La FSD di Tesla può finalmente parcheggiare, ma è tutt’altro che impeccabile

Dario Marchetti Autore
La versione 13.2 del sistema mostra notevoli passi avanti rispetto alla precedente, ma anche qualche problema da appianare
Il Full Self-Driving di Tesla

Il Full Self-Driving di Tesla ha suscitato grande interesse sin da quando è stato lanciato, nell’ottobre 2020. Nei quattro anni trascorsi da quel momento ha dato vita ad un percorso simile alle montagne russe, tra un fallimento e una riuscita. Al tempo stesso, la vera guida completamente autonoma senza conducente di sicurezza ha continuato ad assomigliare ad una chimera. Ora, però, sembra che il quadro sia mutato completamente. A evocare tale percezione è l’ultima versione di FSD, che sembra essere finalmente riuscita a cogliere l’obiettivo iniziale. Intendendo come tale le auto realmente senza conducente. Solo che il risultato non sembra ancora ottimale.

FSD, il miglioramento c’è, ma basta realmente?

Elon Musk è un uomo di spettacolo, oltre che un grande imprenditore. Nella sua duplice veste si è sempre speso in dichiarazioni estremamente impegnative sul sistema Full Self-Driving e sulle sue capacità. Affermazioni che, all’atto pratico, sono spesso state disattese, almeno per quanto concerne le tempistiche.

Il Full Self-Driving di Tesla

In particolare, a spingere più di un osservatore a mostrare scetticismo sui risultati è stata una decisione presa da Tesla, quella relativa all’utilizzo imperniandolo esclusivamente su una combinazione di telecamere e reti neurali. Una scelta che ha tagliato fuori altri tipi di sensori e radar su cui si è orientata invece la concorrenza.

La versione 13.2 di FSD, però, sembra dare parzialmente ragione alla scelta in questione. Rappresenta infatti un notevole miglioramento rispetto alla versione 12. Non solo rende la guida autonoma migliore e più fluida, ma aggiunge anche una serie di nuove funzionalità. Grazie alle quali il conducente è ora in grado di abilitare FSD mentre l’auto è parcheggiata. In pratica, il veicolo può uscire dal posto occupato in retromarcia e dirigersi verso la destinazione impostata dal suo proprietario, per poi trovare un punto di sosta corretto. Questo sulla carta, mentre il risultato finale lascia ancora a desiderare.

Il parcheggio non è impeccabile, con l’FSD di Tesla

Nella realtà, le prove che hanno visto l’impiego del sistema FSD V13.2 su una Model Y, hanno dato risultati accettabili per quanto concerne la parte relativa alla guida. Quando però il veicolo è arrivato a destinazione, i nodi hanno iniziato a venire al pettine.

Nonostante il tratto di marciapiede fosse abbastanza grande da contenere agevolmente il veicolo parcheggiato, questo ha tentato di occuparne una rampa. Un errore che difficilmente farebbe un essere umano, tale da comportare il disinserimento dell’FSD e l’intervento del conducente reale.

Se si è trattato di una semplice eccezione, o quasi, quanto accaduto pone un problema di non poco conto: sapere dove si trova l’auto è un conto, ma capire invece dove è in grado di parcheggiare in maniera legale è ben altro paio di maniche. In pratica, potrebbe volerci un arco temporale non proprio insignificante affinché la Tesla interessata sia in grado di capire cos’è una zona di carico, cosa significa parcheggio con permesso, di quali permessi dispone e quali posti prevedono limitati temporali.

Il Full Self-Driving di Tesla

Un altro video evidenzia però la fluidità in fase di sterzo e frenata del nuovo sistema. Se le prime versioni presentavano limiti nella girata, ora il livello di fluidità sembra quello tipico di un conducente umano. Anche se va considerato come le prime recensioni dei sistemi FSD siano tendenzialmente più positive. A spiegarlo il fatto che Tesla preferisce concedere priorità all’accesso ai dati a coloro che hanno un approccio più amichevole al sistema.

Il funzionamento è più veloce

Tra i grandi cambiamenti prospettati da V13.2 è da sottolineare l’utilizzazione di feed ad alta risoluzione dalle telecamere esterne, in grado di reagire efficacemente anche a una frequenza di aggiornamento più elevata. Ciò consente al modello AI che supporta FSD di funzionare più velocemente, aiutato dal nuovo supercomputer Cortex prodotto da Giga Texas, cinque volte più veloce nell’elaborazione dei dati rispetto al vecchio supercomputer Dojo .

Alcuni osservatori hanno fatto notare che un miglioramento così accentuato nelle prestazioni di FSD rende i piani di Tesla per i robotaxi più plausibili. Al riguardo occorre ricordare che l’azienda californiana è intenzionata ad iniziare la produzione del suo Cybercab nel 2026 o nell’anno successivo. Lo scetticismo in tal senso potrebbe essere spazzato via proprio da quanto fatto con il Full Self-Driving. Anche se restano da appianare gli ostacoli normativi, ma questa è un’altra storia.

  Argomento:  - 
X