La cinese BYD ha chiesto ai fornitori di accettare tagli nel 2025. Motivo: l’anno prossimo, ritiene il colosso del Dragone, la guerra dei prezzi nel Regno di Mezzo diverrà – se mai questo sia possibile – ancora più brutale. Parliamo di un mercato dove domina la ferocia agonistica dei marchi. Fra chi vende sottocosto pur di mangiare fette di mercato, e chi s’insinua con promozioni e sconti fortissimi, infuria la battaglia nell’ex Celeste Impero. Da qui, poi, l’onda dell’invasione orientale prende corpo sino a divenire uno tsunami in Europa. Per questo Bruxelles tenta di ripararsi con dazi anti auto elettriche Made in China: lo stile medievale della tecnocrazia Ue contro l’ultra moderno spirito aggressivo di Pechino. L’esito dell’incontro è già noto a chiunque: sarà ko tecnico a favore della Cina, nonostante i tentativi europei di alterare la competizione.
La catena del valore
Pertanto, se i fornitori diranno sì (dopo contrattazione), BYD li pagherà meno. E avrà più spazio per abbassare i prezzi. Battendo i rivali. Un circolo virtuoso che permetterà ai suddetti fornitori di proseguire la propria attività (all’inizio con profitti inferiori).
Quale la fonte
Poche ore fa, sul social media cinese Weibo (animato da una quantità incalcolabile di utenti) è circolato uno screenshot di un’e-mail proveniente dal gigante automobilistico con sede a Shenzhen. Questi chiedeva tagli di prezzo del 10% da un fornitore anonimo a partire da gennaio 2025. “La contrattazione annuale con i fornitori è una pratica comune nel settore automobilistico – ha affermato Li Yunfei, direttore delle pubbliche relazioni e del branding di BYD -. Proponiamo obiettivi di riduzione dei prezzi ai fornitori. Non sono requisiti obbligatori. Possiamo negoziare”.
Il profetico Marchionne
L’e-mail indica che il produttore di veicoli elettrici si sta posizionando per resistere a ulteriori sconti nel prossimo anno. La guerra dei prezzi nel mercato automobilistico cinese, che imperversa da almeno due anni, ha spinto al consolidamento. Invece, i piccoli operatori sono sull’orlo del baratro. Lustri addietro, il profetico Marchionne indovinò tutte le previsioni: era urgente accorparsi per sopravvivere. Ma mai con i francesi. Mai. Due volte profetico, due visioni del futuro corrette. Non per nulla, Alfredo Altavilla (ex punta di diamante della squadra del manager in pullover) è nel team di BYD.
Cosa accade in Cina
Intanto, Volkswagen e Stellantis hanno collaborato con marchi cinesi come Xpeng e Zhejiang Leapmotor Technology. Obiettivo: sfruttare la competenza orientale in materia di veicoli elettrici. In parallelo, i brand di elettriche premium HiPhi e WM Motor con sede a Shanghai sono impantanati in procedure fallimentari.
Finora BYD è uscita dalla crisi in gran parte indenne, se non rafforzata. Nel 2024, ha guidato un nuovo ciclo di tagli dei prezzi in tutto il settore, guadagnando con successo quote di mercato e schiacciando i rivali più deboli. Continua a registrare livelli record di reddito. Nell’ultimo trimestre, il suo fatturato ha superato per la prima volta quello di Tesla e il suo margine lordo è salito al 21,9%, il livello più alto in un anno. Il produttore è cresciuto fino a diventare il marchio automobilistico più venduto in Cina, avendo consegnato circa 3,2 milioni di veicoli ibridi plug-in ed elettrici quest’anno, tra cui un record di mezzo milione di auto a ottobre. È sulla buona strada per vendere almeno 4 milioni di unità entro il 31 dicembre.
No alle fake news sull’elettrico
Ribadiamo: auto a nuova energia per BYD. Ossia BEV (elettriche) più termiche ibride ricaricabili (PHEV). No alle fake news dei furbetti green che in malafede nei social e nei siti parlano solo di elettriche, dimenticandosi delle plug-in.