Gennaio 2019: la sinistra Ue – spinta da Germania e Francia – imponeva il bando termico 2035 e le multe nel 2025 a chi vende troppe macchine a benzina e diesel, inquinando. Dicembre 2024: la sinistra Ue conferma il bando termico 2035, ma apre sulla revisione delle multe nel 2025. Perché il cambiamento? Perché la sinistra a Berlino e Parigi sta crollando. Senza gli ecotalebani, la maggioranza instabile di Bruxelles crolla. La spallata decisiva può arrivare con le elezioni. Così che il bando termico 2035 slitti o sia annullato. Creando le condizioni perché le macchine a corrente possano finalmente sfondare grazie alla volontà dei consumatori: è il mercato a decidere, non la tecnocrazia Ue. Come accaduto con lo smartphone.
Secondo la stima Acea (lobby costruttori), le multe potrebbero costare alle Case automobilistiche più di 15 miliardi di euro. Di qui, aggiungiamo, altri tagli, licenziamenti e drammi.
Le prima data chiave
Le elezioni federali tedesche si svolgeranno il 23 febbraio 2025. Lo scorso 6 novembre, la coalizione semaforo al potere a Berlino dal 2021 (socialdemocratici dell’Spd, Verdi e liberali dell’Fdp) è andata giù facendo rumore, lasciando il cancelliere Scholz alla guida di un governo di minoranza. Allucinante aver ridotto una potenza politica ed economica come la Germania in questo modo, solo per divorare posti di potere Ue con la scusa dell’auto elettrica e del tutto verde. I teutonici avevano l’obbligo morale, etico, finanziario di sostenere l’auto elettrica imponendo colonnine veloci ovunque, elettricità a basso costo, energia a prezzi contenuti per l’industria, protezione delle fabbriche e dei lavoratori. L’elettrico è un gioiello da sgrezzare, servono cure immense per la lavorazione. La telefonata di Scholz a Putin dopo averlo “severamente punito” e “tremendamente isolato” facendogli il terribile dispetto di non comprargli il gas, è una mossa da suicidio anche alla luce dei sinistroidi. Unico risultato: costo dell’energia alle stelle, industria auto tedesca ko, assieme a tutta la storia industria pesante germanica.
La seconda data chiave
Nel 2024, Macron paga errori colossali in Europa. Cui ha tentato di porre un argine coi patetici dazi anti elettriche cinesi: personalmente, noi che siamo per davvero pro elettrico non ammettiamo una mossa così anti concorrenziale. La sua coalizione centrista è implosa, litigando, alle elezioni europee e nazionali. Il governo del suo premier Michel Barnier è caduto in un voto di sfiducia. Parigi in mezzo a mille difficoltà economiche e con debiti smisurati, a causa della folle rincorsa al green. Non è così che si fa il bene dell’auto elettrica. Le nuove elezioni parlamentari a luglio 2025. Macron rimarrà presidente fino alla scadenza del suo mandato nel 2027.
Estrema destra che ringhia
Senza aprire bocca, sedendosi sulla riva del fiume, estrema destra di Germania e Francia attendono che i sinistroidi combinino altri guai con l’auto elettrica: disoccupazione, nessun futuro, tagli a fabbriche e stipendi. Se mai le sinistre di Berlino e Parigi crollassero, la Commissione Ue non avrebbe più quei due nastri isolanti che la reggono per miracolo. Pertanto, si avrebbe la terza fase: retromarcia sul bando termico 2035. Cronoprogramma preciso per tutelare l’industria della mobilità a batteria, a iniziare da un ecosistema tipo Tesla Supercharger. Un’esagerazione puntare così in alto? Che ci si decida: o si va in guerra contro la Cina armandosi fino ai denti, o è meglio evitare di farla pagare ai lavoratori.
Cosa accade
Dalla Commissione europea sono giunte conferme sulle notevoli aperture alle richieste dell’industria automobilistica: le multe a carico dei costruttori per lo sforamento dei limiti alle emissioni in vigore nel 2025. Stéphane Séjourné, vice presidente esecutivo con la delega alla Prosperità e alla Strategia industriale: “I target fissati non sono in discussione, ma la questione delle multe deve essere risolta in modo pragmatico per non penalizzare i produttori ai quali viene chiesto di fare molto. Bisogna essere pragmatici: nelle prossime settimane, il presidente von der Leyen avrà un dialogo strategico con i produttori e l’intera filiera auto, compresi i subappaltatori. Sul tavolo ci saranno le difficoltà legate alla transizione: sono pronto a iniziare a lavorare sulla clausola di revisione nel 2025 in modo da essere pronti nel 2026, perché se iniziamo nel 2026, saremo pronti nel 2027. Quindi iniziamo a esaminare i problemi, come farà la presidente”.
Ci vuole un bel trauma
Séjourné anticipa “uno choc di semplificazione importante per le aziende e per tutta la filiera: gli industriali non mettono in discussione gli obiettivi climatici, ma contestano l’eccesso di burocrazia che comportano le transizioni che abbiamo chiesto loro di fare. Quindi, chiedono una maggiore semplificazione amministrativa e normativa ed è quello che daremo loro perché è un bene per le imprese, per l’occupazione, per l’economia”. Insomma un altro trauma. Dopo quello del 2019, ecco il colpo futuro. Di botta in botta, finché i nervi reggono. Resta il mistero: la sinistra governa da secoli in Ue, e ora si accorge che servono regole facili e concrete per l’auto elettrica. I politici cinesi – preparati, assatanati – che leggono queste cose restano basiti per i regali Ue al Dragone.
Dal canto suo, Teresa Ribera, neo vice presidente della Commissione europea con delega alla Competitività e alla Transizione pulita, ha confermato che Bruxelles sta considerando la possibilità di risolvere il problema delle multe che scatteranno nel 2025. “Il grande problema è come sostenere l’industria automobilistica europea in un processo di trasformazione già in corso e in una corsa industriale globale che è stata avviata anni fa. Servono strategie che permettano all’industria automobilistica di uscire da una situazione complicata, che tenga conto dell’ingresso nel mercato di produttori di Paesi terzi, evitando guerre commerciali ma garantendo al contempo la sostenibilità di un settore essenziale non solo dal punto di vista occupazionale, ma anche di quello dell’innovazione”. Se ne riparla dopo le elezioni in Germania. Intanto, resta il secondo mistero: ci si accorge ora che l’industria auto necessita di condizioni adeguate per combattere contro Pechino?
Paralisi alle porte
Con la sinistra al governo, Francia e Germania hanno spinto l’Ue verso decisioni prese con estrema lentezza. Con la sinistra che crolla, l’Ue attuale è spacciata. La Commissione von der Leyen-2 dovrebbe governare senza appoggi decisivi. Sarebbe la paralisi Ue per l’auto elettrica e per altri temi chiave.
Auto elettrica: la Cina divora l’Ue
Sullo sfondo, la questione Cina. A ottobre 2024, il Consiglio dell’Ue ha approvato l’entrata in vigore di dazi aggiuntivi tra il 17% e il 35% sulle elettriche prodotte in Cina ed esportate qui: 10 Paesi hanno votato a favore dei dazi (tra loro Italia, Francia e Polonia), 12 astenuti (inclusi Spagna, Svezia, Austria e Grecia), mentre in 5 hanno votato contro (come Germania, Ungheria e Repubblica Ceca). Il 30 ottobre, Pechino ha fatto la sua contromossa: interrompere nuovi investimenti nei Paesi europei che hanno votato a favore dell’imposizione dei dazi; investire nei Paesi che hanno votato contro. Pertanto, l’Ue non sa combattere la Cina in tema di auto elettriche. E non sa neppure creare accordi di ampio respiro. Nel frattempo, BYD produce in Ungheria e SAIC in Spagna. Made by China è il mantra.