Mercoledì 19 marzo 2025 alle 14.30, il presidente Stellantis John Elkann interverrà in Parlamento davanti alle Commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato. Al centro della discussione, il futuro della produzione del Gruppo in Italia, e il ruolo del settore automotive nel contesto economico nazionale. Le attese della politica sono due: un impegno forte per dare maggiore competitività alle fabbriche italiane garantendo l’occupazione; la conferma del nuovo corso post Tavares. Se ieri con l’ex CEO portoghese i rapporti con governo e altri soggetti erano tesi, adesso si cerca il dialogo. Nella Sala Mappamondo di Montecitorio l’11 ottobre 2024 c’era stata l’audizione del manager lusitano, piena di tensione.
Come CEO
Elkann si presenterà nelle vesti di amministratore delegato ad interim di Stellantis: dopo l’uscita di Tavares a dicembre 2024, ha assunto la guida operativa del comitato esecutivo. Si aspetta tuttora la nomina del nuovo CEO che arriverà entro giugno 2025, per affrontare una situazione non facile. Elkann guiderà la delegazione di cui faranno parte il capo Europa Jean-Philippe Imparato e la responsabile delle attività italiane Antonella Bruno. Obiettivo, trovare soluzioni con governo, istituzioni europee, sindacati e concessionari.

Tabella di marcia
Il 17 dicembre 2024, al ministero delle Imprese, Stellantis ha presentato il Piano Italia che prevede 2 miliardi di euro per gli stabilimenti, e 6 miliardi in acquisti da fornitori italiani. Con l’impegno a non chiudere fabbriche e a non licenziare lavoratori. Lo ha riconosciuto il ministro Adolfo Urso, che ha appena parlato di significativo cambio di rotta: vedi le auto ibride a Termoli, e l’anticipo a novembre 2025 dell’avvio della produzione della Fiat 500 ibrida a Mirafiori. A Torino, spostate la sede di Stellantis Europa e quella dell’unità Pro One dei veicoli commerciali, mentre nel 2027 riaprirà la storica Palazzina degli uffici.
Ecobonus italiani: soldi ai fornitori
Qualche ora fa, il governo lo ha confermato: zero ecobonus lato domanda ai consumatori per comprare auto con gli sconti statali, ma incentivi lato domanda. A chi? Non a Stellantis. Ai fornitori. In parallelo, Urso chiede all’Unione Europea bonus continentali per i cittadini affinché possano comprare vetture a prezzi inferiori rispetto a quelli di mercato.
Due problemi: Maserati e Gigafactory di Termoli
Tuttavia, altre questioni sono pressanti. Uno: il futuro di Maserati, che con l’elettrico ha fatto un flop. Non molto chiari gli scenari anche per Alfa Romeo e Lancia, col rischio di sovrappazione ai marchi francesi dello stesso Gruppo in una sorta di cannibalizzazione. Due: la Gigafactory di Termoli mai nata. Se in Italia e in Europa le full electric non le compra quasi nessuno, è chiaro che una fabbrica di batterie per macchine a corrente non possa essere vista come investimento vincente sul breve e medio termine. L’auspicio è che Jeep in USA torni gallina dalle uova d’oro: coi profitti in Nord America, arriva ossigeno per tutta la mega azienda.
A parole, col Green Deal 2019 UE, tutti vogliono avere la produzione di batterie a casa perché nessun’altra tecnologia energetica cresce più velocemente degli accumulatori, e per rendere competitiva la propria industria automobilistica, colmando il divario con la Cina. Ma nei fatti c’è il terrore diffuso delle Gigafactory dopo il dramma Northvolt, icona del flop elettrico in Europa: miliardi bruciati, disoccupazione. Al più, il Vecchio Continente ha bisogno di costruire un’intera catena del valore dello stoccaggio dell’energia su larga scala: un ecosistema di aziende che si occupino di tutto, dall’approvvigionamento alla lavorazione delle materie prime, all’assemblaggio dei moduli, passando per l’integrazione fisica alla gestione digitale di una base installata di asset funzionanti, fino al recupero delle batterie esaurite alla raffinazione e al reinserimento nell’economia dei materiali recuperati.
No a un secondo buco nell’acqua
Quando il governo ha stanziato i bonus, sperava in un aumento della produzione Stellantis, e in una crescita delle elettriche. Nulla di tutto questo è avvenuto, nonostante gli annunci politici. Adesso, il secondo tentativo, con bonus per i fornitori, più la spinta alla riconversione industriale verso la difesa. L’Italia non può permettersi un secondo buco nell’acqua. “Siamo un governo responsabile: il nostro obiettivo è mettere in sicurezza le imprese e tutelare i lavoratori. Per questo, incentiviamo le aziende della filiera automotive a diversificare e riconvertire le proprie attività verso settori ad alto potenziale di crescita, come difesa, aerospazio, blue economy e cybersicurezza”, ha detto Urso.