Gruppo Volkswagen nella bufera, con la possibile chiusura di due fabbriche per far fronte a una crisi senza precedenti nella storia del colosso tedesco. Il problema, dicono i manager, è che in Europa vengono vendute due milioni di auto in meno l’anno rispetto a prima della pandemia. Tradotto, per VW, che ha una quota di mercato in Europa di un quarto, fa mezzo milione di macchine in meno. “Ci mancano le vendite di circa 500.000 vetture e la vendita di due stabilimenti. E questo non ha nulla a che fare con i nostri prodotti o con le scarse prestazioni di vendita. Il mercato semplicemente non c’è più”. Interessante: “Der Markt ist schlicht nicht mehr da”. Il mercato non c’è più. Colpa della sfortuna, del destino, del fato avverso. Ma davvero non c’è qualcosa che non quadra a livello di modelli? Prezzi? Rapporto fra qualità e prezzo? Davvero i modelli sono alla pari con quelli cinesi?
Software, che disdetta
La verità è che ci sono stati ritardi fortissimi sul software. A Wolfsburg, il ceo di gruppo Blume, il ceo del brand VW Schäfer, e il cfo Antlitz sono nel mirino. Stando al Manager Magazin, “il più grande produttore automobilistico europeo ha annunciato che, in considerazione del peggioramento della situazione, inasprirà nuovamente le misure di austerità adottate presso il marchio principale VW. A causa della scarsa domanda, il titolare del marchio Schäfer deve risparmiare circa altri 5 miliardi di euro per raggiungere gli obiettivi”. Da sommare a 10 miliardi di risparmi già programmati, fa 15 miliardi.
Germania inferno
Una miscela esplosiva: i manager non hanno mai contestato l’Ue e la politica; la sinistra in Germania ne ha fatte di tutti i colori. Coi Verdi, ha spinto per l’auto elettrica in Ue, facendo felici gruppi di potere e lobbysti nei social, coi loro influencer aggressivi. Delocalizzazioni aziendali inflazione programmata, salari in calo, normative pro green basate su dogmi assurdi. L’austerità teutonica con un euro basso per esportare ora torna come un boomerang in faccia alla sinistra tedesca. C’è una massa VW che rischia la disoccupazione in autunno pronta a scatenare la guerra, con estrema sinistra ed estrema destra che crescono in maniera prepotente. Berlino in fiamme a settembre dal punto di vista sociale.
Nella torre d’avorio di Bruxelles, intanto, fra una riunione e l’altra in sale meravigliose, si confabula amabilmente di CO2. Atti di masochismo: l’Europa non ha materie prime tali da consentire un vantaggio competitivo nella corsa alla transizione energetica. Si mette in gioco su un terreno dove non dispone di armi. Il Vecchio Continente non ha know-how nella produzione di componentistica che alimenti il passaggio alle macchine green. E ha enorme dipendenza energetica. PIL e occupazione vanno parecchio a braccetto con l’industria auto, che si sta sbriciolando. Un suicidio politico, economico e sociale imposto da burocrati senza competenze.