La Germania si prende a cazzotti da sé. Prima i Verdi hanno mezzo il ban Ue termico, poi i Gruppi BMW, Mercedes e VW vanno a navigare in cattive acque per la prevedibile spallata elettrica cinese, infine si cercano soluzioni che spaccano il governo. Il ministro dell’Economia Robert Habeck discute dei guai del settore con alcuni dirigenti delle aziende locali. È intervenuto sull’argomento durante una visita allo stabilimento VW di Emdem. “Gran parte dei problemi, alcuni dei quali ereditati dal passato, devono essere risolti dalla stessa azienda, perché le strutture dei costi di Wolfsburg devono essere riviste. I produttori si assumano parte della colpa per la loro situazione attuale, ma il governo si sente in obbligo di fare qualcosa per far ripartire il mercato”, ha detto. Qualcosa cosa? Ma dentro la compagine governativa c’è la spaccatura.
Infatti, il ministro delle Finanze Christian Lindner segnala che è improbabile una proposta del partito SPD del cancelliere Olaf Scholz di reintrodurre un bonus di rottamazione del valore di 6.000 euro. A chi rottama il catorcio per un’elettrica. No a incentivi, basta: della serie, abbiamo già dato.
No bonus rottamazione
“Non voglio concentrarmi sulle proposte di altri partiti in questo momento”, ha affermato Lindner, un falco fiscale che è il presidente dei Liberi Democratici, in una conferenza stampa a Berlino. Ancora discordia all’interno dell’alleanza di governo, che ha litigato pubblicamente per i fondi limitati negli ultimi mesi. Pur di andare al potere, sei green, ti allei con l’altro ultra verde, e poi vengono fuori magagne terribili per cittadini, automobilisti, consumatori.
Che disastro l’Ue con l’auto elettrica
L’industria automobilistica, dopo le decisioni Ue sull’elettrico, è stata scossa (è il caso di dirlo) da un calo della domanda di veicoli elettrici dopo che i governi, tra cui la Germania, hanno ridotto gli incentivi finanziari. È stata particolarmente colpita dal calo della domanda dalla Cina, un mercato chiave. BMW e Mercedes hanno emesso avvertimenti sugli utili nelle ultime settimane, in parte a causa del crollo della domanda in Cina. Il ceo di VW Blume si aspetta significative concessioni dai sindacati nei colloqui cruciali.
Paure profonde dopo il ban Ue
VW valuta la chiusura di stabilimenti in Germania per tagliare i costi e colmare il divario con i concorrenti. Si parla di 15.000 o addirittura 30.000 tagli. Si aspetta che i sindacati facciano proposte su come tagliare i costi e colmare il divario con i concorrenti, due giorni prima dei colloqui sulle chiusure di stabilimenti e sui nuovi accordi salariali. Ciò ha provocato uno scontro con i sindacati che hanno promesso una forte resistenza. A dimostrazione di quanto sia diventata tesa la situazione, i colloqui su un nuovo accordo salariale e sui futuri bilanci dovrebbero iniziare domani, un mese prima del previsto. I sindacati hanno escluso la chiusura di stabilimenti, lasciando aperta la questione di dove arriveranno i risparmi senza tagli di posti di lavoro.
“I costi alla Volkswagen sono troppo alti rispetto alla concorrenza internazionale”, ha detto Blume, aggiungendo che il gruppo avrebbe rivisto tutte le leve nelle prossime settimane per quanto riguarda i tagli di sviluppo, materiali, costi fissi, di produzione e di vendita al dettaglio. La Cina è un incubo.