Alla fine, la cinese Chery produrrà in Spagna. Dopo tante chiacchiere sulla possibilità di mettere in piedi una fabbrica in Italia, siamo a zero. Peccato, un’occasione persa dal nostro Paese: la società orientale poteva portare occupazione in modo diretto e indiretto (indotto). Poteva essere il primo test di un’azienda automotive orientale da noi, così da fare da apripista. Chissà: forse hanno pesato i timori legati a concertazioni collettive estenuanti.
La cinese Chery vola a Barcellona
La Spagna ospiterà la produzione di vetture della Chery. Dove? L’ex fabbrica della Nissan a Barcellona è l’indiziata numero uno. A dire sì è stato il ministero dell’Industria iberico, che parla di formalizzazione dell’accordo già nei prossimi giorni. Occorre attendere i vari incontri tra il governo di Madrid e il costruttore, poi ecco il via nella zona franca del capoluogo catalano.
Perché occasione persa per noi? Ecco la spiegazione. Il costruttore cinese in futuro andrà a recuperare le strutture produttive. E assumerà parte dei 1.600 lavoratori ex Nissan. A beneficio dei livelli produttivi, della stabilità sociale, dell’economia in generale.
La Chery venderà in Italia con i marchi Omoda e Jaecoo: il nostro sarà il secondo mercato europeo per il gruppo asiatico. Entro fine 2025, tre Suv per ciascuno dei marchi Omoda e Jaecoo con un cocktail di motorizzazioni. Obiettivo, sfondare con prezzi competitivi e tecnologie di assoluto livello. Dove? Da noi, in Spagna, Gran Bretagna e Polonia all’inizio. Come la competitor BYD, si affiderà a una rete di concessionari locali consolidati.
Chery scatenata nel mondo
Intanto, come reso noto dal ministero del Commercio del Vietnam, Chery ha firmato un accordo di joint venture con una società locale. Target: costruire un impianto di assemblaggio da 800 milioni di dollari. Così da diventare il primo produttore cinese di elettriche a creare un impianto nel Paese. In partnership con la società vietnamita Geleximco. Tutto sorgerà nella provincia costiera di Thai Binh. La capacità sarà di 200.000 veicoli all’anno nel 2026.