La Cina sbrana il made in Italy Autobianchi e Innocenti

Ippolito Visconti Autore News Auto
Pechino all’arrembaggio: Autobianchi e Innocenti potrebbero presto ritornare in auge sul mercato automobilistico italiano, divenendo cinesi.
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Pechino all’arrembaggio: Autobianchi e Innocenti potrebbero presto ritornare in auge sul mercato automobilistico italiano, divenendo cinesi. Lo riporta il Sole. Il governo Meloni vuole rilanciare i due marchi, defunti da anni. Con una disposizione nella legge per il made in Italy, da rendere operativa con un decreto attuativo del ministero delle Imprese. Lo Stato dà il diritto di utilizzo a titolo gratuito alla Casa (cinese, gli unici coi soldi) per i marchi per i quali si presume il non utilizzo da almeno cinque anni e che risultano di particolare interesse e valenza nazionale.

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Passi successivi

Il ministero può formulare istanza di decadenza del brand all’Ufficio brevetti e marchi. E depositare una domanda di registrazione e offrire il tutto a imprese intenzionate a investire in Italia. Valuterà il progetto tenendo conto di entità dell’investimento, ricadute occupazionali, settore di riferimento, localizzazione dell’investimento e tempistiche. Poi il marchio verrà ceduto con un contratto di licenza di almeno 10 anni, che potrà essere sciolto in caso di cessazione dell’attività o di delocalizzazione.

Stellantis cosa dice?

Chi è quel cinese con tante risorse? BYD, Great Wall Motors, Chery, Dongfeng e Jac. In passato, bel colpo Geely che s’è pappata 50 anni di automotive Volvo in un istante. Ora avanti un altro. Purché si crei occupazione più indotto. Autobianchi e Innocenti sono nella piena titolarità di Stellantis, ma non vengono utilizzati. Il ministero ha fatto domanda e ottenuto la registrazione da parte dell’Ufficio brevetti di un marchio Innocenti e di un marchio Autobianchi con caratteristiche grafiche diverse da quelli di proprietà di FCA Italy. 

Caos cinese

C’è confusione in Italia. Prima il ministro solleva un polverone perché Fiat, Alfa Romeo, Stellantis danno il nome Milano a un’auto costruita in Polonia. Ora vogliono vendere due marchi italiani, con logo diverso, ai cinesi. Qui da noi sarebbero da assemblare lamiere cinesi. In passato, Innocenti costruiva modelli BMC su licenza: dall’Inghilterra giungeva il gruppo motore-cambio pronto per il montaggio sulla scocca. Il restante era italiano. Ma potrebbe anche configurarsi un caso giuridico golden power: Stellantis non ha la sede principale in Italia. A ogni modo, non si regalerebbe nulla: un comodato d’uso per 10 anni a patto di produrre in Italia. Qui crei occupazione e paghi le tasse. Comodato revocabile qualora venissero meno le condizioni imposte.

Vedremo cosa dice Stellantis, e vedremo cosa dice l’Unione europea. Che è contro l’invasione cinese. Potrebbe nascere una diatriba legale presso le istituzioni dell’Ue se il governo varerà una legge nazionale che consenta l’esproprio”di marchi storici non più utilizzati da chi ne detiene i diritti di proprietà. Stellantis negli anni ha preferito declinare varie offerte di acquisto ricevute per i marchi come Alfa Romeo: magari altri o pagavano poco o chissà avrebbero potuto valorizzarli. Poi i cinesi in Italia farebbero concorrenza a Leapmotor (Stellantis). Situazione intricata: un giallo automotive.

Va considerato non solo che sono due marchi di proprietà di Stellantis, ma pure che la nonna della prima generazione di Lancia Y è l’Autobianchi Y10 (mentre per Innocenti erano dei rimarchiamenti di altri mezzi GB).

Mistero marchi sconosciuti

Ma perché mai i cinesi dovrebbero investire in Italia cifre enormi per marchi che in Cina e in Europa non sanno cosa siano? I cinesi hanno acquisito Volvo, MG, Lotus, tutti marchi con una storia europea.

Si assisterà a un inasprimento dei rapporti Stellantis-governo? In diritto industriale, la decadenza dal marchio a seguito di un mancato utilizzo per cinque anni esiste. Il mancato uso per almeno 5 anni è una delle cause di decadenza dalla titolarità di un marchio. Non è una prerogativa specifica del diritto industriale italiano: uno strumento volto ad evitare che i marchi rimangano bloccati in un limbo senza prospettive. Il mancato uso per un lungo periodo tradisce il mancato interesse del titolare, da qui la decadenza: se ne concederebbe invece l’uso in licenza per 10 anni, con revoca della licenza in caso di mancato utilizzo o anche in caso di delocalizzazione della produzione.

Quando la Fiat era ancora sola, l’Autobianchi (che produceva la Y10 e la A112) le vendeva nelle concessionarie Lancia: con l’Autobianchi sotto il controllo della Fiat. Anche la Innocenti era controllata dalla Fiat e la Innocenti Elba era analoga alla Fiat Duna (c’erano la versione berlina e station wagon).

La situazione è anomala. Da una parte, il governo Meloni polemizza contro un’auto Alfa chiamata Milano ingegnerizzata in Italia ma costruita all’estero, poi blocca la vendita di microcar con un Tricolore perché fatta all’estero. Dall’altra, vuole vendere auto progettate in Cina per marchiarle come italiane in quanto i due marchi di cui sopra richiamano esattamente auto italiane. Obiettivo, nuovi posti di lavoro.

Famose in Italia

Il governo italiano sta quindi valutando la possibilità di rilevare con un decreto i marchi automobilistici defunti di proprietà di Stellantis e di offrirli alle aziende cinesi per incoraggiarle a creare fabbriche in Italia. Il piano coinvolgerebbe i marchi Innocenti e Autobianchi, entrambi chiusi negli anni ’90. La Innocenti era famosa negli anni ’60 e ’70 per aver prodotto una versione italiana della Mini britannica, prima che fosse rilevata dalla Fiat, ora parte di Stellantis. L’ex unità Fiat Autobianchi produceva city car esclusive come la A112 e la Y10.

Stellantis: silenzio dal governo Meloni

Stellantis ha detto a Reuters di aver visto i resoconti dei media ma di non essere stata informata dal governo di tali piani. Il Sole spiega che lo stanziamento del governo sarà reso possibile da una legge approvata a dicembre e da uno schema di decreto attuativo, all’esame della Corte dei Conti, riguardante i marchi inutilizzati da almeno cinque anni. Una volta sotto il controllo statale, potrebbero essere ceduti a “aziende, anche straniere, che intendano investire in Italia o trasferire in Italia attività produttive localizzate all’estero”. Così peggiorano i rapporti fra il premier Giorgia Meloni e Stellantis: l’accusa è di trascurare le sue storiche basi produttive in Italia.

Auto e moto: di italiano cos’è rimasto

Le ultime vetture con quei due marchi sono uscite dalla catena di montaggio almeno 25 anni fa: zero con la gestione Fiat. Andranno ai cinesi anziché restare sepolti in eterno. D’altronde, qui di italiano c’è poco fra moto e auto. Benelli e Moto Morini hanno capitali cinesi. Ducati e Lamborghini gruppo tedesco Audi, MV Agusta gruppo KTM.

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