Mercoledì 4 dicembre 2024 resterà una data epocale per Volkswagen: oggi, il conflitto fra Gruppo e sindacato IG Metall s’è fatto ancora più infuocato. Si alza così la temperatura della tensione fra il Ceo Oliver Blume e i rappresentanti dei lavoratori. Il boss della società insiste in tre direzioni, che non sono un’alternativa all’altra, ma da portare avanti in parallelo.
Uno: tagli ai dipendenti. Si parla di 12.000 licenziamenti.
Due: chiusure di fabbriche. Si vocifera almeno tre stabilimenti.
Tre: decurtazione dello stipendio dei “sopravvissuti”. Siamo attorno al -10%. Dopodiché, si daranno sforbiciate a vari bonus ed extra.
Alla base di tutto questo, il crollo della domanda, macchine che escono dai siti produttivi e restano nei piazzali, costo del lavoro esorbitante, costo dell’energia stellare dopo che la Germania ha detto no al gas di Vladimir Putin nell’intento di punirlo e isolarlo.
“Non operiamo in un mondo di fantasia”
Il capo ha utilizzato una metafora, a quanto pare, rivolgendosi ai dipendenti: “La dirigenza non sta operando in un mondo di fantasia”. Servono rapide e dolorose decisioni in un ambiente in rapido cambiamento, con nuovi concorrenti che entrano nel mercato dotati di una forza senza precedenti. Insomma, la Cina provoca il terrore, con la sua ondata di elettriche e di termiche ibride plug-in.
Clima da stadio
Il suo discorso è stato interrotto ripetutamente dai fischi dei lavoratori, in un clima da stadio. In quella grande stanza, un mix di preoccupazione, ostilità, nervosismo, ma anche irritazione, agitazione. Quando si parla di lavoro che si brucia, crescono ansia e inquietudine: anche perché il ricollocamento è difficilissimo.
Circa 20.000 i presenti presso lo stabilimento di Wolfsburg: all’incontro ha partecipato anche il ministro del Lavoro tedesco Hubertus Heil. Le due parti si incontreranno per un quarto round di colloqui il 9 dicembre 2024. I primi tre che frutti hanno dato? Zero. Anzi, pare che la benzina sul fuoco sia aumentata. Alla radice del guaio la fortissima replica dei sindacati: che siano i manager, e non i lavoratori, a pagare. A ognuno le proprie responsabilità, anche in funzione dello stipendio.
Solita e ancora più dura la risposta dei lavoratori: scioperi se le chiusure degli stabilimenti continueranno a far parte delle trattative salariali. Daniela Cavallo, che guida il consiglio del lavoro di VW, ha detto che tutte le parti, compresi la dirigenza e gli azionisti, hanno dovuto fare sacrifici.
Governo tedesco e Ue nel panico: come d’autunno sugli alberi le foglie
A peggiorare il quadro, un governo tedesco di sinistra ultra green debolissimo. Consapevole delle proprie enormi colpe: ha spinto per l’elettrico senza proteggere un prodigio tecnologico come il full electric, e senza creare uno scudo anti Cina. Raccogliendo notevole consenso elettorale e social, Berlino ha influenzato l’Ue, facendo da locomotiva, come sempre. In secondo luogo, il costo dell’energia risulta astronomico per via dell’opposizione a Mosca. Adesso, sia la maggioranza semaforica tedesca sia quella a Bruxelles stanno come d’autunno sugli alberi le foglie. È così che ci prepariamo alla guerra economica automotive contro il Dragone.