Il flop della Fiat 500e non dipende dagli incentivi: la vera ragione

M Magarini
I risultati commerciali della Fiat 500e continuano a deludere, ma siamo così sicuri che sia colpa degli incentivi?
Fiat 500e

Le uscite di Carlos Tavares hanno sollevato un vespaio di polemiche nel recente periodo. Prima aveva ipotizzato un disinvestimento dagli impianti italiani, qualora il Governo si fosse sottratto dal concedere degli interessanti incentivi. Quindi, il caso è rientrato, ma senza risparmiare affondi contro il Governo in carica. Nella fattispecie, l’amministratore delegato di Stellantis ha criticato gli incentivi, ritenuti insufficienti. La tesi del top manager è che abbiano frenato la diffusione delle Fiat 500e, traino, invece, di vendite del Lingotto in Francia. Ma è davvero così?

Fiat 500e: il freddo riscontro degli italiani non dipenderebbe dagli incentivi

Fiat 500e

Nell’ultimo triennio, la city car a zero emissioni ha registrato un calo del 55% delle immatricolazioni lungo la nostra penisola. Sebbene sia la terza BEV più venduta lungo lo Stivale dopo la Model Y e la Model 3, il distacco dall’azienda texana è significativo. Antonio Sileo, giornalista de Il Foglio, contraddice la tesi avanzata dalla società. Partendo dalle cifre di mercato, che vedono la Model Y comandare il mercato col 12,9%, davanti alla Model 3 con l’11,1% e la Fiat 500e col 7,1%, ha fornito una chiave di lettura differente.

Lo Stivale è il Paese numero uno in Europa per le city car. Se la piemontese stenta a competere con proposte quali la Model 3, una berlina di segmento D, allora crede ciò sia da imputare alla scarsa appetibilità del prodotto in sé, senza intraprendere una caccia alle streghe. Il deterrente principale crede vada ricercato nel prezzo. Disponibile a partire da circa 33.000 euro, la 500 EV è ben più cara di esemplari rivali. La Dacia Spring costa circa 21.000 euro, la Citroen e-C3 (svelata negli scorsi mesi) 23.000, e la futura Panda a batteria dovrebbe aggirarsi su valori simili. In confronto, la 500e ha un prezzo da SUV compatto “amico dell’ambiente”, mica da utilitaria. Di conseguenza, ne paga dazio in maniera considerevole.

Il responso riservato alla 600e e alla 500 Abarth confermerebbero la tesi di Sileo. Nel 2023 sono state rispettivamente registrate 368 e 185 targhe, di cui la prevalenza auto-immatricolate dalle concessionarie. In definitiva, la nota dolente esulerebbe dai sussidi stanziati dall’esecutivo.

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