L’infernale auto elettrica in Europa ha portato solo disgrazie, e ora il capo di Volkswagen, Oliver Blume, cerca di spiegarsi con una metafora, riportata dalla Reuters: “La torta è sempre più piccola, gli ospiti sempre di più”. Cioè: meno domanda, ma più produttori. Così ecco la crisi dell’auto Ue, con vendite full electric a picco. La concorrenza è più agguerrita, coi cinesi pronti a invadere.
Tagli VW
Il ceo della Volkswagen sta spingendo per tagli senza precedenti nel mercato interno della Casa automobilistica tedesca: il cambiamento era necessario perché il mercato europeo si sta restringendo mentre i rivali aumentano, dice. La fonte è un’intervista al quotidiano domenicale Bild am Sonntag. “Si vendono meno auto in Europa. Allo stesso tempo, nuovi concorrenti dall’Asia stanno prepotentemente spingendo nel mercato”. Grosso modo, offerta del Gruppo VW 2 milioni di unità: domanda 1,5 milioni. Restan fuori fabbriche per 500.000 esemplari annui, che nessuno compra.
Le mosse del Gruppo VW
Per la prima volta in 87 anni di storia, Volkswagen valuta di chiudere stabilimenti in Germania. Addirittura due. O forse uno in terra tedesca più quello Audi a Bruxelles. Non esclude un ricorso a tale misura per rispondere a serie difficoltà economiche. Deve tagliare dieci miliardi di euro di spese entro il 2026. Nel mirino gli stabilimenti di Osnabrück in Bassa Sassonia, e di Dresda in Sassonia. C’è la rottura del patto ormai trentennale con i sindacati: siglato nel 1994, prevede il congelamento dei licenziamenti fino al 2029. Il re dei sindacalisti oppositori, Daniela Cavallo, è pronto a scatenare la guerra anti VW per impedire tagli e chiusure. Da quelle parti, almeno per ora, i sindacati hanno sempre dimostrato carattere, personalità, energia nervosa, orgoglio.
La galassia di marchi Audi, Seat, Cupra, Skoda Auto, Bentley, Lamborghini, Porsche e VW ha proprio nel mirino l’omonima VW: l’azienda di Wolfsburg è la principale fonte di vendite. Ma subirà, nelle intenzioni dei manager, una riduzione dei costi finalizzata alla razionalizzazione delle spese. Per la famigerata la transizione verso l’elettrico. Che sta squassando il Vecchio Continente, mentre alcuni politici green osservano tanto preoccupati da Bruxelles: meditano sul da farsi. In gioco, poltrone, seggiole, potere. Ieri, l’ecologia tirava; adesso, i disoccupati diretti e dell’indotto rappresentano una perdita gigantesca di consenso elettorale. Ci si accorge del disastro fatto e si temono le conseguenze. In parallelo, sotto esame Stellantis, specie per la produzione in Italia.