Il mito dell’auto elettrica che fa boom: bancarotta Fisker

Ippolito Visconti Autore News Auto
Non termina più l’elenco delle startup dell’auto elettrica che vanno a rotoli: ora ecco la bancarotta della statunitense Fisker, riporta Bloomberg.
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Non termina più l’elenco delle startup dell’auto elettrica che vanno a rotoli: ora ecco la bancarotta della statunitense Fisker, riporta Bloomberg. Si infrange contro gli scogli della realtà il mito della mobilità a batteria che fa boom nel mondo. Al contrario, qui le cose vanno male. Il produttore Usa di veicoli a corrente ha presentato istanza di protezione dal fallimento, dopo che l’eventuale possibile accordo con Nissan non è andato a buon fine, come avevamo previsto

Peccato, perché la Suv californiana Ocean, da vendere negli Stati Uniti e in Europa, era carina. Il 17 giugno però il Fisker Group ha dichiarato fallimento ai sensi del Capitolo 11 nel Delaware: quotazione stimata (attività comprese) tra 500 milioni e un miliardo di dollari, con passività tra 100 milioni e 500 dollari milioni. Il numero stimato di creditori di Fisker che bussano alla porta per esigere subito i quattrini è compreso tra 200 e 999

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Tentativi di rianimare Fisker andati a vuoto

Non c’è stato spazio per ristrutturazioni giudiziali o stragiudiziali né per intavolare un discorso con Nissan per il pick-up elettrico Alaska di Fisker. Il flop arriva proprio mentre i produttori di veicoli elettrici lottano per adattarsi al rallentamento delle vendite nel mercato.

Nel 2023, Fisker ha prodotto oltre 10.000 veicoli per via di accordi con Magna Steyr in Austria: meno di un quarto delle previsioni iniziali. Il mese scorso, l’ente statunitense per la sicurezza automobilistica ha aperto un’indagine preliminare su alcune Ocean.

Una re startup: dopo il bis, il tris?

Fisker è stata lanciata a Manhattan Beach, in California, nel 2016 dal designer automobilistico Henrik Fisker, che da allora è presidente e amministratore delegato dell’azienda. Dopo un’offerta pubblica iniziale nel 2020, la società ha ricevuto un avvertimento dalla Borsa di New York all’inizio di quest’anno quando le sue azioni erano scese sotto 1 dollaro. A febbraio, Fisker ha tagliato il 15% della sua forza lavoro offrendo allo stesso tempo una prospettiva desolante sul futuro dell’azienda. 

Ad aggravare le cose, il richiamo di Fisker di tutte le Suv Ocean del 2023, segnalato alla National Highway Traffic Safety Administration (NHTSA) il 5 giugno, meno di due settimane prima che la società richiedesse la protezione del Capitolo 11: deriva da un problema software nell’MCU e nell’unità di controllo del veicolo (VCU). Il problema? L’Ocean potrebbe entrare inaspettatamente in modalità fail-safe, con conseguente perdita di potenza motrice. La Casa risolverà il problema con un aggiornamento via etere sia per l’MCU sia per la VCU.

Per l’imprenditore danese, è il secondo fallimento: la Fisker Automotive, fondata nel 2007 e da cui è nata la Karma, dichiarò bancarotta nel 2014. Per poi essere acquisita dal gruppo cinese Wanxiang. Da capire se possa rinascere dalle ceneri ancora.

Cina ultra vincente

Se Usa e Ue non sono mercati validi per l’elettrico, invece quasi il 60% delle vendite globali di mezzi a batteria nel 2024 avviene in Cina: uno strapotere di Pechino, che ora intende invadere il mondo. Case cinesi spuntano come funghi e propongono a getto continuo nuovi modelli. La nazione della Grande Muraglia avrà anche la forza di superare la tempesta di dazi, perché i costruttori vantano margini di profitto immensi. Fisker è stata un vaso di coccio fra il mostro Tesla imbattibile e i terribili cinesi.

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