Dopo mesi di attesa, non ci sono ancora i bandi di gara in Italia sulle colonnine elettriche: così, i soldi del Piano di ripresa non vengono investiti in questa infrastruttura vitale per la transizione verde. Di chi la colpa? Della burocrazia. Un elefante senza nome, che non dà il via alle procedure. Ma l’apparato amministrativo fa anche un altro danno: il 22% delle stazioni di ricarica è installato ma scollegato. Non c’è corrente. Una specie di monumento al nulla, un inno alla tristezza.
Colonnine elettriche: quante sono
I punti di ricarica ammontano a 54.164 (dato Motus-E). Quindi le colonnine sono circa la metà: due punti in media per stazione. Grosso modo +32% rispetto al 2023. E il doppio sul 2022. Tuttavia la base di partenza era bassissima. Poi c’è il guaio dello squilibrio. Vanno abbastanza forte Lombardia (10.158 punti di ricarica, +3.497 negli ultimi 12 mesi), Piemonte (5.841), Veneto (5.167), Lazio (5.141) ed Emilia-Romagna (4.516). Non molto al Sud, indietro, con ripercussioni su connazionali, turisti italiani e turisti stranieri. Sulle autostrade i punti di ricarica sono 942 (150 nel 2022), di cui l’85% è del tipo veloce in corrente continua e il 61% supera i 150 kW di potenza. Pochini. Solo il 40% delle aree di servizio autostradali è dotato di infrastrutture per la ricarica.
Vendite e circolante elettrico: male
Ecco perché ci sono solo 227.000 auto elettriche in circolazione: pochi punti di ricarica pubblici, con la corrente sempre più costosa, come denuncia Federcarrozzieri. A questo si aggiunga che i bonus statali 2024 per comprare le macchine a batteria non ci sono ancora, e la frittata è fatta. Le immatricolazioni full electric da inizio anno sono pari a 13.226 unità: -19,2% rispetto allo stesso periodo del 2023.