Incubo auto in Germania: tocca a ContiTech di Continental

Ippolito Visconti Autore News Auto
La divisione ContiTech del fornitore tedesco di ricambi per auto Continental chiuderà quattro stabilimenti e ne ridurrà altri due.
ContiTech di Continental 2

Germania soffocata dalla disoccupazione auto, con un pericoloso effetto domino nel resto d’Europa e in Italia: la divisione ContiTech del fornitore tedesco di ricambi per auto Continental chiuderà quattro stabilimenti e ne ridurrà altri due, dice la Reuters. Impatto complessivo su 580 dipendenti, ha affermato l’azienda. Il Gruppo ha messo in conto più di 7.000 tagli di posti di lavoro nell’ambito di un piano di ristrutturazione a cui sta lavorando da oltre un anno, con l’obiettivo di risparmiare 400 milioni di euro l’anno a partire dal 2025.

Quali siti ko

ContiTech prevede di chiudere i suoi stabilimenti di Bad Blankenburg, Stolzenau e Moers, nonché i siti combinati di Frohburg e Geithain, tutti in Germania. Si prevede inoltre che la produzione presso il suo stabilimento di Hannover-Vahrenwald termini nella prima metà del 2026 e venga trasferita nella Repubblica Ceca, mentre le attività presso un sito di Amburgo saranno ridimensionate.

La divisione ContiTech del fornitore tedesco di ricambi per auto Continental chiuderà quattro stabilimenti e ne ridurrà altri due.

Demonio automotive in Europa

Si aggira in Europa il demone automotive: con le normative imposte a livello centrale, l’ascesa della Cina, nel Vecchio Continente s’è scatenato lo tsunami. Intanto, su VW tornano ad addensarsi nuvoloni pieni di acqua. Le aziende automobilistiche in tutta Europa hanno annunciato chiusure di stabilimenti e grandi licenziamenti mentre lottano con una domanda debole, costi dell’energia elevati, concorrenza dalla Cina e una transizione ai veicoli elettrici più lenta del previsto. Perché? S’è deciso di non comprare gas dalla Russia per severamente punirla in seguito all’invasione dell’Ucraina. E si è voluto puntare sull’auto elettrica senza tutelarla con colonnine, bonus, scudo per gli addetti, protezione anti Cina. “Gli sviluppi nel settore automobilistico e nell’estrazione della lignite in Europa ci stanno ponendo di fronte a delle sfide”, ha affermato Philip Nelles, membro del consiglio esecutivo di Continental e responsabile della divisione ContiTech.

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Paradosso Europa

Va anche evidenziato un punto chiave: i politici che non hanno avuto l’accortezza di evitare tutto questo col Green Deal 2019, ora fanno il Dialogo strategico e il tavolo per l’auto così da risolvere il problema da essi stessi creato. È il paradosso dell’Unione europea. Sentiamo il presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen: “L’industria automobilistica europea si trova in un momento cruciale e riconosciamo le sfide che deve affrontare. Ecco perché stiamo agendo rapidamente per affrontarle. La domanda fondamentale a cui dobbiamo rispondere insieme è cosa ci manca ancora per liberare il potere innovativo delle nostre aziende e garantire un settore automobilistico solido e sostenibile. Oggi segna l’inizio di un Dialogo che ci aiuterà a navigare nei cambiamenti futuri. Il risultato di questo Dialogo sarà un piano d’azione completo, che presenteremo il 5 marzo. Questo piano d’azione traccerà un percorso chiaro per garantire che la nostra industria possa prosperare in Europa e competere con successo sulla scena globale”.

Le persone al timone

Il Commissario Hoekstra si concentrerà sulla transizione pulita del settore automobilistico. Séjourné affronterà la catena del valore industriale per l’industria. Virkkunen supervisionerà le discussioni sull’innovazione tecnologica e digitale. Mînzatu guiderà le competenze e le considerazioni sociali all’interno del settore. I risultati di questo processo consultivo ispireranno il piano d’azione che sarà presentato dal commissario Tzitzikostas.

Si daranno miliardi di euro alla Cina: assurdità europea

La Commissione presenterà un piano d’azione per l’industria il 5 marzo 2025: le Case automobilistiche affermano che le multe di 16 miliardi di euro nel 2026 per le emissioni di CO2 del 2025 sono la preoccupazione principale. Il settore, colpito da chiusure di fabbriche e tagli di posti di lavoro, tra cui 54.000 tagli tra i fornitori lo scorso anno, sta anche lottando con la minaccia delle tariffe commerciali degli Stati Uniti e la dipendenza dalla Cina per minerali e batterie essenziali. Se le auto elettriche prendessero una quota di mercato del 20%, soi eviterebbero le sanzioni. La quota di mercato dei mezzi full electric in Europa è scesa al 13,6% lo scorso anno dopo che la Germania ha interrotto bruscamente i sussidi per gli acquisti di veicoli elettrici. I costruttori potrebbero scegliere di rispettare gli obiettivi elettrici riducendo la produzione di auto a benzina o diesel o acquistando crediti da Tesla o dai concorrenti cinesi. Acquisterebbero crediti verdi dal Paese che inquina di più al mondo (la Cina) e finanzierebbero quei produttori cinesi di veicoli elettrici su cui l’Ue ha appena imposto tariffe: i cinesi. Lo ha affermato Gianluca Di Loreto, partner della società di consulenza Bain & Company.

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