Il mestiere più antico del mondo al centro di un caso. Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, fa chiarezza: la Cassazione interviene sul sesso a pagamento in auto. Annullata in via definitiva la multa inflitta all’automobilista solo perché ha fatto salire a bordo una prostituta. Va disapplicato il regolamento di polizia locale del Comune che prevede la sanzione amministrativa: il sesso a pagamento, infatti, è un’attività lecita, per quanto contraria al buon costume.
Ed è illegittima l’ordinanza del sindaco-sceriffo, dice D’Agata, che vieta su tutto il territorio la fermata dei veicoli, se serve a contrattare con la “lucciola” sul marciapiede: il primo cittadino emette un provvedimento che solo in apparenza regolamenta la circolazione stradale ma in realtà riguarda l’ordine pubblico, mentre spetta solo allo Stato tutelare la sicurezza dei cittadini. È quanto emerge dall’ordinanza 4927/22, pubblicata il 15 febbraio dalla seconda sezione civile della Cassazione. Bocciato il ricorso del Comune: hanno fatto bene i giudici del merito ad annullare l’ordinanza-ingiunzione di 500 euro.
Sesso a pagamento in auto: che succede
Gli ermellini spiegano che è stata la Corte di giustizia europea a stabilire che la prostituzione non soltanto è lecita ma rientra pure nelle attività economiche: l’esercizio può essere vietato soltanto dalla normativa statale. E dunque il regolamento del Comune è contro una norma primaria. In Italia, poi, la Consulta ha dichiarato incostituzionali le norme del pacchetto sicurezza che offrivano poteri straordinari agli amministratori, modificando il testo unico degli enti locali: la scure dell’Alta corte si è abbattuta sulla facoltà riconosciuta al sindaco di adottare provvedimenti a contenuto normativo e tempo indeterminato in materia di sicurezza pubblica.
Codice della Strada? No
Le deroghe alla normativa primaria da parte dell’autorità che provvede con ordinanza, invece, sono consentite solo se limitate nel tempo: altrimenti si attribuirebbe al sindaco «totale libertà» di intervenire. Il divieto di fermata del veicolo, poi, non è disposto soltanto in una particolare zona della città. No a strane interpretazioni del Codice della Strada.
È quindi evidente che l’ordinanza del sindaco punta a sanzionare le prestazioni sessuali a pagamento in generale e in modo indiscriminato su tutto il territorio amministrato. E lo fa in modo illegittimo perché deborda nella materia dell’ordine pubblico, che è competenza esclusiva dello Stato, cui gli enti locali non possono sostituirsi.