Se hai un prodotto tecnologico qualsiasi, a chi pensi di venderlo nel mondo per fare tanti soldi e in fretta? Ai cinesi. Mercato immenso, in espansione, con passione verso l’Intelligenza Artificiale, con un numero impressionante di nuovi ricchi e benestanti. Infatti, in passato, l’industria auto occidentale è andata in Cina per vincere: per vendere vetture nuove agli abitanti del Regno di Mezzo. Come fai a costruire macchine meno costose possibile? Se produci il veicolo a Berlino e lo vendi a Pechino, paghi il trasporto. Meglio produrre a Pechino. Così, I Gruppi auto occidentali hanno fatto le joint venture coi cinesi. Un’impresa comune, un’associazione temporanea di imprese. Che tecnicamente è differente dal matrimonio eterno. Una sorta di fidanzamento per qualche anno. Secondo obiettivo: fare auto che piacessero ai cinesi, magari più aggressive come linee, con più tecnologia a bordo.
Joint venture auto fra Occidente e Cina
Andiamo a memoria, e ci perdonerete se dimentichiamo qualcosa per strada. In ordine alfabetico.
- Audi & Volkswagen con SAIC & FAW.
- BMW con Brilliance.
- Mercedes-Benz con Geely.
- PSA (ora Stellantis) con Dongfeng.
- Renault con Dongfeng.
Questione a parte per il disastro epocale di General Motors in Cina, che ora estrae dal portafoglio cinque miliardi di euro. GM sosterrà due oneri non monetari per aver riconosciuto la variazione di valore della sua joint venture in Cina e per i costi di ristrutturazione. In nove mesi 2024, le vendite del big di Detroit nel Paese della Grande Muraglia sono crollate del 18 percento a 1,24 milioni di veicoli.
In quanto a VW in Cina, ha detto addio allo Xinjiang, regione finita più volte al centro di accuse per le violazioni dei diritti umani degli Uiguri. Da tempo, Wolfsburg era sotto pesanti pressioni per il suo coinvolgimento nell’area. Di qui la vendita della fabbrica nella capitale Urumqi e di una pista di prova a Turpan alla Shanghai Motor Vehicle Inspection Center.
Da segnalare, nelle scorse ore, la nuova strategia Porsche in Cina.
Joint venture dell’indotto
In ordine alfabetico.
- Bosch con Weichai.
- Faurecia con BYD e Dongfeng.
- Magna con BAIC.
- Mahle con Hunan Corun.
- Valeo con FAW e Yanfeng.
- ZF con Brilliance.
Io, occidentale, opero sul posto, ho supremazia tecnologica, “detto legge” perché so tutto su design e tecnologia, aggredisco il mercato locale cinese, mi nutro di economia di scala, m’incammino nel Far West orientale, godo delle opportunità dell’Eldorado del Dragone.
Tutto questo è successo? Sì. Sono stati primi mesi di fidanzamento a mille: armonia, intesa. In più, motori, piattaforme e catene non modernissime per l’Europa, ma gioielli per la Cina. Più nuove piattaforme e modelli dedicati, per i gusti degli automobilisti danarosi del Celeste Impero. Che comprano in contanti e subito, assetati della magia occidentale.
I cinesi imparano, copiano e superano
Abbiamo un problema. Da sempre, la Cina copia e incolla. Allora, se la nazione della Grande Muraglia avesse fatto copiaincolla, non avrebbe fatto del male. Le scopiazzature sono pur sempre la dimostrazione che l’inventore del modello è dominante. Seconda questione: i cinesi migliorano l’originale. Negli anni. Lo affiancano. Lo superano. Poi lo masticano e lo ingoiano. Come un centometrista che, alle Olimpiadi, affianca il leader ai 50 metri, e piazza una progressione terrificante negli ultimi 40 metri, sino a distruggerlo.
La conoscenza, il patrimonio, il know-how tecnologico
Il nome lo date voi: conoscenza, patrimonio, know-how tecnologico secolare. In un secondo, decine d’anni di sapere. È quello che i cinesi hanno mangiato in un solo boccone. Comodi, seduti in poltrona. L’Occidente ha servito tutto su un vassoio d’argento. In più, tanto per uscire dagli schemi, coi denari pesanti, Geely s’è pappata Volvo: un assegno e tutto il sapere in un attimo nelle mani cinesi.
Europa ai piedi della Cina: ci dareste il vostro know-how tecnologico?
Adesso, le auto elettriche cinesi sono superiori sotto ogni profilo. Controllo totale planetario della tecnologia delle batterie per full electric. E – stando a qualche indiscrezione – alcuni politici Ue che chiedono al governo di Pechino: ci dareste il vostro know-how tecnologico, come noi abbiamo dato a voi il nostro anno fa? Così siamo pari. Il fatto è che il Dragone, sornione, non ci restituirà mai il favore. Ha la supremazia assoluta. Perfino nel settore delle vetture termiche ibride plug-in.
Siamo arrivati a dire: se tu dai la tua conoscenza tecnologica a me, io ti tolgo i dazi auto elettriche Made in China. Che in effetti danno un po’ di noia ai cinesi, in quanto rallentano la crescita in Ue. Rallentano, scriviamo. Non paralizzano. Coi loro margini di profitto, i Gruppi auto orientali produrranno più macchine e faranno utili a piacere.
Gigafactory Tesla di Pechino: tutto diverso
Viceversa, con estrema lucidità, Musk ha aperto la Gigafactory Tesla di Pechino. Un’operazione molto diverso sotto ogni profilo, sia per tempistica sia per tipo di investimento. Ciò non toglie che Model 3 e Model Y sino vivisezionate dai cinesi, così da imitarle e superarle. Il rivale numero uno è il colosso BYD.
Dazi Ue anti auto elettriche cinesi: ingiusti
Va infine detto che l’Europa cambia modo di ragionare a seconda di quanto le fa comodo.
Uno. Noi europei esportiamo e andiamo ad aprire fabbriche in Paesi sottosviluppati: globalizzazione, vittoria del capitalismo, meritocrazia, esportazione di conoscenza e cultura.
Due. I cinesi esportano in Ue: concorrenza sleale, guerra commerciale, tentativo di destabilizzare le democrazie occidentali, eccesso di aiuti di Pechino alla Case auto. E quindi dazi contro i cattivi in protezione dei buoni. Mentalità da perdenti.