Indagine auto elettriche cinesi: l’Europa spia i loro segreti industriali? Pechino insinua

Ippolito Visconti Autore News Auto
“Tipo, portata e quantità di informazioni raccolte dalla parte europea non hanno precedenti e vanno molto al di là di quanto richiesto per un’indagine”, ha detto il ministero del Commercio cinese.
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“Tipo, portata e quantità di informazioni raccolte dalla parte europea non hanno precedenti e vanno molto al di là di quanto richiesto per un’indagine sui dazi compensativi”, ha detto il ministero del Commercio cinese in risposta a una domanda dei media statali. Come riporta la Reuters. La Commissione Ue ha per caso cercato di spiare il settore dei veicoli elettrici con l’inchiesta sussidi? Pechino insinua. Una scusa per intrufolarsi nei meandri dell’industria auto cinese, così da scoprire segreti, punti di forza, aspetti da copiare. Questa l’allusione del Dragone. 

Sino a ieri Bruxelles accusava Pechino di concorrenza sleale per aver dato sussidi alle Case cinesi che fanno auto elettriche e le vendono in Europa: adesso il Dragone accusa l’Ue di concorrenza sleale per l’indagine svolta dal Vecchio Continente sugli aiuti statali. Perché? Perché la quantità di informazioni dettagliate sulle catene di fornitura delle Case automobilistiche cinesi richiesta dalla Commissione europea durante l’indagine anti-sovvenzioni non ha precedenti: una montagna di informazioni in otto mesi di ricerche. Tanto da minare la concorrenza leale. Lo ha affermato il ministero del Commercio cinese. 

Beninteso: nel mirino del Partito Comunista Cinese c’è la Commissione europea, non ci sono le Case auto occidentali.

Le domande Ue alla Cina sulle auto

La Commissione ha chiesto alle Case cinesi informazioni su: approvvigionamento delle materie prime per le batterie, componenti di produzione, prezzi, sviluppo dei canali di vendita. Mercoledì i media statali cinesi hanno pubblicato un articolo in cui si suggerisce che la Commissione ha cercato di spiare le case automobilistiche cinesi, date le “molte richieste irragionevoli avanzate durante questa indagine”. Sarebbe stata solo un’indagine di nome. La mossa della Commissione “manca di base giuridica e danneggia la transizione verde globale e la cooperazione aperta”, ha aggiunto il ministero.

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Questione di prospettive

Le cose si ribaltano in un attimo, questione di prospettive. Per paradosso, la Cina ora dice all’Ue: ma tutte quelle info su di noi, sulle nostre Case auto, erano davvero necessarie? Il sospetto, sottinteso, è che adesso Bruxelles sappia un po’ troppo. E quei dettagli non fossero così necessari. Interessante: l’Ue accusa la Cina si slealtà commerciale, e la Cina accusa l’Ue di essere questo il “giocatore” sleale.

È il mondo che si rovescia. Per anni, l’Europa ha detto alla Cina: ci copiate. Adesso la Cina accusa l’Europa: ci spiate per copiarci, o meglio per tentare in futuro di copiarci. Mentre gli efficienti funzionari di Xi Jinping ipotizzano uno spionaggio industriale da parte Ue, Pechino valuta la possibilità di incrementare i propri dazi su auto oltre i 2.5 litri: ora siamo al 15%, si schizzerebbe al 25%. Un incubo per BMW, Mercedes e VW: nella prima metà del 2024, la Germania ha esportato in Cina mezzi di elevata cubatura per un controvalore di 1,2 miliardi di dollari. Volenti o nolenti, il futuro della mobilità nel Vecchio Continente è nelle mani di un gruppo di politici Ue.

Ritorsione cinese, Ue spaventata

Inoltre il ragionamento di Pechino era: Cina collaborativa al massimo, e zero dazi Ue anti auto cinesi. Invece, doccia fredda: dopo l’indagine, pure le extra tasse momentanee sino al 38,1% da luglio 2024. 

La Cina adotterà tutte le misure necessarie per salvaguardare i diritti e gli interessi legittimi delle sue aziende. Ossia dazi sulle auto, dazi sulle merci e sui prodotti. Una guerra commerciale in cui l’Ue, parte debole, si è messa contro l’immenso Dragone. Ora la politica Ue trema e, con essa, l’economia tutta, non solo quella automotive.

La vera anomalia è che i politici Ue pensassero: indaghiamo, tassiamo e risolviamo. Peccato che dall’altra parte ci sia un colosso, di solito silente, pronto a tutelare interessi e immagine a livello mondiale.

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