Il futuro di Renault è con de Meo: niente da fare per Stellantis

M Magarini
Renault è sul punto di blindare Luca de Meo con un contratto ancora più remunerativo: tramontano le speranze di Stellantis
Luca de Meo

Luca de Meo si avvicina alla fine del suo mandato alla guida del Gruppo Renault, ma la conferma sembra quasi certa e accompagnata da condizioni economiche allettanti. Secondo fonti anonime citate da Les Echos, lo stimato manager italiano, anche numero uno di Acea, sarebbe in procinto di ottenere il rinnovo del suo contratto. Si prevede che questo annuncio avvenga durante l’assemblea generale degli azionisti prevista per il 16 maggio. De Meo, dopo aver portato l’azienda al successo commerciale, dovrebbe prolungare la sua leadership, beneficiando anche di un significativo aumento del suo pacchetto retributivo.

De Meo verso il bis: un nuovo mandato per guidare Renault verso nuovi traguardi

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Nel corso del 2023, de Meo ha percepito da Renault uno stipendio complessivo di 3,2 milioni di euro, di cui 1,3 milioni costituiti da salario fisso e il resto sotto forma di bonus e altri incentivi variabili. Inoltre, ha ricevuto 75.000 azioni di performance dal valore di 1,06 milioni di euro, soggette a criteri di valutazione entro il 2025. Complessivamente, la sua remunerazione è stata di 4,5 milioni di euro. Tuttavia, sembra che sia stato anche approvato un premio aggiuntivo per riconoscere i successi ottenuti sotto la sua guida.

L’aumento retributivo in Renault non solo mira a premiare de Meo per i risultati raggiunti, ma anche a fidelizzarlo per scongiurare eventuali tentativi di reclutamento da parte della concorrenza. Inoltre, ci sono voci che indicano un possibile interesse da parte di Stellantis, con il presidente del conglomerato, John Elkann, che potrebbe considerare de Meo come futuro CEO in caso di successione di Carlos Tavares, attuale amministratore delegato. Tavares ha recentemente avuto divergenze con il governo italiano riguardo agli incentivi, minacciando di ridurre gli investimenti nel Paese. Le critiche rivolte a Tavares sono state respinte dal governo, compresi ministri come Adolfo Urso e Matteo Salvini, oltre alla premier Giorgia Meloni.

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