Germania in subbuglio per un’indiscrezione del quotidiano economico Handelsblatt: i membri del consiglio di amministrazione del Gruppo VW vuole una sforbiciata ulteriore. In base all’accordo coi sindacati di dicembre 2024, si punta a 35.000 tagli per il 2030. Ma il Cda dice che non basta. Per dare ossigeno al marchio Volkswagen, urge ridurre ancora. Infatti, col patto fra IG Metall e società, si risparmiano 15 miliardi di euro l’anno. Inoltre, il margine di redditività del 6,5% lo si raggiungerà in tre o quattro anni, e non a fine 2026.
Paura per il futuro: Cina incubo
Quindi, se l’indiscrezione troverà conferma, la famosa maratona negoziale di oltre 70 ore fra vertici Volkswagen e i rappresentanti sindacali, che avevano chiuso la vertenza in corso da quattro mesi, sarà da riprendere. Cosa teme il Cda? Uno: le auto elettriche sono un flop europeo e mondiale, tranne che in Cina. Qui, VW va malissimo, perché i marchi locali fanno sfracelli. La parola andrà al potente sindacato dei metalmeccanici IG Metall, che aveva definito il compromesso raggiunto come il “miracolo di Natale di Hannover”. Zero licenziamenti, ma 35.000 tagli socialmente responsabili. Con importanti investimenti nel futuro. Non ci saranno assunzioni né turnover: i lavoratori avviati alla pensione non verranno rimpiazzati.
Tutto da rifare?
Chissà cosa ne pensa l’amministratore delegato Oliver Blume che aveva detto: “L’azienda ha tracciato una rotta decisiva per il suo futuro in termini di costi, capacità e strutture. Siamo di nuovo in grado di plasmare con successo il nostro destino”. “Siamo riusciti a trovare una soluzione per i dipendenti degli stabilimenti Volkswagen che garantisce posti di lavoro, preserva la produzione nelle fabbriche e allo stesso tempo consente significativi investimenti futuri”, riferiva il negoziatore del sindacato, Thorsten Gröger, parlando di misure di riduzione dei costi “che rispettano le linee rosse” poste dai rappresentanti dei lavoratori.
Che legnata per la sinistra tedesca
Intanto, la sinistra tedesca trema. Le elezioni del 23 febbraio 2025 sono attese come una condanna. Motivo: sono gli ultra eco sinistroidi ad aver voluto l’auto elettrica senza proteggerla, e il Green Deal Ue. Con la disoccupazione automotive alle stelle in Germania, sono dolori. A dicembre 2024, c’era stato il tentativo di far passare l’accordo come un trionfo: il cancelliere Olaf Scholz parlava di patto “socialmente accettabile” che “garantisce al Gruppo e ai dipendenti un futuro positivo”.