Kei car del governo italiano: mezzo secolo di sicurezza stradale bruciato in un istante

Ippolito Visconti Autore News Auto
Chissà perché fare le cose complicate in Italia: la pessima idea della kei car.
kei car

L’idea del governo Meloni è semplice: “Introduciamo le kei car”. Lo dice un rapporto del ministero dell’Economia che analizza la situazione dell’industria automobilistica italiana. Le auto elettriche non si vendono per il costo eccessivo, la carenza di infrastrutture di ricarica, le criticità tecnologiche che interessano le auto elettriche (soprattutto autonomia e tempi di ricarica), dice il dicastero. Poi c’è un’eccessiva concentrazione della produzione nazionale di auto elettriche, con una sola Casa produttrice e un solo modello di massa assemblato in Italia che, per quanto di successo, alimenta incertezze sul ruolo della Penisola nel futuro sostenibile dell’automobile”. Insomma Stellantis. 

Con un Piano strategico

Il ministero auspica la “nascita di un Piano strategico nazionale per l’industria automobilistica italiana che indichi gli obiettivi da raggiungere e gli strumenti da introdurre per favorire la transizione della filiera nei prossimi anni”. In due modi. Uno: il rinnovo di incentivi all’acquisto di “auto parzialmente elettrificate (in particolare le auto full hybrid o plug-in) nei grandi centri urbani, vincolando l’acquisto all’introduzione di strumenti che rivelino il tipo di carburante utilizzato (elettricità o combustibili fossili) durante l’impiego, così da disincentivare l’uso in modalità endotermica”. Due: l’introduzione di “una nuova categoria di piccole autovetture esclusivamente elettrificate dedicate agli spostamenti urbani, che consenta di sfruttare sia i vantaggi dei quadricicli elettrici (in termini di costo, peso e dimensione delle batterie), sia quelli delle citycar (in termini di versatilità d’uso e numero di passeggeri). 

L’esempio “potrebbe provenire da quanto fatto dal Giappone durante gli anni 1950 con l’introduzione delle kei car, piccole auto limitate in termini di potenza e dimensione (non più lunghe di 3,40 metri e non più larghe di 1,48 metri) che hanno garantito un’iniziale protezione di mercato necessaria a un rapido sviluppo del settore nel Paese”, sostiene il dicastero.

kei car

Le caratteristiche delle macchinine “Kei car” 

La diffusione di queste macchinine, “dopo una definizione armonizzata delle sue caratteristiche in ambito europeo (dimensioni, peso, prestazioni, numero di passeggeri, età di accesso al suo utilizzo, etc.), potrebbe essere favorita attraverso piani di incentivo all’acquisto o introducendo vantaggi di varia natura nell’impiego in città (ricariche e parcheggi gratuiti o a prezzo calmierato, azzeramento della tassa di possesso, maggior accessibilità nelle zone a traffico limitato). I vantaggi in termini di autonomia strategica e bilancia commerciale a favore dei paesi dell’Unione europea sarebbero garantito dalla presenza di pacchi batteria molto più piccoli (meno di 20 kWh) e leggeri (meno di 50 kg) che, in ultima analisi, potrebbero favorire la diffusione del battery swapping (cambio istantaneo della batteria presso i distributori), particolarmente strategico in ambiti urbani per la minor domanda di colonnine pubbliche e wall box private che ne deriva”.

E la sicurezza?

Strano. Prima ci dicono che la sicurezza è importante. Bisogna ridurre morti e feriti. Poi, ciao ciao Adas di colpo e via con le macchinine elettriche, in un tuffo indietro carpiato di mezzo secolo fa. Gli aiuti alla guida, i crash test, le stelline alle auto, le tecnologie. D’incanto, siccome siamo nei guai, tutto bruciato. Perdipiù, proprio in città si crepa maggiormente in auto: lì dove le kei car dovrebbero circolare. E se uno compra una costosissima kei car con batteria cinese per gli spostamenti urbani, che fa appena deve andare mezzo metro fuori città? Mistero.

Ancora: da noi non c’è una reale prospettiva di infrastrutture efficienti per una ricarica rapida in tutto il Paese, anche nei piccoli borghi tale da consentire spostamenti senza ansia. 

Allora, a quel punto, tanto valeva tenere l’auto a benzina low cost classica: la Fiat Panda. Se oggi la proponessero, ne venderebbero 300 mila in un anno. Più si riduce il valore e la tecnologia delle auto prodotte, più probabile che la vettura sia fatta in un Paese dove la manodopera è a costo bassissimo: occhio, perché le kei car sono un potenziale boomerang assassino. Per stiparsi dentro piccole volumetrie. Dovrebbe nascere un consorzio europeo per la produzione di kei car: dive, in Polonia? Turchia? 

Cina pronta ad aggredire

AIC-GM-Wuling (SGMW) ha confermato che Wuling sta lavorando sulla Kei car elettrica. In precedenza era stata avvistata in Cina durante i test su strada come una grande gemella della Wuling Hongugang Mini EV. Wuling è uno dei marchi nazionali più popolari in Cina. Ha venduto circa 490.000 unità nei primi otto mesi del 2024. Oltre il 25% di questo volume di vendite è occupato dalla city car elettrica Hongguang Mini EV. Questo modello è stata anche l’auto cinese più venduta nel 2021 e nel 2022. Tuttavia, il volume di vendite della Wuling Hongguang Mini EV ha iniziato a diminuire. La guerra dei prezzi e il sussidio governativo per la sostituzione delle vecchie auto hanno causato questa tendenza. Di conseguenza, i cinesi hanno iniziato a preferire modelli più costosi. Ecco allora la Wuling’s Kei car.

In seguito, il direttore generale del marchio e della comunicazione SGMW Zhou Xing ha confermato che Wuling sta lavorando sulla Kei car sul social media cinese Weibo. Ha affermato che la K-car elettrica ha un grande potenziale in quanto può essere utilizzata sia per scopi domestici che commerciali.

Wuling kei car

Un veicolo simile come BAIC Changhe Beidouxing ha venduto meno di 1.000 unità nel primo semestre del 2022. Tuttavia, Zhou Xing ha spiegato che le tradizionali auto Kei a benzina hanno un potenziale scarso in Cina a causa di motori deboli e rumorosi. Ma i loro analoghi BEV possono diventare popolari.

La Wuling CE110M ha una forma squadrata, porte posteriori scorrevoli, una linea di cintura alta e gruppi ottici posteriori verticali. È apparentemente più grande della Hongguang Mini EV. Altre caratteristiche dell’auto sono le maniglie delle portiere convenzionali, le piccole ruote in acciaio e gli specchietti laterali a denti. nL’architettura Tianyu M è adatta per auto elettriche con una lunghezza della carrozzeria di 3500 – 4600 mm. In questo caso, la Kei car CE110M può essere equipaggiata con un motore elettrico da 75 kW (100 CV) e un pacco batteria da 50,6 kWh per un’autonomia fino a 510 km.

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