Fine marzo 2025 caldo per il settore auto coi dazi di Trump dal 2 aprile 2025: per questo, il presidente Stellantis John Elkann ha trascorso quattro giorni a Washington, incontrando due volte The Donald e diversi alti funzionari della nuova amministrazione USA. I colloqui hanno avuto al centro le tariffe del 25% sulle importazioni di veicoli prodotti e le normative sulle emissioni, che lo stesso inquilino della Casa Bianca ha promesso di rendere meno severe.

Il presidente Stellantis John Elkann a colloquio con Trump: dialogo cercasi
Stellantis e tutti i grandi costruttori cercano il dialogo: Trump ha incontrato gli amministratori delegati di Ford e General Motors. Per il Gruppo euroamericano i dazi sono dolorosi, perché la società ha una presenza notevole in Canada e in Messico, dove produce il 40% circa dei veicoli commercializzati negli USA. Meno costi per listini inferiori. Con le extra tasse, addio a prezzi concorrenziali, con le Case auto locali avvantaggiate, come vuole il presidente degli States. L’azienda gestisce diversi stabilimenti negli Stati Uniti e si dice pronto ad arginare le nuove tariffe doganali.
Rammentiamo che gli USA sono un mercato cruciale per Stellantis: 63 miliardi di euro di fatturato e 1,4 milioni di auto consegnate, con 75.000 lavoratori impiegati.
Cosa dice Trump delle emissioni
Secondo tema caldo, le emissioni. Per Trump, le restrizioni sulle emissioni non fanno alcuna differenza per l’ambiente ma rendono impossibile la produzione di auto. Il presidente intende tornare agli standard del 2020, che prevedevano un limite di emissioni di 204 grammi di CO2 per miglio per le vetture e 284 grammi per i veicoli leggeri.
Già durante il suo primo mandato, aveva cercato di congelare i limiti di emissione ai livelli del 2020; poi però Joe Biden aveva introdotto normative stringenti. Di qui le accuse fortissime degli ambientalisti al tycoon, che tira dritto. “Riporteremo il settore a uno standard ambientale forte ma realistico, che permetta di continuare a costruire automobili”, a favore dell’industria yankee. Le norme imposte dalla precedente amministrazione prevedevano un taglio progressivo delle emissioni, con un target di 170 grammi per miglio per le auto nel 2027 e appena 85 grammi nel 2032. Questi standard, secondo Trump, costringono le case automobilistiche a concentrarsi quasi esclusivamente sulla produzione di elettrici.
Trumop scatenato contro le auto europee
Le nuove tariffe doganali si applicano anche alle componenti nel “Liberation Day”, così definito da Trump il 2 aprile 2025. Affiancate da analoghe barriere commerciali su prodotti come farmaci e legname, contro Canada, Messico o la “sporca quindicina” di Paesi che hanno un surplus commerciale con gli Stati Uniti. Perentorio The Donald: “Sta per arrivare il Giorno della liberazione, il giorno in cui faremo tornare negli Stati Uniti tutti i soldi che ci hanno tolto per secoli. Le aziende stanno già tornando a investire in America, sono già arrivati più di 5 mila miliardi di dollari”.
Contro dazi europei: escalation pericolosa
Imprepata l’UE nonostante si sappia da anni di questa idea di Trump: “Mi rammarico profondamente per la decisione degli Stati Uniti di imporre tariffe sulle esportazioni automobilistiche europee – ha detto la presidente della Commissione Ursula von der Leyen -. L’industria automobilistica è un motore di innovazione, competitività e posti di lavoro di alta qualità, attraverso catene di approvvigionamento profondamente integrate su entrambe le sponde dell’Atlantico. Come ho detto in passato, le tariffe sono tasse: cattive per le imprese, peggio per i consumatori ugualmente negli Stati Uniti e nell’Unione. Come importante potenza commerciale e una forte comunità di 27 Stati membri, proteggeremo congiuntamente i nostri lavoratori, le imprese e i consumatori”.
Il fatto è che gli eventuali contro dazi UE anti USA innescherebbero l’escalation, con una seconda stangata di Trump. In tutto questo, c’è un soggetto forte e unito (gli States) contro uno debole (l’UE, reduce dal flop elettrico e molto divisa). Nelle scorse ore, von der Leyen ha aggiunto: “Le barriere del mercato interno europeo equivalgono a un dazio del 45 per cento per la produzione manifatturiera e del 110 per cento per i servizi. Primo, siamo aperti alle negoziazioni; secondo, continueremo a diversificare il nostro commercio con altri partner; terzo, raddoppieremo gli sforzi sul nostro Mercato Unico. Il Parlamento europeo ha sempre lavorato duramente per completare il Mercato unico, e ora abbiamo un’opportunità generazionale per farlo”.
Ma la maggioranza nel Trilogo Commissione, Consiglio, Parlamento UE traballa, con varie fazioni, e infatti l’emendamento del 5 marzo voluto col Piano d’Azione auto sulle multe malle case auto di 16 miliardi di euro è paralizzato dalla tecnoburocrazia UE. Per avere una risposta comunitaria, prima serve una comunità. Che non c’è.