specifiche per il settore. Più test di coerenza delle nuove leggi. Insomma, tutto più snello e semplice.
Sforzo titanico
L’Acea dice il vero. C’è un ma. Si rivolge a un’Ue dilaniata. La Commissione bis è nata dopo battaglie intestine atroci per accaparrarsi seggiole e posti di potere. La stampella sinistroide della Germania è crollata, e tutti gli eco politici sono nei guai fino al collo: estrema destra in agguato alle elezioni imminenti. L’altra stampella sinistroide, la Francia, ha accumulato così tanti debiti per le politiche verdi che l’esecutivo è già in frantumi. La verità che il pasticcio è stato fatto attorno al 2019, quando la Commissione era forte, sostenuta da Berlino e Parigi, a comandare in lungo e in largo. L’imposizione dell’auto elettrica senza colonnine né bonus né protezione degli occupati come scudo anti Cina è un suicidio. Resuscitare un mezzo cadavere da questo pantano burocratico è un’impresa titanica.
Doppio paradosso
Abbiamo l’Ue – la politica – che impone la tecnologia (l’elettrico): lo smartphone s’è imposto da solo, senza leggi che uccidessero gli altri telefoni. Poi abbiamo l’industria che vuole dare il suo contributo a quella stessa Ue colpevole del caos. Non se ne esce vivi da questo doppio paradosso.
Commissione fragilissima
Sono solo 370 i voti che hanno promosso la Commissione von der Leyen II. Una manciata di numeri in più della soglia psicologica dei 361, pari alla maggioranza assoluta più uno dell’assemblea parlamentare. È all’insegna della frammentazione politica. Fra partiti diversi che coesistono come marito e moglie pronti a divorziare. All’interno dello stesso partito, più correnti. Un caos mai visto. E questa Ue dovrebbe portare ordine a livello legislativo per l’auto. Improbabile. Lo stesso gruppo dei Conservatori (Ecr) è dilaniato.
Ieri, se von der Leyen voleva vincere, si rivolgeva a Berlino e Parigi, e il gioco era fatto: ora le due capitali sono ridotte malissimo. La Commissione ha in sé il virus della frattura imminente, mescolando destra e sinistra: proprio come Germania e Francia. Poi ci saranno gli scontri su democrazia, stato di diritto, alleanze internazionali, mozione per armare l’Ucraina contro la guerra di aggressione russa e la crescente cooperazione militare tra Russia e Nord Corea. In questo contesto demoniaco, ci sono i motori termici, ibridi plug-in ed elettrici. Con le vecchie regole che hanno spalancato le porte alla Cina. Di converso, Usa, Russia e Cina hanno una catena decisionale iper efficace e veloce. Sono queste le condizioni politiche internazionali con cui la lobby auto europea deve confrontarsi.
La prima partita la si gioca sulle multe Ue di 15 miliardi di euro nel 2025 alle Case che vendono macchine troppo inquinanti. L’Acea s’è detta contraria da tempo, evidenziando le ripercussioni negative per l’occupazione.
Metti una Stellantis nel motore di Acea
Un punto a favore dell’Acea è che Stellantis intende aderire all’Associazione, perché l’industria automobilistica europea si trova in un momento critico. “Riteniamo che l’Acea sia il forum giusto per dialogare con i nostri colleghi e gli stakeholder e costruire insieme un piano di azione a sostegno dell’intera catena del valore”, ha dichiarato Jean-Philippe Imparato, COO di Stellantis Enlarged Europe. Con riserva di approvazione, l’adesione diventerà effettiva dal 1° gennaio 2025. Dopo l’estromissione del Ceco Carlos Tavares all’inizio di questo mese, la società si sta muovendo rapidamente per consolidare la sua attività europea in declino, riunendosi al gruppo di pressione del settore e nominando nuovi responsabili per Francia e Germania.
Comunque, la multinazionale è fiduciosa di raggiungere gli obiettivi di CO2 dell’Ue per il 2025, mentre aumentano gli ordini per veicoli elettrici più economici. Prevede di essere “ben al di sopra” del livello minimo di vendite di veicoli elettrici il prossimo anno, necessario per rispettare i target più severi nell’Unione europea. Così da evitare le sanzioni.