Sorpresa: la cinese Lynk & CO non aumenterà il prezzo della sua prima elettrica per l’Europa, nonostante gli extra dazi Ue. Parliamo della Suv compatta 02. Pertanto, margini di profitto più bassi. Se alzasse il prezzo, sarebbe meno appetibile. Questo il concetto del ceo europeo del marchio, Nicolas Appelgren, in un’intervista alla fiera Automechanika di Francoforte (fonte Automotive News). Di certo, la prima EV made in China arriverà da noi il mese prossimo. È la linea del brand, di proprietà congiunta di Geely (Cina) e Volvo (Svezia, a sua volta del colosso orientale).
Lynk & CO 02
La Sport utility 02 paga a una tariffa del 18,8 percento secondo gli attuali piani della Commissione europea per contrastare quelli che definisce sussidi ingiusti per i produttori di veicoli elettrici che producono in Cina. Quale prezzo? Mistero, per ora. La macchina si basa sulla stessa piattaforma della EX30 di Volvo e della X di Zeekr, vendute a circa 42.500 euro in Germania.
Invece, il ceo Seat/Cupra, Wayne Griffiths, ha affermato che una tariffa del 21,3 percento sulla Cupra Tavascan EV, anch’essa prodotta in Cina, metterebbe a rischio il futuro finanziario dell’azienda. Senza le vendite previste di Tavascan, Cupra, un marchio di proprietà della sussidiaria spagnola Seat del Gruppo Volkswagen, non raggiungerebbe gli obiettivi di riduzione delle emissioni di anidride carbonica imposti dall’Ue nel 2025. La causa? Le vendite dei suoi motori a combustione. Pesanti multe in vista. A differenza di Lynk & CO che produce solo auto elettriche.
Lynk & CO 01 a noleggio
Per adesso, Lynk & CO vende e noleggia il suo primo modello europeo, la Suv ibrida plug-in 01, in sette mercati europei ed è in trattativa con i rivenditori in tutta la regione per mettere le sue auto negli showroom entro la fine di quest’anno. Prevede di lanciare un’altro PHEV nel 2025 ed espandere le sue vendite agli acquirenti di flotte. Per la precisione, si tratta spesso di abbonamenti pluri mensili con addebiti su carta di credito.
No della Spagna
Intanto, i dazi auto elettriche cinesi imposti dall’Ue non convincono. Adesso, anche la Spagna dice no. Il primo ministro iberico Pedro Sanchez afferma che Bruxelles (sempre più sola) dovrebbe riconsiderare il piano tariffario con un +36,3% di tasse. “Non abbiamo bisogno di un’altra guerra”, ossia di un conflitto commerciale. “Penso che dovremmo costruire ponti tra l’Ue e la Cina e dalla Spagna, e quello che faremo è di essere costruttivi e cercare di trovare un compromesso tra Cina e Commissione europea”.