Il Canada mette Tesla nel mirino, come ritorsione ai dazi di Trump

Dario Marchetti Autore
Ad annunciare la possibile risposta è Chrystia Freeland candidata ad assumere la guida del Partito Liberale canadese
Chrystia Freeland

I canadesi godono di una notevole reputazione, in tema di gentilezza. In alcuni momenti, però, questa caratteristica viene messa a dura prova, come sta accadendo in queste ore, dopo l’annuncio dei dazi emanati a loro danno dall’amministrazione Trump. Le tariffe nei confronti dei prodotti canadesi si attestano al 25% e rendono complicato reggere la guerra commerciale negli Stati Uniti. I canadesi lo sanno e si apprestano quindi a far vedere al potente vicino che la loro gentilezza non deve essere scambiata con la cedevolezza. Ad annunciare questo cambio di atteggiamento è un importante politico canadese.

Chrystia Freeland: occorre colpire chi appoggia Trump

Chrystia Freeland è la candidata ad assumere la guida del Partito Liberale canadese. Si tratta di una figura politica molto importante e ha deciso di spendere la sua autorevolezza incaricandosi di rispondere ai dazi di Donald Trump. Per farlo, ha utilizzato lo spazio offertole da The Canadian Press, rilasciando un’intervista la quale fa capire come le mosse del nuovo POTUS potrebbero rivelarsi un boomerang.

Chrystia Freeland

Secondo la Freeland, la risposta migliore sarebbe rappresentata dall’applicazione di dazi pari al 100% sulle merci importate dagli Stati Uniti. Ma non su tutti, bensì su alcuni prodotti ben precisi. Nel novero, oltre al vino e alla birra, ci sono anche le automobili di un ben preciso costruttore. E, naturalmente, tale casa è Tesla. Una inclusione derivante proprio dal supporto finanziario e operativo del CEO di Tesla a Trump.

Queste le parole usate dalla Freeland a sostegno della sua tesi: “Dobbiamo essere molto mirati, molto chirurgici, molto precisi. Dobbiamo guardare oltre e dire chi sta supportando Trump e come possiamo fargli pagare un prezzo per un attacco tariffario al Canada”.

Tesla potrebbe pagare caro l’appoggio di Musk a Trump

Le auto elettriche che Tesla vende in Canada sono realizzate sia negli Stati Uniti che in Cina. Le tariffe canadesi avrebbero di conseguenza il risultato di aumentarne i prezzi in quel Paese, spingendo di conseguenza gli acquirenti di veicoli elettrici a rivolgersi ad altre case automobilistiche. Più di un osservatore aveva previsto la possibilità di un simile esito, ma Musk forse si era illuso di poter sfarfalleggiare allegramente, senza doversi preoccupare. In fondo i canadesi sono gentili, no?

La stessa Freeland ha deciso di impugnare a sua volta non uno scudo, ma un vero e proprio randello. Tanto da affermare: “Una delle caratteristiche dell’amministrazione Trump è che amano trafficare nell’incertezza. Ci sono molti resoconti su dibattiti interni in corso nell’amministrazione statunitense, quindi usiamoli a nostro vantaggio. E mettiamo alcune carte in tavola e siamo molto chiari sul fatto che se ci colpiscono, noi li colpiremo a nostra volta”.

Non si tratta di una minaccia da poco, per Tesla. Freeland è infatti nota per aver ricoperto il ruolo di ministro delle finanze canadese e si candida per il posto di leader del Partito Liberale attualmente occupato dal Primo Ministro Justin Trudeau. Sul finire dell’anno scorso, ha deciso di dimettersi dal suo incarico ministeriale anche a causa dei disaccordi su come rispondere alle minacce economiche di Trump.

In Canada l’adozione delle auto elettriche è più rapida, rispetto agli Stati Uniti

Il Canada sta procedendo a ritmo più rapido verso l’adozione dei veicoli elettrici rispetto agli Stati Uniti. Nel terzo trimestre del 2024, quasi il 17% delle nuove auto vendute in Canada, erano completamente elettriche, rispetto all’8% registrato negli Stati Uniti a fine anno. Un trend particolarmente evidente nel Quebec, grazie ai forti incentivi a favore di chi acquista EV.

tesla model s

In questo quadro, non stupisce che Tesla sia il marchio di veicoli elettrici più venduto in Canada, con la Model Y e la Model 3 largamente in testa. Se non sono disponibili statistiche più recenti, nel corso del 2023 Tesla ha venduto almeno 60mila esemplari dei due modelli nel Paese. Se si tratta soltanto della decima parte di quanto venduto negli Stati Uniti, si tratta comunque di un mercato importante. Che verrebbe pregiudicato nel caso passasse l’impostazione della Freeland.

Una situazione che sarebbe resa ancora più grave dopo l’annuncio di ritorsioni da parte di molti consumatori, stufi degli interventi a gamba tesa di Musk nella politica globale. Basti vedere, in tal senso, il successo degli adesivi da apporre sulle Tesla in cui si dichiara la contrarietà alle asserzioni dell’uomo più ricco del mondo. O i sondaggi che segnalano l’intenzione da parte di molti di non considerare più Tesla tra le opzioni di acquisto.

A margine del discorso, va anche sottolineato quanto affermato dal CFO di Tesla Vaibhav Taneja, nel corso della teleconferenza sui profitti del quarto trimestre. In quella occasione, ha infatti ricordato: “C’è molta incertezza sui dazi. Negli anni, abbiamo cercato di localizzare la nostra catena di fornitura in ogni mercato, ma siamo ancora molto dipendenti da parti provenienti da tutto il mondo per tutte le nostre attività. Pertanto, l’imposizione di dazi, che è molto probabile, avrà un impatto sulla nostra attività e redditività”. Aggiungendo la beffa al danno.

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