Priorità significativa per Stellantis: mentre il presidente John Elkann prosegue i colloqui per individuare il CEO, bisogna capire quanti dei 14 marchi abbiano un futuro sostenibile, riporta la Reuters. Sostenibile sotto il profilo economico. Tutelando gli occupati. Il portafoglio tentacolare dell’azienda euroamericana riflette le sue origini in una fusione del 2021 tra Fiat Chrysler e il proprietario di Peugeot PSA. Fra le ipotesi, qualche unione di brand che si sovrappongono. Per evitare cannibalizzazioni fra aziende che vanno a caccia di tipologie di clienti analoghe.
La netta divisione
I marchi non perdenti sono sono Jeep, Ram e Peugeot. Sebbene il primo debba tornare gallina dalle uova d’oro in USA. Quelli che preoccupano risultano essere DS, Lancia e Alfa Romeo, oltre a Maserati. Peugeot – il più venduto – ha avuto una quota di mercato di appena il 4,9% lo scorso anno, ovvero l’ottava posizione in assoluto. È un problema anche di appeal, di notorietà presso i consumatori. Tornando alla premessa, il futuro CEO – dice la Reuters – dovrà anzitutto avere idee chiare su cosa fare dei 14 marchi. Più la cinese Leapmotor, che è un po’ il brand numero 15 della costellazione: magari, senza dazi UE anti elettriche Made in China, avrebbe potuto essere più redditizio.
Tavares e il richiamo a Darwin
L’ex CEO Carlos Tavares diceva spesso che le Case automobilistiche tradizionali si trovano di fronte a un’era darwiniana in cui i più deboli avrebbero fallito, pur insistendo sul fatto che tutti i marchi Stellantis avevano un futuro. Una spietata selezione naturale in cui il più forte sopravvive. Quando il portoghese è andato via a dicembre 2024, Elkann si è mosso rapidamente per ricostruire la fiducia degli investitori, danneggiata dal crollo delle vendite e dei margini di profitto nel mercato statunitense, tradizionalmente il più redditizio, con i marchi Jeep, Ram, Chrysler e Dodge.
Fabio Caldato di Acomea SGR, che possiede azioni Stellantis: il nuovo CEO deve “essere pronto a prendere decisioni forti. Se non sto pensando con il cuore, ma come investitore, vedrei come molto positivo che” il capo futuro del Gruppo “sia determinato a rivedere il portafoglio marchi”. Quelli considerati dagli analisti vulnerabili a un rimpasto includono Alfa Romeo, DS e Lancia. Dodge e Chrysler sono considerate sopravvissute nonostante una performance non proprio stellare, in quanto hanno un riconoscimento da parte dei conducenti statunitensi e sono attraenti per specifici segmenti di mercato.
No alle decisioni col cuore
Interessante il riferimento al cuore: se si seguisse la passione, tutti i marchi italiani sopravvivrebbero. Perché hanno inventato auto che altrove neppure osano immaginare. Con una superiorità schiacciante lato design, motori, prestazioni. Il patrimonio è stato bruciato in gran parte e occorre rivalutare il tutto col portafoglio, proteggendo i livelli occupazionali.
Guai in Europa
In Europa Stellantis, lenta nell’elettrificazione, si trova ad affrontare rigide norme sulle emissioni di carbonio e una maggiore concorrenza cinese. Marco Santino della società di consulenza Oliver Wyman ha detto che i marchi Stellantis come Peugeot e Opel si sovrappongono nel segmento di mercato di massa europeo, mentre sta lottando nel mercato premium. Alfa Romeo, Lancia e DS focalizzate sull’Europa hanno preso ciascuna solo lo 0,3% di quota di mercato nella regione nel 2024, molto al di sotto dei rivali tra cui Audi e BMW. In confronto, Peugeot ha rappresentato un quinto delle vendite globali dell’azienda. Alfa potrebbe diventare un marchio sportivo di nicchia man mano che la base di fan per le sue auto invecchia, ha suggerito Santino.
Stellantis punta a lanciare circa 20 modelli nuovi o aggiornati tra la fine del 2024 e il 2025, principalmente EV e ibridi, tra cui la Citroen C3, che dovrebbe essere l’EV più conveniente di fabbricazione europea. Fiat, il bestseller globale di Stellantis, è popolare nei mercati emergenti come Brasile o Turchia e nel segmento delle city car europee con il modello 500. Potrebbe concentrarsi su modelli convenienti, ha affermato Santino, mentre un altro marchio potrebbe spostarsi per concentrarsi sui veicoli elettrici. “I mercati stanno cambiando rapidamente e in modo meno prevedibile di quanto pensassimo. Forse non ancora, ma entro pochi anni sarà giunto il momento per Stellantis di chiudere alcuni marchi”.
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Dolori in USA
Stellantis è stata quinta nel mercato statunitense per vendite l’anno scorso, con una quota complessiva dell’8,1%, perdendo il quarto posto a favore di Honda dopo che gli aumenti dei prezzi le sono costati clienti, portando allo shock dell’avviso di profitto che ha precipitato l’uscita di Tavares. Jeep si è classificata all’11° posto come marchio singolo, con una quota di mercato appena al di sotto del 4%. Keating ha affermato che l’attenzione dell’azienda ora dovrebbe essere quella di riportare i prezzi in linea con ciò che i clienti sono disposti a pagare, un’opinione espressa anche dai concessionari statunitensi.
Massima fiducia
Comunque, dice Stellantis, ciascuno dei suoi marchi ha in programma nuovi prodotti e che i recenti cambiamenti organizzativi sono mirati a supportarli, sfruttando la profonda storia e le forti identità dei suoi 14 brand. Jeep e Ram sono i best seller della società negli Stati Uniti, mentre Chrysler (ora in gran parte confinata al minivan Pacifica) e Dodge hanno venduto meno di 150.000 unità a testa nel Paese l’anno scorso. La gamma di prodotti Dodge si è ridotta a una muscle car, la Charger, insieme a un crossover sportivo e a un SUV. Jeep ha rappresentato almeno il 15% delle vendite globali di Stellantis nel 2024, e Chrysler e Dodge circa il 3% ciascuna. “Se avessi una bacchetta magica… probabilmente direi che Jeep dovrebbe assorbire Chrysler e Ram dovrebbe assorbire Dodge”, ha affermato Erin Keating della società di ricerca Cox Automotive.