I politici cinesi – precisi, focalizzati sull’obiettivo, determinati, professionalmente feroci – osservano sorridendo i politici Ue: specie il Partito popolare europeo, con le sue giravolte sull’auto elettrica. Dal 2019, come riporta la Reuters, agenzia di stampa internazionale, il più grande gruppo politico del Parlamento europeo ha detto sì al bando termico 2035, al tutto elettrico. Poi c’è stato un forse nel 2023 quando la destra avanzava in Germania, anima europea del Green Deal sinistroide, infine c’è una retromarcia totale con spaccatura interna e dilanio. Tutto questo fa ammattire i fautori dell’auto elettrica. Consumatori disorientati: qui non si capisce più nulla. Nel mentre, Pechino c’ingoia vivi, assieme alla nostra politica altalenante.
Il Ppe di Ursula Von der Leyen
Secondo guaio: il Ppe è lo schieramento di Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione Ue. Ma se questo partito dà il via a una campagna di indebolimento nei confronti delle politiche europee per la riduzione di emissioni di CO2 delle auto, allora la già fragilissima Commissione Ue traballa ancor più. Quale futuro per Bruxelles così? Ma è mai possibile che un prodigio di tecnologia come l’auto elettrica non sia sospinto e protetto da una politica con progetti seri?
Di colpo, l’auto elettrica non è più la salvezza dell’uomo
Serve un ecosistema di infrastrutture sul modello Tesla Supercharger, scudo anti Cina, tutela degli occupati. E una direzione unica a beneficio dei potenziali clienti dell’elettrico: chiaro che così le persone scappano dalle macchine a corrente. Eppoi sono innanzi alla contraddizione: quando la sinistra era forte, il Ppe si diceva favorevole all’elettrico; ora che è moribonda, con la destra pronta a divorarla in Germania e Francia, l’elettrico va messo in cantina. Tutti i discorsi sulla Terra che soffre, l’anidride carbonica climalterante, il surriscaldamento del pianeta, l’ecologia, il green finiti nel dimenticatoio. Non ci sarà mica di mezzo il terrore di perdere seggiole d’oro in patria e in Ue?
Adesso piacciono le ibride plug-in
L’obiettivo è invitare Bruxelles a una retromarcia sul Green Deal: per il Ppe, il divieto termico dovrebbe essere revocato. Andrebbero supportate le auto termiche plug-in che hanno motore enorme a combustione (a benzina) ed elettrico, ma anche le vetture con carburanti alternativi e biocarburanti. Facciamo una previsione: se passa questa linea, fra qualche anno arrivano i dazi Ue anti auto termiche plug-in cinesi. E qualora la sinistra crollasse ancora, si tornerebbe dritti dritti al diesel. In nome dell’ambiente, perbacco. Specie ora che arrivano i primi sondaggi drammatici riservati sull’esito delle elezioni tedesche di febbraio 2025.