Il ministero delle Infrastrutture ha bloccato il decreto autovelox non omologati che sbloccava le multe date con strumenti non a norma di legge: multe bloccate di nuovo. Confusione epocale fra blocco e sblocco, senza precedenti. Il problema è che il Codice della Strada (articolo 142 comma 6) impone l’omologazione: la fonte primaria è questa. Un decreto, una circolare, un’opinione, una direttiva, un burocrate non possono dire d’ufficio che l’autovelox è omologato d’ufficio. Serve l’omologazione del ministero delle Imprese previsto per legge. Di qui, la retromarcia: il decreto non va più all’Unione Europea per l’ok di Bruxelles. Se fosse andato, ci sarebbero stati rischi enormi di bocciatura. Allora capovolgimento nella telenovela velox. Risultato: tutti i nostri dubbi erano fondati in merito alle multe date in 30 anni di autovelox non omologati.
In 30 anni, governi di destra, sinistra, centro e multicolor non hanno risolto il gravissimo problema dei velox non omologati. Ora, la faccenda si fa ancora più intricata.
Stop all’omologazione d’ufficio degli autovelox
Lo schema di decreto del ministero delle Infrastrutture per regolamentare l’uso degli autovelox si ferma di nuovo: veniva dato tutto per scontato dai media, tutto fatto, tutto regolare. No: annunciato e ormai in fase di trasmissione a Bruxelles, il testo è stato sospeso su indicazione del ministro Matteo Salvini: “Sono necessari ulteriori approfondimenti”, ha fatto sapere il dicastero di via Porta Pia.

Le parole del sottosegretario
È l’ennesimo stop che rischia di trascinare ulteriormente la vicenda. Il testo sembrava pronto per essere spedito alle autorità continentali, come già dichiarato dal sottosegretario Tullio Ferrante in un’interrogazione: c’era il sì ai dispositivi di controllo della velocità approvati dal 2017 in poi “coerenti con i requisiti di omologazione individuati dallo schema di decreto”.
Domanda: se manca il decreto per omologarli, come si fa a definirli omologati? Mistero della burocrazia italiana, mentre l’UE ci osserva perplessa. Massima cautela anche sui 30 anni di multe date con autovelox non omologati: ci sarebbe da discutere un bel po’ sulla questione che vede i Comuni in qualità di protagonisti assoluti della scena. Velox per fare sicurezza, non per fare cassa. Ma si fa sicurezza in base a cosa dice la legge. Così come l’automobilista guida in base a cosa la legge gli impone: limite massimo e autovelox con multa.
Pasticcio autovelox italiani
In Italia non sono mai esistiti dispositivi per il rilevamento della velocità omologati (sono solamente approvati) perché la procedura di omologazione non è stata mai regolamentata. Il decreto d’ufficio vorrebbe colmare dopo 30 anni questa lacuna. Per stoppare i ricorsi e far vincere i Comuni. Evidentemente, le cose non sono così facili. Né per il presente né per il futuro né per i 30 anni di verbali.
Nelle disposizioni transitorie il decreto stabiliva che dalla prossima estate tutti i dispositivi approvati dal 13 giugno 2017 in poi siano da ritenersi omologati automaticamente: cosa che avrebbero forse fine ai ricorsi contro le multe. Forse. Perché va capito se un decreto d’ufficio sia superiore alla legge (Codice della Strada). Ed ecco che arriva lo stop. Una sentenza del 18 aprile 2024 della Corte di Cassazione (e non la protesta di un multato nei social) ha confermato e ribadito (non ha stabilito, perché già il Codice della Strada lo stabilisce) che le multe per eccesso di velocità non sono valide se il dispositivo che le ha comminate non è omologato. Gli Ermellini hanno confermato e ribadito che la legge supera le circolari dei burocrati, sebbene emesse in 30 anni e sbandierate dai Comuni.
Che si fa delle multe date in 30 anni con autovelox non omologati?
Quand’anche arrivasse il vero decreto di omologazione in futuro, e quand’anche l’UE dovesse dare l’ok per il futuro all’8% degli autovelox, resterebbe aperta la voragine immensa dei 30 anni di multe date con autovelox non omologati per legge. Una sanatoria per il presente, una per il futuro, una per il passato. Così sono capaci tutti di vincere facile. La legge è uguale per tutti: chi sbaglia paga. Il sovrano è il testo di legge, non la burocrazia.
Opinioni divergenti
Giorgio Marcon del Centro tutela legale ha una sua tesi personale in merito alle circolari e ai decreti:
1) “Il decreto Salvini che applica un’omologazione d’ufficio non può sostituirsi alla legge, essendo minoritario.
2) Manca il decreto di ammissione Prima metrologica legale in capo per legge al ministero delle Imprese.
3) Chi ha pagato le multe da autovelox in passato potrebbe attivarsi con un’azione civilistica per prelievo improprio con strumenti in difformità di legge utilizzati su strade non a norma.
4) Nessuno strumento ha i requisiti per nessun tipo di certificazione, omologazione e approvazione.
5) L’Avvocatura di Stato ha solo fornito linee guida anti ricorso degli automobilisti ammettendo che la sconfitta per i Comuni è possibile.
6) Non basta l’approvazione del velox. È del tutto evidente e incontestabile, sotto il profilo tecnico e normativo, la differenza sostanziale e funzionale tra omologazione e approvazione, condizioni che determinano l’impossibilità di utilizzo per scopi legali degli autovelox attualmente in uso presso la Pubblica amministrazione per il sanzionamento degli eccessi della velocità”.